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Patteggiamento in appello: limiti al ricorso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7438/2025, ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso una sentenza di furto. La decisione si fonda sul principio che l’accordo per un patteggiamento in appello, ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p., implica una rinuncia ai motivi di impugnazione, precludendo la possibilità di sollevare successivamente le stesse questioni, anche relative alla non punibilità o all’entità della pena, davanti alla Corte Suprema.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento in Appello: Quando l’Accordo Preclude il Ricorso in Cassazione

Il patteggiamento in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta una scelta strategica che può definire l’esito di un processo. Tuttavia, questa scelta comporta conseguenze significative sulla possibilità di impugnare ulteriormente la decisione. Con la recente Ordinanza n. 7438/2025, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’accordo sulla pena in appello preclude la possibilità di presentare ricorso per Cassazione sui punti oggetto di rinuncia, cristallizzando di fatto la sentenza.

I Fatti del Caso: dal Furto al Ricorso

Il caso in esame ha origine da una condanna per il reato di furto aggravato. L’imputato, dopo la sentenza di primo grado, aveva presentato appello. In sede di giudizio di secondo grado, le parti hanno raggiunto un accordo sulla pena, avvalendosi dell’istituto del patteggiamento in appello. Di conseguenza, la Corte d’Appello ha rideterminato la sanzione in base all’accordo, e l’imputato ha rinunciato agli altri motivi di gravame.

Nonostante l’accordo, l’imputato ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, lamentando due aspetti: la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e una pena ritenuta eccessivamente severa. Si trattava, in sostanza, di rimettere in discussione proprio gli elementi che erano stati oggetto dell’accordo.

La Decisione della Cassazione e il Patteggiamento in Appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza entrare nel merito delle questioni sollevate. La decisione si basa su un’interpretazione rigorosa degli effetti della scelta di definire il processo con un patteggiamento in appello.

La Rinuncia ai Motivi come Atto Definitivo

I giudici di legittimità hanno chiarito che la richiesta di concordato sulla pena in appello presuppone una rinuncia ai motivi di impugnazione non strettamente legati alla determinazione della sanzione. Questa rinuncia non è un mero atto formale, ma una scelta processuale che limita la cognizione del giudice d’appello ai soli punti non rinunciati. Di conseguenza, la sentenza emessa sulla base dell’accordo diventa definitiva per tutte le questioni coperte dalla rinuncia. È inammissibile, pertanto, tentare di riaprire la discussione su tali punti in sede di Cassazione.

Effetti Preclusivi sull’Intero Processo

L’ordinanza sottolinea che l’effetto preclusivo si estende a tutto lo svolgimento processuale successivo, compreso il giudizio di legittimità. La rinuncia ai motivi, funzionale all’accordo sulla pena, impedisce di sollevare non solo le censure esplicitamente abbandonate, ma anche quelle implicitamente comprese nell’accordo, come la qualificazione giuridica del fatto, la sussistenza di aggravanti o attenuanti e, come nel caso di specie, l’applicabilità di cause di non punibilità. Anche le questioni rilevabili d’ufficio, se coperte dall’accordo, non possono essere più fatte valere.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la propria decisione richiamando un consolidato orientamento giurisprudenziale, formatosi sia sotto la vigenza del precedente istituto del ‘patteggiamento in appello’ sia con l’attuale art. 599-bis c.p.p. Il principio è quello della coerenza e dell’auto-responsabilità processuale: la parte che sceglie una via definitoria agevolata, ottenendo un beneficio in termini di pena, non può successivamente contestare i presupposti dell’accordo stesso. La rinuncia ai motivi è il ‘prezzo’ da pagare per il concordato, e tale scelta preclude ogni ripensamento. Permettere il contrario significherebbe snaturare l’istituto, trasformandolo in una mera tappa interlocutoria anziché in uno strumento di definizione del giudizio.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento offre un’importante lezione pratica: la scelta del patteggiamento in appello è una decisione strategica che deve essere attentamente ponderata. L’imputato e il suo difensore devono essere consapevoli che l’accordo sulla pena comporta la quasi totale impossibilità di proseguire l’iter giudiziario davanti alla Corte di Cassazione. La sentenza che ratifica l’accordo diventa, per i punti rinunciati, intangibile. Questa pronuncia rafforza la natura definitiva del concordato in appello, evidenziando come le scelte processuali compiute abbiano conseguenze irreversibili sull’esito del procedimento.

È possibile presentare ricorso in Cassazione dopo aver concordato la pena in appello (patteggiamento in appello)?
No, il ricorso è inammissibile per le questioni che sono state oggetto di rinuncia in funzione dell’accordo sulla pena. La rinuncia limita la possibilità di impugnare la sentenza successivamente.

La rinuncia ai motivi di appello per un patteggiamento include anche questioni che il giudice potrebbe rilevare d’ufficio, come la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Sì. Secondo la Corte, la rinuncia ai motivi in funzione dell’accordo ha un effetto preclusivo che si estende anche a questioni rilevabili d’ufficio, se queste sono state implicitamente superate dall’accordo stesso.

Cosa succede se si presenta comunque un ricorso in Cassazione sui motivi a cui si è rinunciato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile senza che la Corte esamini il merito delle questioni. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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