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Pena concordata: il ricorso in Cassazione è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7601/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver accettato una pena concordata in appello con rinuncia ad altri motivi, ha tentato di impugnare la sentenza. La Corte ha ribadito che l’accordo ha un effetto preclusivo che si estende anche al giudizio di legittimità, equiparando la scelta a una vera e propria rinuncia all’impugnazione. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena concordata in Appello: Perché il Ricorso in Cassazione diventa Inammissibile?

L’istituto della pena concordata in appello, previsto dall’art. 599 bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo fondamentale nel nostro sistema giudiziario. Esso permette alle parti di accordarsi sulla pena da applicare, in cambio della rinuncia a determinati motivi di impugnazione. Ma cosa accade se, nonostante l’accordo, l’imputato decide di presentare comunque ricorso in Cassazione? Una recente ordinanza della Suprema Corte fa luce sulla questione, stabilendo un principio netto: il ricorso è inammissibile. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso: Dall’Accordo in Appello al Ricorso in Cassazione

Nel caso in esame, l’imputato aveva presentato appello contro una sentenza di condanna. In sede di giudizio di secondo grado, la sua difesa aveva raggiunto un accordo con la Procura Generale per una rideterminazione della pena, accettando in cambio di rinunciare agli altri motivi di gravame. La Corte d’Appello, accogliendo la richiesta, aveva ridotto la pena nella misura concordata.

Nonostante l’accordo fosse stato perfezionato e la sentenza emessa in conformità, la difesa decideva di presentare un ulteriore ricorso alla Corte di Cassazione. Il motivo addotto, seppur in termini generici, riguardava un presunto vizio di motivazione legato al riconoscimento della recidiva, una delle questioni a cui si era implicitamente rinunciato con l’accordo.

La Decisione della Cassazione e l’Importanza della Pena concordata

La Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere il tentativo di impugnazione, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa della natura e degli effetti dell’accordo sulla pena. Secondo gli Ermellini, la scelta di accedere alla pena concordata non è un atto di poco conto, ma una manifestazione del potere dispositivo della parte, con conseguenze definitive sull’intero svolgimento del processo.

Quando l’imputato accetta una riduzione di pena e rinuncia ad altri motivi, compie una scelta strategica che preclude ogni successivo ripensamento. Il potere dispositivo riconosciuto dall’art. 599 bis c.p.p. non solo vincola il giudice di secondo grado, ma si estende a tutto l’iter processuale, compreso il giudizio di legittimità. Di fatto, l’accordo sulla pena equivale a una rinuncia all’impugnazione per i motivi non dedotti.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione richiamando un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. I giudici hanno sottolineato che l’accordo sulla pena ha un ‘effetto preclusivo’ che si proietta sull’intero processo. Permettere all’imputato di rimettere in discussione punti sui quali aveva già rinunciato in cambio di un beneficio (la riduzione di pena) svuoterebbe di significato l’istituto stesso del concordato in appello. L’inammissibilità, in casi come questo, viene dichiarata con una procedura semplificata e non partecipata, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis c.p.p., a sottolineare la palese infondatezza del ricorso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

La pronuncia in esame offre un importante monito per gli avvocati e i loro assistiti. La scelta di accedere a una pena concordata deve essere ponderata con estrema attenzione, poiché le sue conseguenze sono definitive. Una volta siglato l’accordo, non è più possibile impugnare la sentenza per i motivi oggetto di rinuncia. Tentare di farlo espone non solo a una sicura dichiarazione di inammissibilità, ma anche a conseguenze economiche negative: ai sensi dell’art. 616 c.p.p., il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro. La strategia processuale deve quindi tenere conto del fatto che la via del concordato chiude definitivamente le porte a ulteriori gradi di giudizio sulle questioni concordate.

È possibile presentare ricorso in Cassazione dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello?
No, la Cassazione ha stabilito che se l’accordo sulla pena (pena concordata ex art. 599 bis c.p.p.) comporta la rinuncia a specifici motivi di gravame, il ricorso in Cassazione basato su tali motivi è inammissibile.

Qual è l’effetto della rinuncia ai motivi di appello in cambio di una pena concordata?
La rinuncia ha un ‘effetto preclusivo’ che si estende a tutto il procedimento, compreso il giudizio di legittimità davanti alla Corte di Cassazione. Impedisce di sollevare nuovamente le questioni a cui si è rinunciato.

Cosa succede se si presenta ugualmente un ricorso dichiarato inammissibile?
Come stabilito dall’art. 616 c.p.p., la parte che ha presentato il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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