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Patteggiamento in appello: quando il ricorso è nullo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso avverso una sentenza di patteggiamento in appello. Il motivo, relativo a un presunto errore nel calcolo della pena, non rientra tra quelli ammessi dalla legge, che sono limitati a vizi della volontà o a difformità della pronuncia rispetto all’accordo. La Corte ha inoltre ritenuto il motivo manifestamente infondato.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento in Appello: I Limiti del Ricorso in Cassazione

Il patteggiamento in appello, introdotto dalla legge n. 103 del 2017, rappresenta uno strumento per definire il processo penale in secondo grado attraverso un accordo tra le parti sulla pena. Tuttavia, una volta raggiunto tale accordo e ratificato dal giudice, le possibilità di impugnazione diventano estremamente limitate. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce quali sono i confini invalicabili del ricorso, dichiarandolo inammissibile se basato su motivi non previsti dalla legge, come un presunto errore nel calcolo della pena.

Il Caso in Esame

Il caso analizzato riguarda un imputato che, dopo aver concordato la pena in appello ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p., ha presentato ricorso per cassazione. Il ricorrente, tramite il suo difensore, lamentava un’erronea applicazione della legge penale con specifico riferimento al calcolo della sanzione finale. In sostanza, pur avendo accettato l’accordo, contestava a posteriori il risultato numerico della pena concordata.

I Limiti al Ricorso dopo il Patteggiamento in Appello

La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di patteggiamento in appello è consentito solo in casi eccezionali e tassativamente indicati. Questi motivi riguardano esclusivamente:

1. Vizi nella formazione della volontà: ad esempio, se il consenso dell’imputato all’accordo è stato estorto con violenza o inganno.
2. Vizi nel consenso del pubblico ministero: qualora il consenso dell’accusa sia viziato.
3. Contenuto difforme: se la sentenza del giudice si discosta da quanto concordato tra le parti.

Qualsiasi altro motivo, specialmente se attinente al merito della decisione come la quantificazione della pena, è escluso. L’accordo, una volta formato correttamente e recepito dal giudice, assume un carattere quasi definitivo che non può essere rimesso in discussione.

La Decisione della Suprema Corte e le sue Motivazioni

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile de plano, ovvero senza neppure la necessità di una discussione in udienza, data la sua manifesta infondatezza. I giudici hanno spiegato che il motivo addotto dal ricorrente – l’erroneo calcolo della pena – non rientra in nessuna delle tre categorie di vizi per cui è ammesso il ricorso. La ratio della norma è quella di garantire stabilità agli accordi processuali, evitando che il patteggiamento diventi uno strumento per poi tentare un’ulteriore impugnazione su questioni già coperte dall’accordo stesso.

Inoltre, la Corte ha osservato che, nel merito, la Corte d’Appello aveva comunque operato correttamente, applicando la doppia diminuzione di pena per le attenuanti concesse (art. 62 bis e 62 n. 6 c.p.), rendendo il motivo non solo inammissibile ma anche manifestamente infondato.

Le Conclusioni

L’ordinanza rafforza la natura tombale del patteggiamento in appello. Chi sceglie questa strada processuale deve essere consapevole che sta rinunciando a quasi ogni futura contestazione sulla pena concordata. La decisione implica che la valutazione sulla congruità della pena deve essere fatta con estrema attenzione prima di prestare il consenso, poiché gli spazi per un ripensamento successivo sono praticamente nulli. La conseguenza diretta per il ricorrente è stata la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende, un deterrente contro ricorsi presentati al di fuori dei limiti previsti dalla legge.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento in appello?
No, il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici e tassativi: vizi nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo, vizi nel consenso del pubblico ministero o se la pronuncia del giudice è difforme dall’accordo raggiunto.

Un errore nel calcolo della pena può essere un motivo valido per ricorrere in Cassazione dopo un patteggiamento in appello?
Secondo questa ordinanza, no. Un motivo relativo al calcolo della pena non rientra tra i casi eccezionali previsti dalla legge per impugnare un accordo di patteggiamento in appello, in quanto coperto dall’accordo stesso.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile in questi casi?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo caso specifico, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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