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Patteggiamento in appello: limiti del ricorso

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti del ricorso contro una sentenza emessa a seguito di ‘patteggiamento in appello’. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che contestava la motivazione sulla responsabilità e sulla pena, stabilendo che, una volta accettato il patteggiamento e rinunciato ai motivi d’appello, il giudice non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento. Il ricorso è stato quindi ritenuto manifestamente infondato.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il patteggiamento in appello rappresenta uno strumento processuale che consente alle parti di accordarsi sull’entità della pena nel secondo grado di giudizio. Tuttavia, quali sono i limiti all’impugnazione di una sentenza che ratifica tale accordo? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti cruciali, dichiarando inammissibile un ricorso che contestava proprio una decisione di questo tipo.

I Fatti del Caso

Nel caso in esame, un imputato aveva raggiunto un accordo con la Procura Generale presso la Corte d’Appello per l’applicazione di una pena concordata, in relazione al reato previsto dall’art. 10 del D.Lgs. 74/2000. La Corte d’Appello aveva accolto la richiesta congiunta delle parti, emettendo la relativa sentenza. Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione della sentenza d’appello sia riguardo all’accertamento della sua responsabilità penale, sia in merito al calcolo della pena applicata.

Limiti al Ricorso dopo il Patteggiamento in Appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. La decisione si fonda sulla natura stessa del patteggiamento in appello, reintrodotto dalla Legge n. 103 del 2017. Secondo gli Ermellini, quando le parti raggiungono un accordo sulla pena, si verifica una rinuncia implicita ai motivi di appello originariamente proposti. Questo comporta una significativa limitazione del potere di cognizione del giudice di secondo grado.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha spiegato che, in virtù dell’effetto devolutivo proprio dell’impugnazione, una volta che l’imputato rinuncia ai motivi di appello per accedere al patteggiamento, la cognizione del giudice si restringe drasticamente. Il giudice d’appello, nel ratificare l’accordo, non è tenuto a motivare sul perché non abbia prosciolto l’imputato per una delle cause previste dall’art. 129 c.p.p. (come l’evidenza dell’innocenza). Allo stesso modo, non è tenuto a motivare sull’insussistenza di cause di nullità assoluta, sull’inutilizzabilità delle prove o sulla qualificazione giuridica del fatto. La sua valutazione si concentra sulla congruità della pena concordata e sulla correttezza dell’accordo. Di conseguenza, presentare un ricorso in Cassazione per contestare aspetti sui quali il giudice d’appello non era tenuto a pronunciarsi è un’azione processualmente viziata e destinata all’inammissibilità.

Le Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: la scelta del patteggiamento in appello è una decisione strategica con conseguenze definitive. L’imputato che accetta di concordare la pena rinuncia, di fatto, a contestare nel merito la propria responsabilità e gli altri aspetti della sentenza di primo grado. Il ricorso per Cassazione contro la sentenza che recepisce l’accordo è ammissibile solo per vizi specifici legati alla formazione della volontà o al rispetto dei presupposti legali dell’accordo stesso, ma non per contestare la motivazione su punti ormai preclusi dalla rinuncia ai motivi di appello. La conseguenza di un ricorso inammissibile è, come in questo caso, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Cosa significa ‘patteggiamento in appello’?
È un accordo tra l’imputato e l’accusa, raggiunto nel corso del processo di secondo grado, per determinare l’entità della pena. Con questo accordo, l’imputato rinuncia ai motivi di appello precedentemente presentati.

È possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza che accoglie un patteggiamento in appello?
Sì, ma solo per motivi molto specifici. Non è possibile contestare la motivazione del giudice d’appello sull’accertamento della responsabilità o sulla qualificazione del fatto, perché con l’accordo l’imputato ha rinunciato a tali contestazioni. Il ricorso che solleva queste questioni è dichiarato inammissibile.

Quali sono le conseguenze se il ricorso viene dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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