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Patteggiamento in appello: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19145/2024, ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati da quattordici imputati contro una sentenza di patteggiamento in appello. La Corte ha ribadito che, una volta raggiunto l’accordo sulla pena, il ricorso è precluso per i motivi rinunciati e per la congruità della sanzione, salvo i soli casi di illegalità della pena stessa. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento in Appello: i Limiti dell’Impugnazione secondo la Cassazione

Il patteggiamento in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Ma cosa succede se, dopo aver raggiunto l’accordo, l’imputato decide di impugnare la sentenza davanti alla Corte di Cassazione? Con la recente ordinanza n. 19145 del 2024, la Suprema Corte ha ribadito i confini molto stretti di tale possibilità, dichiarando inammissibili i ricorsi presentati.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla decisione della Corte di Appello di Lecce, che aveva rideterminato le pene per quattordici imputati proprio sulla base di un accordo di patteggiamento in appello. Nonostante l’accordo, i difensori degli imputati hanno proposto ricorso per cassazione, sollevando una serie di doglianze. Tra queste, la mancata valutazione di cause di proscioglimento immediato (ex art. 129 c.p.p.), l’eccessività della pena concordata, la mancata valorizzazione della collaborazione con la giustizia e la violazione di specifiche norme penali sostanziali. In sostanza, i ricorrenti cercavano di rimettere in discussione elementi che erano stati oggetto dell’accordo processuale.

La Decisione della Corte: i Ricorsi sono Inammissibili

La Corte di Cassazione ha respinto tutti i ricorsi, dichiarandoli inammissibili. La decisione si fonda su un principio consolidato in giurisprudenza: il patteggiamento in appello è un negozio processuale che, una volta perfezionato e recepito dal giudice, non può essere modificato unilateralmente. L’accordo tra le parti cristallizza la situazione processuale e preclude la possibilità di contestare successivamente i punti che ne sono stati oggetto.

Le Motivazioni: Il Principio della Preclusione nel Patteggiamento in Appello

La Corte ha chiarito che l’accordo raggiunto ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. comporta un’implicita rinuncia a far valere i motivi di appello oggetto dell’accordo stesso. Di conseguenza, le doglianze relative a tali motivi diventano inammissibili in sede di legittimità.

Citando un proprio precedente (sentenza Mariniello, n. 22002/2019), la Cassazione ha sottolineato che sono inammissibili le censure relative a motivi rinunciati. Allo stesso modo, richiamando un’importante sentenza delle Sezioni Unite (sentenza Gallo, n. 5466/2004), ha ribadito che il ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento non può vertere sulla congruità della pena concordata, ma solo sulla sua eventuale illegalità.

L’illegalità si verifica, ad esempio, quando la pena applicata è di un genere diverso da quello previsto dalla legge o supera i limiti massimi edittali. La semplice percezione che la pena sia ‘troppo alta’, invece, rientra nella valutazione di congruità, valutazione che è preclusa proprio dall’accordo raggiunto tra le parti. L’adesione alla proposta di concordato implica l’accettazione della pena come adeguata, impedendo un ripensamento successivo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame consolida un orientamento fondamentale per la difesa tecnica. La scelta di accedere al patteggiamento in appello è strategica e deve essere ponderata con attenzione. L’imputato e il suo difensore devono essere consapevoli che tale accordo comporta una significativa limitazione del diritto di impugnazione. Si tratta di un bilanciamento tra il vantaggio di una pena certa e potenzialmente più mite e la rinuncia a contestare nel merito le questioni coperte dall’accordo. La sentenza ribadisce che, una volta stretta la mano, non è più possibile tornare indietro, se non per denunciare una palese illegalità che vizi l’accordo alla radice. Per tutti gli altri aspetti, l’accordo processuale ha forza di legge tra le parti.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza di patteggiamento in appello?
Sì, ma solo per motivi molto specifici. Il ricorso è ammissibile unicamente per contestare l’illegalità della pena concordata (ad esempio, se è di specie diversa da quella prevista dalla legge o supera i limiti massimi), ma non per metterne in discussione la congruità o per sollevare questioni coperte dalla rinuncia ai motivi di appello.

Cosa significa che i motivi di ricorso sono ‘preclusi’ dopo un accordo in appello?
Significa che l’adesione all’accordo di patteggiamento comporta una rinuncia implicita a contestare i punti che sono stati oggetto della transazione processuale. Di conseguenza, l’imputato non può più sollevare tali questioni davanti alla Corte di Cassazione, poiché si è già ‘spogliato’ del diritto di farlo accettando il patteggiamento.

Qual è la conseguenza di un ricorso inammissibile contro un patteggiamento in appello?
Quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, non esamina il merito della questione. Inoltre, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver promosso un’impugnazione non consentita dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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