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Pena concordata in appello: no ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 47638/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una pena concordata in appello. Secondo la Corte, l’accordo tra le parti sulla sanzione, una volta accolto dal giudice, non può essere impugnato per vizi di motivazione, poiché la rinuncia ai motivi di appello preclude ulteriori censure sull’entità della pena.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Concordata in Appello: Impossibile Impugnarla in Cassazione

L’istituto della pena concordata in appello, previsto dall’art. 599 bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che consente alle parti di trovare un accordo sulla definizione del processo nel secondo grado di giudizio. Ma cosa accade se, dopo aver raggiunto tale accordo, l’imputato decide di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando proprio l’entità della pena concordata? Con la sentenza n. 47638 del 2024, la Suprema Corte ribadisce un principio fondamentale: il patto processuale, una volta siglato e recepito dal giudice, non può essere unilateralmente sconfessato.

I Fatti del Caso

Nel caso di specie, un imputato aveva presentato ricorso dinanzi alla Corte di appello. In quella sede, la difesa e la pubblica accusa raggiungevano un accordo per una pena concordata in appello. L’intesa prevedeva la rinuncia a tre dei motivi di appello originariamente proposti, concentrando la richiesta sull’accoglimento di due motivi residui relativi alla concessione delle attenuanti generiche e alla conseguente rideterminazione della pena. La Corte di appello accoglieva la richiesta congiunta, riformando la pena come concordato e confermando nel resto la sentenza di primo grado.

Sorprendentemente, l’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione avverso tale decisione, deducendo vizi di motivazione proprio in ordine all’entità della pena inflitta, sostenendo che gli elementi della condotta avrebbero potuto giustificare una sanzione più mite.

La Disciplina della Pena Concordata in Appello

L’articolo 599 bis del codice di procedura penale stabilisce che le parti possono ‘concordare sull’accoglimento, in tutto o in parte, dei motivi di appello, con rinuncia agli altri eventuali motivi’. Se l’accordo comporta una nuova determinazione della pena, le parti devono indicare al giudice anche la sanzione sulla quale sono d’accordo. Questo meccanismo si fonda su una logica negoziale: l’imputato rinuncia a contestare alcuni aspetti della sentenza in cambio di un trattamento sanzionatorio certo e, presumibilmente, più favorevole.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fondando la sua decisione su argomentazioni tanto procedurali quanto sostanziali, che rafforzano la natura vincolante dell’accordo processuale.

In primo luogo, il ricorso è stato ritenuto generico, poiché si limitava a un rinvio a motivi non meglio specificati, senza indicare in modo chiaro e decisivo le questioni da sottoporre al vaglio di legittimità. Tuttavia, il punto cruciale della decisione risiede altrove.

La Corte ha evidenziato che la pena era stata oggetto di un concordato tra le parti, regolarmente accolto dal giudice di secondo grado. In un simile scenario, non vi è spazio per una doglianza sulla motivazione relativa all’entità della pena. L’accordo stesso funge da ‘motivazione’, in quanto frutto della libera volontà delle parti. L’effetto devolutivo dell’appello viene limitato dalle parti stesse ai soli motivi non oggetto di rinuncia. Di conseguenza, il giudice che accoglie la richiesta non è tenuto a motivare ulteriormente sulla congruità di una pena che le parti stesse hanno definito equa.

Richiamando un importante precedente delle Sezioni Unite (sent. n. 19415/2023), la Cassazione ha ribadito che la cognizione del giudice, in caso di concordato, è circoscritta. Il principio che governa la materia è quello del pacta sunt servanda (i patti devono essere osservati), traslato nell’ambito processuale. L’accordo non può essere ‘unilateralmente abbandonato attraverso la riproposizione, con il ricorso per cassazione, di questioni che con lo stesso concordato siano state rinunciate’.

La Corte ha, infine, operato una distinzione fondamentale: un conto è impugnare una sentenza per omessa declaratoria di una causa di estinzione del reato (come la prescrizione) maturata prima della pronuncia, questione che sfugge alla disponibilità delle parti; un altro è contestare l’esito di un patto liberamente sottoscritto, come l’entità della pena.

Le Conclusioni

La sentenza in esame consolida un orientamento ormai granitico: la pena concordata in appello costituisce un patto processuale vincolante che, una volta recepito dal giudice, non è suscettibile di essere rimesso in discussione in sede di legittimità per motivi attinenti al merito della pena stessa. L’imputato che sceglie la via del concordato accetta consapevolmente di barattare la rinuncia a determinate contestazioni con la certezza di una pena predeterminata. Permettere un ripensamento in Cassazione svuoterebbe di significato l’istituto, trasformandolo in una mera tattica dilatoria. La decisione riafferma la serietà degli accordi processuali e la responsabilità delle parti nelle scelte difensive.

È possibile impugnare in Cassazione una pena che è stata concordata tra le parti in appello?
No, la Corte di Cassazione stabilisce che il ricorso è inammissibile. L’accordo sull’entità della pena, una volta accolto dal giudice d’appello, non può essere unilateralmente messo in discussione dall’imputato in un successivo grado di giudizio.

Perché il ricorso contro una pena concordata in appello viene dichiarato inammissibile?
Perché l’accordo processuale si basa sul principio ‘pacta sunt servanda’ (i patti devono essere osservati). La cognizione del giudice viene limitata dalle parti ai soli punti non oggetto di rinuncia. Contestare l’entità della pena concordata contraddice l’accordo stesso e la volontà espressa dalle parti.

Se un imputato rinuncia ad alcuni motivi di appello per ottenere una pena concordata, può poi riproporli in Cassazione?
No, la rinuncia ai motivi di appello è definitiva nell’ambito di quell’accordo. Le questioni che sono state oggetto di rinuncia escono dall’ambito di valutazione del giudice e non possono essere riproposte con il ricorso per cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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