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Peculato dipendente postale: la Cassazione conferma

Un dipendente di una società di servizi postali, condannato per essersi appropriato di somme incassate per spedizioni in contrassegno, ha presentato ricorso in Cassazione chiedendo la riqualificazione del reato in appropriazione indebita. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando la condanna per peculato dipendente postale. È stato ribadito che il servizio postale universale ha natura pubblicistica e che le mansioni del dipendente, implicando la gestione e registrazione del denaro, lo qualificano come incaricato di pubblico servizio, rendendo così applicabile il reato di peculato.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Peculato Dipendente Postale: Quando l’Appropriazione è Reato contro la P.A.

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 35366/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza pratica: la qualificazione giuridica dell’appropriazione di denaro da parte di un impiegato di una società di servizi postali. Il caso esaminato chiarisce perché tale condotta integri il più grave reato di peculato dipendente postale e non la più lieve fattispecie di appropriazione indebita, fondando la sua decisione sulla natura pubblicistica del servizio postale e sul ruolo ricoperto dal lavoratore.

I Fatti: L’Appropriazione del Denaro dei Pacchi in Contrassegno

Il caso ha origine dalla condotta di un dipendente addetto alle lavorazioni interne di una nota società che gestisce il servizio postale. L’impiegato aveva il compito di contabilizzare gli importi riscossi dai portalettere per la consegna di pacchi in contrassegno. Anziché versare le somme dovute ai mittenti, si appropriava del denaro, falsificando il registro per far risultare che le consegne non erano andate a buon fine. L’ammanco accertato ammontava a 3.500 euro.

Condannato in primo e secondo grado per il reato di peculato previsto dall’art. 314 del codice penale, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che la sua condotta dovesse essere riqualificata come appropriazione indebita.

La Difesa dell’Imputato: Appropriazione Indebita o Peculato?

La difesa si basava su due argomentazioni principali:
1. Natura privatistica del servizio: Secondo il ricorrente, il servizio di gestione dei pagamenti in contrassegno è un’attività di tipo bancario-finanziario, di natura esclusivamente privata, e non un servizio pubblico.
2. Mansioni meramente esecutive: L’imputato sosteneva che i suoi compiti fossero puramente esecutivi, privi di qualsiasi autonomia o discrezionalità, e che quindi non potesse essere qualificato come ‘incaricato di pubblico servizio’, presupposto essenziale per il reato di peculato.

La Decisione della Cassazione sul Peculato del Dipendente Postale

La Suprema Corte ha respinto entrambe le argomentazioni, confermando la condanna per peculato. I giudici hanno chiarito in modo definitivo i due punti controversi.

La Natura Pubblicistica del Servizio Postale

La Corte ha ribadito che, nonostante la trasformazione della società da ente pubblico a società per azioni, il servizio postale conserva una connotazione pubblicistica. L’attività di consegna pacchi rientra nel ‘servizio postale universale’, un concetto di derivazione europea che impone agli Stati membri di garantire a tutti i cittadini, a prescindere da reddito e residenza, l’accesso a servizi postali essenziali. Questo servizio è disciplinato da una normativa speciale (D.lgs. 261/1999), è soggetto a regolamentazione pubblica e persegue finalità di interesse generale, come la tutela della libertà e della segretezza delle comunicazioni. Tali elementi lo distinguono nettamente da un’attività puramente commerciale o finanziaria.

Il Ruolo dell’Impiegato come Incaricato di Pubblico Servizio

Contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, la Corte ha ritenuto che le mansioni del dipendente non fossero affatto meramente esecutive. L’attività di registrazione degli incassi in un apposito registro informatico non era un semplice atto materiale, ma un’operazione che completava ‘l’affidamento delle somme all’Ente Poste’. Questo compito implicava profili di autonomia decisionale e discrezionalità operativa, sufficienti per attribuirgli la qualifica di incaricato di pubblico servizio, come peraltro previsto esplicitamente dall’art. 18 del d.lgs. 261/1999 per chiunque lavori nei servizi postali.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla distinzione tra il possesso del denaro e le modalità con cui esso viene sottratto. Il dipendente aveva la disponibilità delle somme incassate ‘per ragione del suo ufficio o servizio’. L’appropriazione è avvenuta proprio in virtù di questa posizione. La falsificazione dei registri non è stata lo strumento per ottenere il denaro (come avverrebbe nella truffa), ma un ‘post factum’, ovvero un’azione successiva compiuta per occultare l’appropriazione già avvenuta. Questa dinamica è tipica del delitto di peculato, dove il soggetto abusa di un possesso che gli è già stato legittimamente conferito in ragione del suo ruolo.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale: i dipendenti delle società postali che, nello svolgimento delle loro mansioni, gestiscono denaro o altri beni per conto dell’azienda, sono considerati incaricati di pubblico servizio. Di conseguenza, l’appropriazione di tali beni non costituisce una semplice appropriazione indebita, ma il più grave delitto di peculato. Questa pronuncia serve da monito e chiarisce il quadro di responsabilità penale per chi opera in un settore strategico e di interesse pubblico come quello postale.

L’attività di consegna pacchi in contrassegno di una società postale privatizzata è considerata un pubblico servizio?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che tale attività rientra nel ‘servizio postale universale’, il quale mantiene una natura pubblicistica per garantire a tutti i cittadini l’accesso ai servizi postali essenziali e per tutelare valori costituzionali come la libertà e la segretezza delle comunicazioni.

Un dipendente postale addetto alla registrazione del denaro può essere qualificato come incaricato di pubblico servizio?
Sì. Secondo la sentenza, mansioni che implicano la gestione, la contabilizzazione e la formalizzazione della presa in carico del denaro non sono meramente esecutive, ma comportano profili di autonomia e discrezionalità. La legge stessa (d.lgs. 261/1999) qualifica il personale dei servizi postali come incaricato di pubblico servizio.

Qual è la differenza tra peculato e truffa in un caso come questo?
Si configura il peculato quando il soggetto ha già la disponibilità del denaro in ragione del suo ufficio e se ne appropria. La truffa, invece, si verifica quando il soggetto si procura il possesso del bene in modo fraudolento, tramite artifici o raggiri. In questo caso, la falsificazione dei registri è stata un atto successivo per nascondere l’appropriazione, non il mezzo per ottenerla.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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