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Patteggiamento in appello: limiti al ricorso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di quattro imputati contro una sentenza d’appello. La Corte ha stabilito che, in caso di patteggiamento in appello (art. 599-bis c.p.p.), le eccezioni generiche sulla mancata motivazione o sull’omessa applicazione dell’art. 129 c.p.p. non sono ammissibili, limitando la cognizione del giudice ai soli motivi non rinunciati.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento in Appello: la Cassazione Fissa i Paletti sui Motivi di Ricorso

L’istituto del patteggiamento in appello, introdotto con la riforma Orlando del 2017 tramite l’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo volto a velocizzare la definizione dei processi. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui limiti e le condizioni di ammissibilità del successivo ricorso per cassazione, chiarendo quali motivi non possono essere fatti valere quando si è scelta la via dell’accordo processuale.

I Fatti del Caso

Quattro imputati ricorrevano in Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello di Napoli, emessa a seguito di un accordo tra le parti ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. (il cosiddetto patteggiamento in appello). In quella sede, le parti avevano concordato sull’accoglimento di alcuni motivi di appello, con conseguente rideterminazione della pena, rinunciando ad altri eventuali motivi. Nonostante l’accordo, i ricorrenti lamentavano in Cassazione un difetto di motivazione della sentenza d’appello e la mancata applicazione dell’articolo 129 c.p.p., che impone al giudice di dichiarare d’ufficio determinate cause di non punibilità, come l’evidente innocenza dell’imputato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili. La decisione si fonda su un principio consolidato, già elaborato dalla giurisprudenza durante la vigenza di un istituto simile (previsto dal vecchio art. 599, comma 4, c.p.p.). Secondo i giudici di legittimità, la scelta del patteggiamento in appello comporta una precisa limitazione del potere di cognizione del giudice e, di conseguenza, dei motivi che possono essere successivamente portati all’attenzione della Cassazione.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che, aderendo all’accordo sulla pena in appello, l’imputato accetta l’effetto devolutivo limitato dell’impugnazione. In altre parole, la cognizione del giudice d’appello viene circoscritta esclusivamente ai motivi sui quali si è formato l’accordo, con rinuncia implicita agli altri. Di conseguenza, il giudice d’appello non è tenuto a motivare l’assenza delle cause di proscioglimento previste dall’art. 129 c.p.p. (come l’insussistenza del fatto o la non colpevolezza dell’imputato).

Questa interpretazione, secondo la Cassazione, deriva dalla radicale diversità tra l’istituto dell’applicazione pena su richiesta delle parti e un giudizio ordinario. Nel primo caso, la volontà delle parti di definire il processo con un accordo sulla pena prevale, limitando l’esame del giudice ai soli profili concordati. Pertanto, sollevare in Cassazione motivi generici, come il difetto di motivazione su punti ai quali si è rinunciato, è una pratica non consentita. I ricorsi sono stati quindi giudicati inammissibili per genericità e per contrasto con la logica stessa dell’istituto del patteggiamento in appello. A tale declaratoria è seguita la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per la difesa tecnica: la scelta del patteggiamento in appello è una decisione strategica con conseguenze precise e irreversibili. Optare per l’accordo sulla pena significa accettare di limitare il campo del contenzioso, rinunciando a far valere determinate doglianze. La possibilità di un successivo ricorso in Cassazione risulta così fortemente circoscritta. Non è possibile, infatti, ‘ripensarci’ e tentare di riaprire in sede di legittimità questioni che sono state implicitamente abbandonate con l’accordo in appello. La decisione sottolinea l’importanza di una valutazione attenta e consapevole prima di intraprendere la strada dell’accordo processuale, i cui benefici in termini di celerità e certezza della pena si bilanciano con una significativa riduzione delle successive facoltà di impugnazione.

In caso di patteggiamento in appello, è possibile ricorrere in Cassazione per difetto di motivazione?
No, se il difetto di motivazione riguarda punti ai quali l’imputato ha rinunciato aderendo all’accordo. Secondo la Corte, il ricorso basato su motivi generici e non consentiti alla luce della scelta processuale fatta è inammissibile.

Il giudice d’appello, in caso di accordo sulla pena, deve comunque valutare un’eventuale assoluzione ai sensi dell’art. 129 c.p.p.?
No. La giurisprudenza richiamata nell’ordinanza stabilisce che il giudice, nell’accogliere la richiesta di pena concordata, non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento secondo l’art. 129 c.p.p., poiché la sua cognizione è limitata dall’accordo tra le parti.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile in questo contesto?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro (nel caso di specie, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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