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Peculato del notaio: ritardo non è appropriazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4247/2024, ha chiarito i confini del reato di peculato del notaio. Se l’omesso versamento delle imposte raccolte integra il reato, il semplice ritardo non basta. È necessaria la prova di una reale appropriazione, ovvero che il notaio abbia agito sui fondi come se fossero propri. La Corte ha quindi annullato con rinvio la condanna per i versamenti tardivi, richiedendo ai giudici di merito una valutazione più analitica e non automatica.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Peculato del notaio: il ritardo nel versamento delle imposte non equivale ad appropriazione

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha tracciato una linea netta tra il semplice ritardo e la vera e propria appropriazione nel reato di peculato del notaio. Questa decisione sottolinea che, per una condanna, non è sufficiente il mero superamento del termine per il versamento delle imposte riscosse dai clienti, ma è necessaria la prova di un comportamento che manifesti inequivocabilmente la volontà di impossessarsi del denaro. Analizziamo insieme i dettagli di questo importante provvedimento.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un notaio condannato in Corte di Appello per il reato di peculato. L’accusa era duplice: da un lato, l’omesso versamento di somme ricevute a titolo di imposta di registro; dall’altro, il versamento delle stesse somme con un ritardo superiore ai trenta giorni previsti dalla legge.
Il professionista ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo, tra le altre cose, che il semplice ritardo non potesse essere equiparato a una condotta appropriativa e che la sua volontà non fosse quella di impossessarsi del denaro, ma di gestire una temporanea crisi di liquidità, tanto da aver poi saldato gran parte del dovuto.

L’analisi della Corte di Cassazione sul peculato del notaio

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso, arrivando a conclusioni diverse per le due tipologie di condotta contestate.

La Qualifica di Pubblico Ufficiale del Notaio

In primo luogo, la Corte ha rigettato con forza l’argomento secondo cui il notaio non agirebbe come pubblico ufficiale al momento del pagamento delle imposte. I giudici hanno ribadito che la qualifica di pubblico ufficiale si basa su un criterio oggettivo-funzionale: ciò che conta è l’esercizio di una pubblica funzione. La riscossione e il versamento delle imposte collegate agli atti stipulati sono attività intrinsecamente connesse alla funzione notarile e disciplinate da norme di diritto pubblico. Pertanto, il notaio, quando maneggia tali somme, agisce in qualità di pubblico ufficiale, e il denaro è da lui posseduto ‘per ragione del suo ufficio’.

Peculato del Notaio: La Distinzione tra Ritardo e Appropriazione

Il punto cruciale della sentenza risiede nella distinzione tra le condotte omissive e quelle di ritardato pagamento.
– Per quanto riguarda l’omesso versamento, la Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, poiché l’imputato non aveva contestato la mancanza dei pagamenti, limitandosi a fornire giustificazioni generiche già valutate dai giudici di merito. La responsabilità per tali episodi è stata quindi confermata in via definitiva.
– Sul ritardato pagamento, invece, la Corte ha accolto le doglianze della difesa. I giudici hanno affermato un principio fondamentale: nei reati legati al mancato rispetto di un termine, la responsabilità penale per peculato non scatta automaticamente allo scadere del termine stesso. È necessario dimostrare che si sia verificata una ‘interversione del titolo del possesso’, ovvero che il pubblico ufficiale abbia compiuto un atto di dominio sulla cosa, agendo uti dominus (come se fosse il proprietario).

Le Motivazioni

La Corte ha criticato la sentenza d’appello per la sua motivazione ‘onnicomprensiva e collettiva’, non analitica. I giudici di secondo grado si erano limitati a constatare che il termine per il versamento era ‘abbondantemente scaduto’, senza indagare caso per caso le circostanze specifiche. Secondo la Cassazione, trasformare il peculato in un ‘reato formale’, che si perfeziona con il solo decorso del tempo, è un errore. È indispensabile un’attenta valutazione delle circostanze di fatto per accertare se e quando la condotta del notaio abbia manifestato la volontà di appropriarsi del denaro pubblico. La sottrazione della ‘res’ alla disponibilità dell’ente pubblico deve protrarsi per un lasso di tempo ‘ragionevolmente apprezzabile’ e tale da denotare inequivocabilmente l’atteggiamento appropriativo.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza limitatamente alle condotte di ritardato pagamento, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte di Appello di Venezia. Quest’ultima dovrà riesaminare i fatti applicando il principio secondo cui il ritardo, da solo, non basta a configurare il peculato del notaio. Sarà necessario un accertamento più approfondito per verificare se, e in che limiti, sia stata raggiunta la prova della condotta appropriativa e, di conseguenza, rideterminare la pena complessiva. La condanna per le somme mai versate è invece divenuta irrevocabile.

Quando un notaio commette il reato di peculato?
Un notaio commette il reato di peculato quando si appropria di denaro che possiede in ragione della sua funzione pubblica, come le imposte riscosse dai clienti. Secondo questa sentenza, il reato si configura non solo con l’omesso versamento ma anche con il ritardato pagamento, a condizione che si dimostri un comportamento che manifesti la volontà di trattare quel denaro come proprio.

Il semplice ritardo nel versamento delle imposte da parte del notaio costituisce peculato?
No. La sentenza chiarisce che il mero ritardo nel pagamento oltre il termine legale non è sufficiente per configurare automaticamente il peculato. È necessario che l’accusa provi l’avvenuta ‘interversione del titolo del possesso’, ossia che il notaio abbia agito ‘uti dominus’, compiendo atti di dominio sul denaro come se fosse il proprietario.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato parzialmente la sentenza di condanna?
La Corte ha annullato la condanna limitatamente agli episodi di ritardato pagamento perché la Corte d’Appello aveva motivato la colpevolezza in modo troppo generico, equiparando automaticamente la scadenza del termine al reato. La Cassazione ha richiesto un nuovo giudizio che valuti analiticamente ogni singolo episodio per accertare se la condotta appropriativa sia stata effettivamente provata. La condanna per le somme mai versate è stata invece confermata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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