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Peculato del notaio: prescrizione e confisca del profitto

Un notaio è stato accusato di peculato per aver ritardato il versamento di imposte di registro incassate dai clienti e per aver trattenuto le somme in eccesso. La Corte di Cassazione ha dichiarato il reato estinto per prescrizione, ma ha confermato che la condotta integrava il delitto di peculato. Di conseguenza, ha annullato la condanna ma ha disposto la confisca del profitto illecito, limitatamente alla somma definitivamente appropriata.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Peculato del notaio: Prescrizione sì, ma la confisca del profitto resta

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16893 del 2025, è tornata a pronunciarsi su un tema delicato che coinvolge la responsabilità professionale dei notai: il peculato del notaio. Il caso analizzato riguarda un professionista che, dopo aver incassato dai propri clienti le somme destinate al pagamento delle imposte di registro, ne ritardava il versamento all’Erario, trattenendo per sé le eccedenze. La pronuncia chiarisce un principio fondamentale: l’estinzione del reato per prescrizione non salva dal recupero del profitto illecito.

I Fatti: la gestione delle imposte di registro

Al centro della vicenda vi è un notaio accusato di essersi appropriato di somme di denaro ricevute dai clienti. Tali fondi erano stati versati per far fronte agli oneri fiscali, in particolare l’imposta di registro, legati alla stipula di atti notarili.

Secondo l’accusa, il professionista non solo ometteva di versare tempestivamente le imposte all’Agenzia delle Entrate, provvedendovi solo dopo aver ricevuto gli avvisi di liquidazione, ma tratteneva sistematicamente le somme eccedenti rispetto a quanto effettivamente dovuto, senza restituirle ai clienti.

Il Percorso Giudiziario e i motivi del ricorso

Nei gradi di merito, il notaio era stato condannato per il reato di peculato. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo diversi punti. In primo luogo, si argomentava che un semplice ritardo nel versamento non potesse configurare un’appropriazione indebita, mancando un atto di interversio possessionis, ovvero un’azione che manifestasse in modo inequivocabile la volontà di trattare il denaro altrui come proprio. Inoltre, si contestava la qualificazione del notaio come mero sostituto d’imposta, sottolineando la sua posizione di soggetto obbligato in proprio al pagamento. Infine, si eccepiva l’intervenuta prescrizione anche per i reati residui.

L’analisi della Cassazione sul peculato del notaio

La Suprema Corte, pur accogliendo l’eccezione di prescrizione, ha svolto un’analisi approfondita sulla configurabilità del reato di peculato del notaio. I giudici hanno ribadito che il possesso qualificato, necessario per integrare il delitto, non si limita alla competenza funzionale specifica del pubblico ufficiale, ma include ogni situazione in cui egli, anche solo occasionalmente in ragione del suo ufficio, si trovi a gestire denaro altrui.

Nel caso specifico, il notaio, ricevendo le somme per il pagamento delle imposte, ne acquisisce la disponibilità proprio in virtù della sua funzione pubblica. La Corte ha stabilito che l’appropriazione non consiste nel semplice ritardo, ma nell’insieme di una condotta più complessa: il versamento effettuato solo a seguito di un avviso di liquidazione da parte dell’Agenzia delle Entrate e, soprattutto, la sistematica mancata restituzione ai clienti delle somme versate in eccesso. Questo comportamento, nel suo complesso, integra un’effettiva interversio possessionis, rendendo irrilevante la distinzione tra sostituto o responsabile d’imposta.

Le Motivazioni: Prescrizione e Confisca

Il punto cruciale della sentenza risiede nel rapporto tra prescrizione e confisca. La Corte, ricalcolando i termini, ha dichiarato l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione. Di conseguenza, ha annullato la sentenza di condanna senza rinvio.

Tuttavia, l’accertamento che la condotta del notaio integrasse gli estremi del delitto di peculato ha prodotto una conseguenza patrimoniale ineludibile. In base a un principio consolidato (richiamando la sentenza Lucci delle Sezioni Unite), anche in caso di estinzione del reato per prescrizione, la confisca del profitto è obbligatoria quando sia stata comunque accertata la sussistenza del fatto illecito.

La Corte ha però precisato la portata di tale confisca. Il profitto da confiscare non corrisponde all’intera somma gestita, ma solo alla parte di cui il notaio si è definitivamente appropriato. Poiché gran parte delle somme era stata, seppur tardivamente, versata all’Erario, tale importo non poteva più essere considerato profitto. La confisca è stata quindi confermata, ma ridotta al solo importo delle eccedenze mai restituite ai clienti, quantificato in euro 1.036,00.

Le Conclusioni: Implicazioni della Sentenza

La pronuncia della Cassazione offre un importante insegnamento. L’estinzione del reato per prescrizione, pur eliminando le conseguenze penali per l’imputato come la pena detentiva, non cancella la natura illecita del fatto. Se il reato ha generato un profitto, lo Stato può e deve intervenire per recuperarlo. Per i professionisti che maneggiano denaro per conto di terzi nell’esercizio di una funzione pubblica, questa sentenza rappresenta un monito: anche a distanza di anni, e persino in assenza di una condanna penale definitiva per prescrizione, i vantaggi economici derivanti da una condotta illecita possono essere aggrediti attraverso lo strumento della confisca.

Un notaio che ritarda il versamento delle imposte incassate dai clienti commette peculato?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la condotta del notaio che, avendo ricevuto somme per il pagamento delle imposte, le versa solo dopo l’avviso di liquidazione e trattiene per sé le eccedenze, integra il reato di peculato, realizzando una vera e propria appropriazione (interversio possessionis).

Se il reato di peculato si estingue per prescrizione, è possibile comunque confiscare il profitto illecito?
Sì. La sentenza stabilisce che, anche in caso di declaratoria di estinzione del reato per prescrizione, è possibile disporre la confisca del profitto, a condizione che sia stata accertata la sussistenza del fatto storico che costituisce il reato.

A quanto ammonta il profitto confiscabile in un caso di peculato del notaio con versamento tardivo?
Il profitto soggetto a confisca è limitato esclusivamente alla somma di cui il notaio si è definitivamente appropriato, ovvero la parte di denaro che non è stata né versata all’Erario (seppur tardivamente) né restituita ai legittimi proprietari (i clienti).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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