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Patteggiamento in appello: limiti al ricorso Cassazione

Un imputato, dopo aver concordato la pena in secondo grado tramite un patteggiamento in appello, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando una carenza di motivazione sulla quantificazione della stessa. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l’accordo sulla pena preclude qualsiasi successiva contestazione sulla sua misura, a meno che non si tratti di una pena illegale. L’accettazione del patteggiamento in appello equivale a una rinuncia a sollevare tali questioni.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’istituto del patteggiamento in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che consente alle parti di concordare l’esito del giudizio di secondo grado. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 4525/2024) ha ribadito con fermezza i confini di tale accordo, chiarendo quando e perché un successivo ricorso per Cassazione debba essere considerato inammissibile. Analizziamo la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza della Corte di Appello di Bari che, su richiesta concorde delle parti, applicava a un imputato una pena di tre anni e quattro mesi di reclusione e sedicimila euro di multa per reati legati agli stupefacenti. Questa decisione era il risultato di un patteggiamento in appello.
Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato, tramite il suo difensore, decideva di presentare ricorso per Cassazione. Il motivo del ricorso si concentrava su un presunto vizio di motivazione: a suo dire, la Corte di Appello non aveva adeguatamente spiegato i criteri utilizzati per determinare l’aumento di pena applicato per la continuazione tra i reati.

La Decisione della Corte: L’inammissibilità del Ricorso dopo il Patteggiamento in Appello

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. La decisione si basa su un principio cardine: l’accordo raggiunto con il patteggiamento in appello preclude la possibilità di contestare in un secondo momento proprio gli elementi che sono stati oggetto di tale accordo.
L’imputato è stato quindi condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di quattromila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: L’Effetto Preclusivo dell’Accordo

La Suprema Corte ha articolato la sua decisione su due pilastri argomentativi fondamentali.

In primo luogo, ha sottolineato che il potere dispositivo riconosciuto alle parti dall’art. 599-bis c.p.p. ha un “effetto preclusivo” che si estende all’intero svolgimento processuale, compreso il giudizio di legittimità. Scegliendo di accordarsi sulla pena, l’interessato rinuncia a sollevare qualsiasi questione relativa, anche quelle che il giudice potrebbe rilevare d’ufficio. L’accordo, in sostanza, funziona in modo analogo a una rinuncia all’impugnazione per i punti concordati.

In secondo luogo, e in modo ancora più specifico, la Corte ha affermato che è inammissibile un ricorso per Cassazione che contesti la misura della pena concordata. Il “negozio processuale”, una volta liberamente stipulato tra le parti e ratificato dal giudice, non può essere modificato unilateralmente. L’unica eccezione a questa regola si verifica nell’ipotesi di “illegalità” della pena, ad esempio se questa superasse i limiti massimi previsti dalla legge per quel reato. Nel caso di specie, la doglianza dell’imputato non riguardava l’illegalità della pena, ma la presunta insufficienza della motivazione sulla sua quantificazione, un aspetto interamente coperto e superato dall’accordo stesso.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche del Patteggiamento in Appello

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: la scelta del patteggiamento in appello è una decisione strategica con conseguenze definitive. Le parti che optano per questa via devono essere consapevoli che stanno cristallizzando l’esito del processo riguardo alla pena. Qualsiasi ripensamento successivo sulla congruità della sanzione o sulla motivazione del giudice a supporto dell’accordo sarà vano. Questa pronuncia serve da monito: l’accordo processuale è un atto di responsabilità che, una volta siglato, preclude la via del ricorso in Cassazione per le questioni che ne sono state oggetto, salvo il ristretto perimetro dell’illegalità della pena.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di patteggiamento in appello?
No, di regola non è possibile. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’accordo sulla pena in appello ha un effetto preclusivo che impedisce di sollevare questioni a cui si è implicitamente rinunciato, rendendo il ricorso inammissibile.

Si può contestare la misura della pena concordata nel patteggiamento in appello?
No, non si può contestare la misura della pena o la motivazione del suo calcolo. Secondo la sentenza, il negozio processuale stipulato tra le parti non può essere modificato unilateralmente in un secondo momento.

Esiste qualche eccezione che permette di ricorrere in Cassazione dopo un patteggiamento in appello?
Sì, l’unica eccezione menzionata è l’ipotesi di “illegalità della pena concordata”. Se la pena applicata è contraria alla legge (ad esempio, superiore al massimo edittale), il ricorso sarebbe ammissibile. Il ricorso, tuttavia, non può basarsi su una presunta inadeguatezza della motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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