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Peculato infermiere: furto materiale sanitario è reato

Un infermiere è stato condannato per peculato dopo aver sottratto materiale sanitario dall’ospedale per assistere gratuitamente il proprio padre e un altro paziente. La sua difesa, basata sulla mancanza di danno e sul basso valore dei beni, è stata respinta. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per peculato infermiere, sottolineando che la natura continua e abituale della sottrazione rende il fatto penalmente rilevante, a prescindere dalle buone intenzioni.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Peculato Infermiere: Rubare Materiale Sanitario è Sempre Reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14691 del 2024, ha affrontato un caso di peculato infermiere, stabilendo principi chiari sulla sottrazione di materiale sanitario da parte di un operatore. La decisione chiarisce che l’appropriazione di beni pubblici, anche se di valore modesto e destinati a scopi apparentemente lodevoli, costituisce reato. Questo articolo analizza la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: L’Appropriazione di Materiale Sanitario

Un infermiere, in servizio presso una struttura sanitaria pubblica, veniva accusato e condannato in primo e secondo grado per il reato di peculato, previsto dall’art. 314 del codice penale. L’accusa era di essersi appropriato nel tempo di materiale sanitario di vario genere (siringhe, cateteri, deflussori per flebo) sottraendolo dall’ospedale.

L’infermiere utilizzava tale materiale per fornire assistenza domiciliare gratuita al proprio anziano genitore e a un altro paziente, sostituendosi di fatto alle funzioni che avrebbe dovuto svolgere l’ente sanitario territoriale.

La Difesa dell’Imputato: Carenza di Offensività e Reato Impossibile

L’infermiere ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che la sua condotta fosse priva di “offensività”, ovvero che non avesse arrecato un danno concreto tale da giustificare una condanna penale. La sua tesi si basava su due argomenti principali:

1. Esiguità del valore economico: I beni sottratti avevano un valore economico talmente basso da essere irrilevante.
2. Assenza di danno: L’utilizzo del materiale per cure gratuite avrebbe generato un risparmio per l’ente sanitario, controbilanciando il valore dei beni sottratti.

In sostanza, la difesa mirava a dimostrare l’impossibilità del reato per inidoneità dell’azione a ledere il bene giuridico protetto, cioè il patrimonio e il buon andamento della Pubblica Amministrazione.

La Decisione della Cassazione sul Peculato dell’Infermiere

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la condanna per peculato. I giudici hanno smontato la tesi difensiva, ribadendo la piena sussistenza del reato e la rilevanza penale della condotta.

Le Motivazioni: Perché la Condotta è Penalmente Rilevante

La Corte ha fondato la sua decisione su argomentazioni logiche e giuridiche precise. In primo luogo, ha affermato che i beni sottratti possedevano un intrinseco rilievo economico e che l’appropriazione era rilevante sotto il profilo del buon andamento e dell’imparzialità della pubblica amministrazione. L’assistenza sanitaria garantita dal servizio pubblico non può essere affidata alle scelte discrezionali e arbitrarie dei singoli privati, anche se dipendenti della stessa amministrazione.

Un punto cruciale della motivazione riguarda il rapporto tra l’irrilevanza penale e la causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto” (art. 131-bis c.p.). La Corte ha osservato che l’introduzione di questa norma ha ristretto l’area dei fatti considerabili penalmente irrilevanti a casi di “estrema esiguità”, che non ricorrevano nella fattispecie.

Il fattore decisivo, tuttavia, è stato l’abitualità della condotta. L’imputato stesso aveva ammesso che i beni rinvenuti durante la perquisizione erano solo “le rimanenze delle scorte” prelevate costantemente nel corso degli anni. Questo comportamento abituale non solo impedisce per legge l’applicazione della causa di non punibilità per tenuità del fatto, ma dimostra in modo inequivocabile la lesività e la gravità della condotta, rendendo impossibile considerarla priva di offensività.

Le Conclusioni: Nessuna Giustificazione per l’Appropriazione

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: l’appropriazione di beni pubblici da parte di un incaricato di pubblico servizio integra il reato di peculato, e le finalità personali, anche se non lucrative o apparentemente meritevoli, non possono giustificare la condotta. Il caso del peculato infermiere dimostra che la continuità e la sistematicità della sottrazione sono elementi che aggravano la valutazione del fatto, escludendo qualsiasi possibilità di derubricarlo a un illecito minore o a un fatto penalmente irrilevante.

Sottrarre materiale sanitario di basso valore dall’ospedale per curare gratuitamente dei pazienti è reato?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che si tratta del reato di peculato. Anche se il valore del singolo bene è esiguo, l’appropriazione di beni pubblici da parte di un incaricato di pubblico servizio è penalmente rilevante, specialmente se la condotta è abituale.

Se l’azione dell’infermiere ha generato un risparmio per il servizio sanitario, questo esclude il reato?
No. Secondo la sentenza, il presunto risparmio non esclude il reato perché l’assistenza medica pubblica non può essere rimessa alle scelte discrezionali dei privati. L’azione lede comunque il buon andamento e l’imparzialità della pubblica amministrazione.

Perché non è stata applicata la causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto” (art. 131-bis c.p.)?
Risposta: La Corte ha evidenziato che l’infermiere aveva prelevato materiale in modo costante nel corso degli anni. Questo comportamento “abituale” è una delle condizioni che, per legge, impedisce l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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