LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Pena sostitutiva: richiesta necessaria in appello

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato che lamentava la mancata attivazione, da parte della Corte d’Appello, della procedura per l’applicazione di una pena sostitutiva. La Suprema Corte ha stabilito che tale procedura non è automatica e non scatta d’ufficio, ma richiede una specifica e tempestiva manifestazione di volontà da parte della difesa. In assenza di una richiesta esplicita, il giudice non è tenuto a concedere l’avviso previsto dalla legge e la difesa non può dolersene in sede di impugnazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Sostitutiva: La Difesa Deve Attivarsi, lo Chiarisce la Cassazione

Con la recente sentenza n. 21013/2024, la Corte di Cassazione fornisce un chiarimento fondamentale sull’applicazione della pena sostitutiva, uno degli istituti più innovativi della Riforma Cartabia. La decisione sottolinea come l’accesso a queste misure alternative alla detenzione non sia un automatismo, ma richieda un’esplicita iniziativa da parte della difesa. Approfondiamo la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: La Rideterminazione della Pena in Appello

Il caso trae origine da una sentenza della Corte di Appello di Venezia, emessa in sede di rinvio a seguito di un precedente annullamento da parte della Cassazione. La Corte territoriale aveva rideterminato la pena a carico di un imputato in due anni, due mesi e venti giorni di reclusione. Avverso questa decisione, la difesa ha proposto un nuovo ricorso per cassazione.

Il Motivo del Ricorso: La Mancata Applicazione della Procedura per la Pena Sostitutiva

Il nucleo del ricorso si concentrava sulla violazione dell’articolo 545-bis del codice di procedura penale. Secondo la tesi difensiva, la Corte d’Appello, dopo aver quantificato la pena, avrebbe dovuto applicare la nuova disciplina che prevede la possibilità per l’imputato di richiedere una pena sostitutiva. In particolare, il ricorrente sosteneva che il giudice avrebbe dovuto fissare un’udienza apposita, successiva alla lettura del dispositivo, per consentire la formulazione di tale richiesta. La mancata attivazione di questa procedura, secondo l’imputato, costituiva un vizio del procedimento.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettando completamente la tesi difensiva. Il ragionamento dei giudici si basa su un principio consolidato e condiviso dal Collegio: l’attivazione della procedura per le sanzioni sostitutive non è un dovere che il giudice deve adempiere d’ufficio (ex officio). Al contrario, è necessaria una preliminare e chiara ‘manifestazione di volontà’ da parte dell’interessato o del suo difensore.

La Corte ha richiamato precedenti specifici (Sez. II, n. 43848/2023 e Sez. VI, n. 33027/2023) per ribadire che il difensore che non sollecita l’applicazione della pena sostitutiva – né nelle conclusioni finali né con una richiesta formulata subito dopo la lettura della sentenza – non può successivamente lamentarsi in sede di impugnazione per non aver ricevuto l’avviso previsto dal comma 1 dell’art. 545-bis c.p.p.

Nel caso specifico, la difesa dell’imputato non aveva mai avanzato alcuna richiesta in tal senso, neppure attraverso una memoria scritta depositata prima della decisione. L’inerzia della parte ha quindi precluso qualsiasi possibilità di censurare l’operato del giudice d’appello. La Corte ha sottolineato che questo principio vale a maggior ragione in un giudizio di rinvio, dove le questioni da trattare sono già state delineate dalla precedente pronuncia della Cassazione.

Le Conclusioni: Onere della Difesa e Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame ha un’importante valenza pratica per gli operatori del diritto. Essa cristallizza il principio secondo cui la richiesta di una pena sostitutiva costituisce un onere processuale a carico della difesa. Non ci si può attendere un intervento proattivo del giudice. L’avvocato deve quindi agire tempestivamente, manifestando la volontà del proprio assistito di accedere a misure alternative al carcere. Questa manifestazione di volontà deve avvenire nelle sedi opportune, tipicamente durante la discussione finale o immediatamente dopo la lettura del dispositivo di condanna. In assenza di questa iniziativa, la possibilità di beneficiare delle pene sostitutive decade, e il vizio non potrà essere fatto valere nelle successive fasi di impugnazione.

Il giudice è obbligato ad attivare d’ufficio la procedura per l’applicazione di una pena sostitutiva?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’attivazione della procedura non è un dovere del giudice ma richiede una specifica manifestazione di volontà da parte della difesa.

In quale momento processuale la difesa deve richiedere la pena sostitutiva?
La richiesta deve essere formulata tempestivamente, ad esempio nelle conclusioni del dibattimento o con una richiesta specifica subito dopo la lettura del dispositivo di sentenza.

È possibile lamentare in Cassazione la mancata applicazione di una pena sostitutiva se non è stata richiesta in appello?
No. Se la difesa non ha sollecitato l’esercizio del potere di sostituzione della pena da parte del giudice di merito, non può dolersi in sede di impugnazione del fatto che non gli sia stato dato l’avviso previsto dall’art. 545-bis c.p.p.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati