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Patteggiamento: motivi di ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione patteggiamento. Il ricorso era stato presentato da un imputato a cui, pur avendola richiesta, non era stata concessa la sospensione condizionale della pena. La Corte ha stabilito che la mancata concessione del beneficio non costituisce un ‘difetto di correlazione tra richiesta e sentenza’, ma un vizio di motivazione, motivo non ammesso per impugnare il patteggiamento secondo l’art. 448 c.p.p.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento: quando è possibile il ricorso in Cassazione?

Il patteggiamento, o applicazione della pena su richiesta delle parti, è un rito che permette di definire il processo penale in modo rapido. Ma cosa succede se la sentenza del giudice non rispecchia pienamente l’accordo? Una recente pronuncia della Corte di Cassazione (sentenza n. 30557/2024) offre un’importante lezione sui limiti del ricorso cassazione patteggiamento, in particolare quando la controversia riguarda la mancata concessione della sospensione condizionale della pena.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Patteggiamento

Il caso riguarda un imputato che, tramite il proprio difensore, aveva concordato con il pubblico ministero una pena per i reati di ricettazione e porto di coltello, da unificare in continuazione con una precedente condanna. La pena finale concordata era di un anno e undici mesi di reclusione e 700 euro di multa. Nell’accordo, la difesa aveva anche richiesto la concessione della sospensione condizionale della pena.

Il Tribunale accoglieva la richiesta di patteggiamento riguardo l’entità della pena, ma ometteva di concedere il beneficio della sospensione condizionale, sia nel dispositivo che nella motivazione.

Il Ricorso per Cassazione: Una Correlazione Mancante?

L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando un vizio di “mancata correlazione tra la richiesta e la sentenza”. Secondo la difesa, la richiesta di patteggiamento era da intendersi “subordinata” alla concessione della sospensione condizionale. Di conseguenza, l’omessa concessione del beneficio avrebbe rotto l’equilibrio dell’accordo, rendendo la sentenza illegittima.

Le Motivazioni del Ricorso Cassazione Patteggiamento: L’analisi della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, svolgendo un’analisi precisa e rigorosa dei motivi che consentono di impugnare una sentenza di patteggiamento. La legge, in particolare l’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, elenca in modo tassativo tali motivi:

1. Errata espressione della volontà dell’imputato.
2. Difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza.
3. Erronea qualificazione giuridica del fatto.
4. Illegalità della pena o della misura di sicurezza.

La Corte ha stabilito che il caso in esame non rientrava in nessuna di queste categorie.

Le Motivazioni della Cassazione: Vizio di Motivazione vs. Difetto di Correlazione

Il punto centrale della decisione è la distinzione tra un vizio di motivazione e un difetto di correlazione. La Corte ha osservato che, dal verbale d’udienza, la richiesta di sospensione condizionale non era stata formulata come una condicio sine qua non (una condizione essenziale) dell’accordo. Era, piuttosto, una semplice richiesta rimessa al potere discrezionale del giudice.

Di conseguenza, il fatto che il giudice non abbia concesso il beneficio non crea un “difetto di correlazione”, perché la pena principale è stata applicata esattamente come concordato. Si tratta, invece, di un “vizio di mancanza della motivazione” sulla specifica richiesta di sospensione. Tuttavia, questo vizio non è tra quelli per cui è ammesso il ricorso contro una sentenza di patteggiamento.

Inoltre, citando una precedente sentenza delle Sezioni Unite (n. 5352/2023), la Corte ha ribadito che la sospensione condizionale non attiene alla “nozione di pena”, ma alla sua esecuzione. Pertanto, la sua mancata concessione non può nemmeno integrare il vizio di “illegalità della pena”.

Le Conclusioni: Quando un’Impugnazione è Inammissibile

La sentenza in esame rafforza un principio fondamentale: l’impugnazione delle sentenze di patteggiamento è un rimedio eccezionale, limitato a vizi specifici e gravi. Non è possibile utilizzare il ricorso cassazione patteggiamento per contestare l’esercizio del potere discrezionale del giudice su aspetti accessori, come la concessione di benefici, a meno che la richiesta non fosse stata esplicitamente e inequivocabilmente formulata come condizione essenziale e vincolante dell’intero accordo. Questa decisione serve come monito sull’importanza di redigere accordi di patteggiamento chiari e precisi, specificando la natura vincolante o meno di ogni singola richiesta.

È possibile fare ricorso in Cassazione se il giudice, in una sentenza di patteggiamento, non concede la sospensione condizionale della pena richiesta?
No. La Cassazione ha chiarito che la mancata concessione della sospensione condizionale non rientra tra i motivi tassativi previsti dalla legge (art. 448, comma 2-bis, c.p.p.) per impugnare una sentenza di patteggiamento, configurandosi come un vizio di motivazione non sindacabile in quella sede.

La richiesta di sospensione condizionale della pena è una condizione vincolante per il giudice nel patteggiamento?
Non automaticamente. Affinché sia vincolante, la richiesta deve essere formulata come una condizione sine qua non dell’accordo tra le parti. Se è presentata come una semplice richiesta, il giudice mantiene il suo potere discrezionale di concederla o meno, e la sua mancata concessione non invalida l’accordo sulla pena.

La mancata concessione della sospensione condizionale rende la pena ‘illegale’?
No. Secondo le Sezioni Unite della Cassazione, la sospensione condizionale è un beneficio che riguarda la fase di esecuzione della pena, non la sua determinazione. Pertanto, la sua mancata concessione non costituisce un’ipotesi di ‘illegalità della pena’ che possa giustificare un ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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