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Pena concordata in appello: limiti al ricorso

Un imputato ricorre in Cassazione lamentando la mancata concessione di attenuanti generiche in una sentenza che applicava una pena concordata in appello. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, stabilendo che l’accordo tra le parti sulla pena preclude al giudice la possibilità di valutare d’ufficio questioni rinunciate, come le attenuanti non incluse nell’accordo stesso.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Concordata in Appello: l’Accordo Preclude le Attenuanti d’Ufficio

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna a fare chiarezza su un istituto processuale di grande rilevanza pratica: la pena concordata in appello. La decisione sottolinea come l’accordo tra le parti sulla sanzione limiti fortemente i poteri del giudice e la possibilità di successivi ricorsi, specialmente se riguardano aspetti implicitamente rinunciati con l’accordo stesso. Analizziamo la vicenda per comprendere la portata di questo principio.

I Fatti Processuali: Dal Rinvio all’Accordo in Appello

La vicenda processuale trae origine da una precedente sentenza della Cassazione che aveva annullato con rinvio una decisione della Corte di Appello. L’annullamento era limitato alla sola determinazione della pena (quoad poenam), in quanto era stata modificata la qualificazione giuridica del reato contestato all’imputato.

La Corte di Appello, in sede di rinvio, non ha celebrato un nuovo giudizio nel merito, ma ha accolto una richiesta congiunta delle parti per definire il processo tramite una pena concordata, ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. In pratica, accusa e difesa si sono accordate sulla sanzione da applicare, e il giudice ha ratificato tale accordo, riformando la sentenza di primo grado limitatamente alla pena.

Il Ricorso in Cassazione: La Doglianza sulle Attenuanti

Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato ha deciso di presentare un nuovo ricorso in Cassazione. Il motivo del ricorso era molto specifico: si lamentava che la Corte di Appello, nel ratificare l’accordo, non avesse concesso d’ufficio le circostanze attenuanti generiche previste dall’art. 62-bis del codice penale. Secondo la difesa, si trattava di una violazione di legge e di un vizio di motivazione.

La Decisione della Corte sulla Pena Concordata in Appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sulla natura stessa della pena concordata in appello. Questo istituto processuale si basa sulla volontà delle parti, che dispongono dei propri interessi rinunciando a determinati motivi di impugnazione in cambio di un accordo sulla pena. La cognizione del giudice di appello viene così limitata ai soli motivi non rinunciati e a quelli sui quali non è stato raggiunto l’accordo.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha spiegato che la rinuncia ai motivi e il concordato sulla pena creano una preclusione processuale. Questo significa che il giudice non può più prendere in esame questioni che devono considerarsi implicitamente superate dall’accordo, anche se astrattamente rilevabili d’ufficio. Nel caso specifico, le parti avevano concordato una determinata sanzione senza fare alcun cenno alla possibile applicazione delle attenuanti generiche. Questo silenzio è stato interpretato come una rinuncia a far valere tale questione.

Di conseguenza, la Corte di Appello non solo non doveva, ma non poteva riconoscere d’ufficio le attenuanti, perché ciò avrebbe significato violare i termini dell’accordo raggiunto dalle parti. L’accordo sulla pena, se non presenta profili di illegalità, vincola il giudice. L’effetto preclusivo dell’accordo si estende anche al successivo giudizio di legittimità: è inammissibile un ricorso per cassazione che sollevi questioni alle quali l’interessato ha rinunciato per ottenere l’accordo sulla pena.

Conclusioni

La decisione riafferma un principio fondamentale: la scelta di accedere alla pena concordata in appello è un atto dispositivo che comporta conseguenze definitive. Le parti, nel bilanciare i propri interessi, accettano di limitare il campo del contendere in cambio di una definizione più rapida e certa del trattamento sanzionatorio. Qualsiasi questione non inserita nell’accordo, come la concessione di attenuanti, si intende rinunciata. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di ponderare attentamente tutti gli elementi prima di sottoscrivere un accordo di questo tipo, poiché le porte per successive impugnazioni su aspetti non concordati si chiudono ermeticamente.

È possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza che applica una pena concordata in appello?
No, il ricorso per cassazione è inammissibile se solleva questioni che sono state oggetto di rinuncia implicita o esplicita in funzione dell’accordo sulla pena, a meno che non si deducano profili di illegalità della pena stessa.

Se le parti concordano la pena in appello, il giudice può concedere d’ufficio le attenuanti generiche?
No. Secondo la Corte, l’accordo sulla pena preclude al giudice di prendere cognizione di quanto non è stato oggetto dell’accordo stesso. Se le attenuanti non sono state menzionate nel patto tra le parti, il giudice non può riconoscerle d’ufficio.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, determinata nel caso di specie in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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