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Pene concorrenti: calcolo della liberazione anticipata

La Cassazione ha rigettato il ricorso di un condannato, stabilendo che nel calcolo delle pene concorrenti, la liberazione anticipata si applica solo alla carcerazione sofferta dopo la commissione del reato più recente. Il provvedimento ha confermato la correttezza della formazione di ‘cumuli parziali’ separati per le detrazioni, in linea con l’art. 657, comma 4, c.p.p.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pene Concorrenti: la Cassazione sul Calcolo della Liberazione Anticipata

La corretta determinazione della pena da eseguire è un momento cruciale nell’amministrazione della giustizia penale, specialmente quando si tratta di pene concorrenti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i principi fondamentali che regolano il calcolo delle detrazioni e, in particolare, della liberazione anticipata, in contesti complessi. La decisione sottolinea come i benefici legati a un periodo di detenzione non possano essere ‘trasferiti’ a pene relative a reati commessi successivamente, imponendo un metodo di calcolo rigoroso e separato.

I Fatti di Causa: una Questione di Calcolo

Il caso trae origine dal ricorso di un condannato avverso un’ordinanza della Corte di appello, che aveva confermato un provvedimento di esecuzione di pene concorrenti emesso dalla Procura generale. Il ricorrente lamentava che, nel determinare la pena residua da scontare, fossero stati erroneamente esclusi alcuni periodi di liberazione anticipata già concessi dal Magistrato di sorveglianza.

La questione verteva su due sentenze di condanna per reati gravi, commessi in periodi di tempo distinti:
1. Un primo reato, commesso fino all’aprile 2009.
2. Un secondo reato, in continuazione con il primo, commesso dal maggio 2009 all’aprile 2015.

Il ricorrente sosteneva che tutti i periodi di liberazione anticipata maturati dovessero essere computati nel cumulo totale, senza distinzioni. La Corte territoriale, invece, aveva ritenuto che si potessero computare solo i benefici afferenti alla carcerazione sofferta successivamente alla commissione del secondo reato, giudicato con la sentenza più recente.

Pene Concorrenti e il Principio dell’Art. 657 c.p.p.

Il cuore della questione giuridica risiede nell’interpretazione dell’articolo 657, comma 4, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che la custodia cautelare subita può essere detratta dalla pena solo se si riferisce a un reato commesso prima dell’inizio della custodia stessa. Questo principio si estende, per logica e coerenza sistematica, anche ai benefici che da quella detenzione derivano, come la liberazione anticipata.

In altre parole, non è possibile utilizzare un ‘credito’ di pena (derivante da carcerazione o da liberazione anticipata) maturato in relazione a un determinato reato per ridurre la sanzione relativa a un altro reato commesso in un momento successivo. Applicare un tale ‘credito’ a un fatto futuro significherebbe, di fatto, concedere un’immunità anticipata, contraddicendo la logica del sistema sanzionatorio.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso, ha confermato la correttezza del ragionamento della Corte di appello e del provvedimento della Procura. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato, già espresso in precedenza (cfr. Sez. 1, n. 18757/2022), secondo cui in tema di esecuzione di pene concorrenti per reati commessi in tempi diversi, è necessario procedere alla formazione di ‘cumuli parziali’.

Questo significa che per ogni gruppo di reati e per i relativi periodi di detenzione, le detrazioni (sia per il ‘pre-sofferto’ che per la liberazione anticipata) devono essere calcolate separatamente. Successivamente, i risultati parziali vengono unificati nel cumulo totale, applicando i criteri moderatori previsti dall’art. 78 del codice penale.

Nel caso specifico, la data spartiacque era il 15 aprile 2015, giorno dell’ultimo arresto del condannato e di cessazione della permanenza del secondo reato. Correttamente, quindi, il provvedimento impugnato aveva stabilito che solo i periodi di carcerazione e la relativa liberazione anticipata successivi a tale data potevano essere detratti dalla pena unificata. I benefici maturati in precedenza, relativi alla detenzione per il primo reato, erano già stati correttamente imputati a quella specifica condanna e non potevano essere estesi alla pena per il reato successivo.

Le Conclusioni

La sentenza in esame consolida un’interpretazione rigorosa e sistematica delle norme sull’esecuzione penale. La decisione impedisce un’applicazione illogica dei benefici penitenziari, assicurando che ogni periodo di detenzione e i relativi sconti di pena siano strettamente collegati ai reati per cui sono stati sofferti. Per gli operatori del diritto, questo significa che nella gestione di pene concorrenti complesse, è indispensabile procedere con calcoli analitici e separati (‘cumuli parziali’), identificando con precisione i momenti di commissione dei reati come limite temporale per l’imputazione delle detrazioni.

Come si calcola la liberazione anticipata in caso di pene concorrenti per reati commessi in momenti diversi?
La liberazione anticipata va calcolata separatamente per i diversi periodi di carcerazione. I benefici maturati durante la detenzione per un reato non possono essere applicati alla pena per un reato commesso successivamente a quella stessa detenzione. Si deve quindi procedere con la formazione di ‘cumuli parziali’.

Un periodo di detenzione ‘pre-sofferto’ può essere detratto da una pena per un reato commesso in seguito?
No. La sentenza chiarisce che, ai sensi dell’art. 657, comma 4, c.p.p., i periodi di custodia cautelare e le relative liberazioni anticipate possono essere detratti solo da pene per reati commessi prima dell’inizio della detenzione stessa.

Perché la Corte ha ritenuto corretto il provvedimento che escludeva alcuni periodi di liberazione anticipata?
Perché il provvedimento applicava correttamente il principio secondo cui la detrazione dei benefici, inclusa la liberazione anticipata, doveva essere limitata al solo periodo di carcerazione successivo alla data di commissione dell’ultimo reato per il quale si stava eseguendo la pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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