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Pene sostitutive e patteggiamento: l’avviso non è dovuto

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una sentenza di patteggiamento. L’imputato lamentava la mancata informazione sulla possibilità di applicare pene sostitutive alla detenzione. La Corte chiarisce che, a differenza del rito ordinario, nel patteggiamento l’applicazione di pene sostitutive deve essere esplicitamente inclusa nell’accordo tra le parti e non è un obbligo informativo del giudice.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Sostitutive e Patteggiamento: l’Avviso del Giudice non è Dovuto

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa chiarezza su un punto cruciale della procedura penale, in particolare riguardo al rapporto tra patteggiamento e l’applicazione delle pene sostitutive. Con la pronuncia in esame, la Suprema Corte ha stabilito che l’obbligo del giudice di informare le parti sulla possibilità di sostituire la pena detentiva non si estende al rito del patteggiamento. Si tratta di una precisazione fondamentale, soprattutto alla luce delle recenti riforme legislative.

I Fatti del Caso

Il caso nasce dal ricorso di un imputato contro una sentenza di patteggiamento emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria. La pena concordata era di tre anni e due mesi di reclusione, oltre a una multa di 20.000 euro, per reati legati agli stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la violazione dell’articolo 545-bis del codice di procedura penale. A suo dire, il giudice avrebbe dovuto avvisarlo della possibilità di sostituire la pena detentiva, inferiore ai quattro anni, con una delle pene sostitutive previste dalla legge.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un’argomentazione netta: il motivo del ricorso non era consentito dalla legge per le sentenze di patteggiamento. La censura sollevata dall’imputato, infatti, riguardava la violazione di una norma che, secondo la Corte, non è applicabile al rito speciale dell’applicazione della pena su richiesta delle parti.

Le Motivazioni: perché le pene sostitutive richiedono un accordo

La Corte ha spiegato in modo dettagliato le ragioni della sua decisione, basandosi su un’interpretazione sia testuale che sistematica delle norme. Il punto centrale è che l’articolo 545-bis, che impone al giudice di dare avviso alle parti sulla possibilità di conversione della pena, è dettato esclusivamente per il giudizio ordinario.

Il patteggiamento, invece, è un procedimento che si fonda su un accordo processuale tra accusa e difesa. Con le modifiche introdotte dal D.Lgs. 150/2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia), le parti hanno ora la facoltà di includere nell’accordo anche l’applicazione di una pena sostitutiva. Questo significa che la scelta di accedere a una sanzione alternativa al carcere è rimessa alla volontà negoziale delle parti.

Di conseguenza, il giudice del patteggiamento ha un ruolo diverso da quello del giudice del dibattimento. Egli non può disporre d’ufficio la sostituzione della pena. La sua funzione è quella di ratificare l’accordo raggiunto, verificandone la correttezza, oppure di rigettarlo in toto. Non ha un potere intermedio di modifica o integrazione. Se le parti non hanno concordato l’applicazione di pene sostitutive, il giudice non ha l’obbligo, né il potere, di sollecitare tale scelta.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione consolida un principio fondamentale per chi opera nel diritto penale: nel contesto del patteggiamento, la via per le pene sostitutive passa necessariamente attraverso l’accordo tra le parti. La difesa deve quindi giocare un ruolo proattivo, negoziando non solo la quantità della pena, ma anche la sua tipologia, includendo esplicitamente nell’accordo la richiesta di una misura alternativa alla detenzione.

Questa pronuncia chiarisce che non si può ricorrere in Cassazione lamentando un’omissione del giudice che la legge non gli impone. Per gli imputati e i loro difensori, ciò significa che la strategia processuale deve essere definita con chiarezza fin dall’inizio: se si punta a una pena sostitutiva, questa deve diventare un punto centrale della trattativa con il Pubblico Ministero e parte integrante del patto da sottoporre al giudice.

In un patteggiamento, il giudice è obbligato a informare l’imputato sulla possibilità di convertire la pena detentiva in pene sostitutive?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’art. 545-bis del codice di procedura penale, che prevede tale obbligo di avviso, si applica esclusivamente al giudizio ordinario e non al rito del patteggiamento.

Come si possono ottenere le pene sostitutive in un procedimento di patteggiamento?
Le pene sostitutive possono essere ottenute solo se sono oggetto dell’accordo processuale tra l’imputato e il pubblico ministero. La loro applicazione deve essere esplicitamente inclusa nel ‘patto’ che viene sottoposto al giudice per la ratifica.

Quali sono le conseguenze se un ricorso contro una sentenza di patteggiamento viene dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. Nel caso di specie, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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