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Patteggiamento in appello: rinuncia e nullità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver concluso un accordo per il patteggiamento in appello, contestava il mancato esame da parte del giudice di questioni di nullità e inutilizzabilità delle prove. La Suprema Corte ribadisce che l’accordo sulla pena implica la rinuncia agli altri motivi di impugnazione, limitando la cognizione del giudice ai soli termini dell’accordo stesso.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento in Appello: La Rinuncia ai Motivi Esclude l’Esame delle Nullità

L’istituto del patteggiamento in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, ma quali sono i suoi esatti confini? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che la scelta di concordare la pena in secondo grado comporta una rinuncia implicita a far valere questioni preliminari, come la nullità o l’inutilizzabilità delle prove. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato per reati di resistenza a pubblico ufficiale, ricettazione e altri, vedeva la sua pena rideterminata in appello a un anno e otto mesi di reclusione e 600 euro di multa. Questa nuova determinazione era il risultato di un accordo tra le parti, ovvero un patteggiamento in appello. Nonostante l’accordo, l’imputato presentava ricorso per cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse commesso un errore.

Le Doglianze dell’Imputato

Secondo la difesa, il giudice di secondo grado avrebbe dovuto, prima di ratificare l’accordo, valutare d’ufficio alcune questioni cruciali. In particolare, si lamentava la presunta illiceità delle prove alla base della condanna, derivante dal dubbio che la data degli atti di polizia giudiziaria fosse stata falsificata. L’imputato sosteneva che la rinuncia ai motivi di appello, necessaria per l’accordo, non potesse estendersi a questioni di nullità e inutilizzabilità, che riguardano la legalità stessa del processo e che il giudice ha il dovere di rilevare in ogni stato e grado.

La Decisione sul Patteggiamento in Appello della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una chiara interpretazione della portata del patteggiamento in appello. I giudici hanno seguito un orientamento consolidato, secondo cui l’accordo tra le parti sulla pena limita in modo significativo l’ambito di cognizione del giudice.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha spiegato che, in virtù dell’effetto devolutivo proprio dell’impugnazione, una volta che l’imputato rinuncia ai motivi di appello per accedere al concordato sulla pena, la cognizione del giudice è circoscritta esclusivamente ai motivi che non sono stati oggetto di rinuncia. Nel caso di specie, la sentenza impugnata dava atto che le parti avevano raggiunto un ‘accordo scritto ex art. 599 bis cpp’, che prevedeva la riduzione della pena ‘previa rinuncia dell’appellante a tutti gli altri motivi di impugnazione’.

Di conseguenza, il giudice d’appello non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento dell’imputato per una delle cause previste dall’art. 129 c.p.p. (come l’evidenza dell’innocenza), né a pronunciarsi su eventuali cause di nullità assoluta o di inutilizzabilità delle prove. L’accordo stesso presuppone l’accettazione del quadro probatorio e processuale esistente. La rinuncia ai motivi di appello è totale e include anche le questioni preliminari che, altrimenti, il giudice avrebbe potuto rilevare d’ufficio.

Le Conclusioni

La decisione riafferma un principio fondamentale: il patteggiamento in appello è un atto dispositivo che implica una scelta strategica da parte della difesa. Accettando un accordo sulla pena, l’imputato ottiene una riduzione della sanzione ma, come contropartita, preclude al giudice la possibilità di esaminare vizi procedurali, anche gravi. Questa pronuncia serve da monito: la valutazione sull’opportunità di un concordato deve tenere conto del fatto che tale scelta comporta l’abbandono di tutte le altre doglianze, cristallizzando la situazione processuale esistente al momento dell’accordo. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.

Quando si sceglie il ‘patteggiamento in appello’, si rinuncia anche a far valere la nullità o l’inutilizzabilità delle prove?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, l’accordo sulla pena in appello, che presuppone la rinuncia ai motivi di impugnazione, preclude al giudice la possibilità di esaminare questioni relative a nullità o inutilizzabilità delle prove, anche se rilevabili d’ufficio.

Il giudice d’appello, in caso di accordo sulla pena, deve comunque verificare la possibile sussistenza di cause di proscioglimento?
No. L’orientamento consolidato, ribadito in questa ordinanza, stabilisce che a seguito della rinuncia ai motivi di appello per il patteggiamento, la cognizione del giudice è limitata ai soli termini dell’accordo e non si estende alla valutazione d’ufficio di cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e, come nel caso di specie, al versamento di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, determinata in via equitativa dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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