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Patteggiamento straniero: no appello per l’interprete

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due cittadini stranieri che, dopo aver concordato un patteggiamento, ne chiedevano l’annullamento per la mancata assistenza di un interprete. Secondo la Corte, questa doglianza non rientra tra i motivi tassativi per impugnare una sentenza di patteggiamento straniero. La scelta di questo rito speciale preclude la possibilità di eccepire tale nullità procedurale.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento Straniero: la Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per la difesa degli imputati che non conoscono la lingua italiana: il patteggiamento straniero. La decisione stabilisce che la scelta di questo rito alternativo preclude la possibilità di lamentare, in un secondo momento, la mancata assistenza di un interprete durante il procedimento. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Due cittadini di nazionalità afgana venivano condannati dal Tribunale di Roma a seguito di un accordo di applicazione della pena su richiesta delle parti, comunemente noto come patteggiamento. Successivamente, entrambi gli imputati proponevano ricorso per cassazione, chiedendo l’annullamento della sentenza. Il motivo del ricorso era unico e comune: la violazione dell’articolo 143 del codice di procedura penale. Essi sostenevano di non essere stati assistiti da un interprete di lingua afgana, assistenza ritenuta necessaria data la loro incapacità di comprendere la lingua italiana, e che tale mancanza viziava l’intero procedimento.

La Decisione della Corte sul Patteggiamento Straniero

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili. I giudici hanno chiarito che, a seguito delle riforme legislative, le sentenze di patteggiamento sono impugnabili solo per motivi specifici e tassativamente indicati dalla legge. La doglianza relativa alla mancata nomina dell’interprete, secondo la Corte, non rientra in questo elenco.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa delle norme che regolano l’impugnazione delle sentenze di patteggiamento. La Corte ha richiamato l’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, che limita i motivi di ricorso a questioni quali:

1. La valida espressione del consenso dell’imputato.
2. La correlazione tra la richiesta di patteggiamento e la sentenza emessa.
3. L’erronea qualificazione giuridica del fatto.
4. L’illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

Il vizio denunciato dai ricorrenti, ossia la mancata assistenza di un interprete, non è riconducibile a nessuna di queste categorie. La Corte ha rafforzato il suo ragionamento citando un orientamento giurisprudenziale consolidato, secondo cui l’accesso al rito del patteggiamento preclude all’imputato alloglotta la possibilità di eccepire la nullità derivante dalla mancata traduzione degli atti. In altre parole, la scelta consapevole di definire il processo con un accordo sulla pena implica una rinuncia a far valere determinate nullità procedurali.

Inoltre, la Corte ha sottolineato una circostanza fattuale ‘distonica’: solo tre giorni dopo la sentenza, entrambi i ricorrenti avevano conferito mandato difensivo e procura speciale al loro avvocato tramite un atto redatto in lingua italiana, senza che venisse menzionata la necessità di un interprete.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la scelta del patteggiamento è un atto processuale di grande rilevanza che comporta conseguenze significative, tra cui la limitazione dei motivi di impugnazione. Per l’imputato straniero, ciò significa che la garanzia del diritto all’interprete deve essere fatta valere prima e durante la negoziazione del patteggiamento, poiché la scelta di questo rito speciale preclude, di fatto, la possibilità di sollevare tale questione in una fase successiva. La decisione sottolinea l’importanza per la difesa di assicurare che l’imputato alloglotta comprenda pienamente la natura e gli effetti dell’accordo che sta per concludere.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per la mancata nomina di un interprete?
No, secondo l’ordinanza, questo motivo non rientra tra quelli tassativamente previsti dalla legge (art. 448, co. 2 bis, c.p.p.) per i quali è ammesso il ricorso avverso una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti.

Quali sono i motivi validi per ricorrere in Cassazione contro un patteggiamento?
I motivi ammessi riguardano esclusivamente l’espressione della volontà dell’imputato, il difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, l’erronea qualificazione giuridica del fatto e l’illegalità della pena o della misura di sicurezza.

La scelta del patteggiamento ha conseguenze sui diritti dell’imputato straniero?
Sì, la Corte afferma che l’accesso al patteggiamento preclude all’imputato che non conosce la lingua italiana la possibilità di eccepire in un secondo momento la nullità derivante dalla mancata traduzione di una parte degli atti del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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