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Patteggiamento in appello: limiti al ricorso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21482/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver accettato un patteggiamento in appello rinunciando ai motivi di gravame, ha tentato di contestare la sentenza in sede di legittimità. La Corte ha ribadito che l’accordo sulla pena ha un effetto preclusivo totale, impedendo di rimettere in discussione qualsiasi aspetto coperto dalla rinuncia, anche se astrattamente rilevabile d’ufficio.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento in Appello: Quando l’Accordo Chiude la Porta alla Cassazione

L’istituto del patteggiamento in appello, reintrodotto dalla legge n. 103 del 2017 attraverso l’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento fondamentale per la deflazione del contenzioso giudiziario. Tuttavia, la sua applicazione comporta conseguenze procedurali irrevocabili. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 21482/2024) chiarisce in modo definitivo i limiti del ricorso per cassazione a seguito di un accordo sulla pena nel secondo grado di giudizio, sottolineando il valore della rinuncia ai motivi di impugnazione.

Il Caso in Esame: Dalla Rinuncia in Appello al Ricorso

Nel caso di specie, un imputato aveva presentato ricorso per cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello. Tale sentenza era stata emessa a seguito di un accordo tra le parti: l’imputato aveva rinunciato ai motivi di appello in cambio dell’applicazione di una pena concordata (due anni, dieci mesi e venti giorni di reclusione e 1000 euro di multa).
Nonostante l’accordo, l’imputato decideva di adire la Suprema Corte, lamentando una presunta carenza di motivazione da parte del giudice d’appello riguardo alla mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche nella loro massima estensione. In pratica, pur avendo accettato la pena, cercava di rimettere in discussione un aspetto della sua quantificazione.

La Decisione della Corte: L’Inammissibilità e l’Effetto del Patteggiamento in Appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato, rafforzato proprio dalla reintroduzione del patteggiamento in appello. Secondo la Corte, nel momento in cui l’imputato accetta di concordare la pena e, come contropartita, rinuncia ai motivi di appello, compie una scelta processuale che ha un effetto tombale sull’intera vicenda.

Il Principio di Diritto Affermato

Il cuore della decisione risiede nell’effetto preclusivo dell’accordo. La rinuncia ai motivi di gravame non è un mero atto formale, ma un atto dispositivo che limita la cognizione del giudice di secondo grado e, di conseguenza, preclude qualsiasi futura contestazione sulle questioni che sono state oggetto di rinuncia. Questo vale anche per vizi che, in altre circostanze, potrebbero essere rilevati d’ufficio dal giudice. L’accordo, in sostanza, ‘copre’ e sana ogni profilo contestabile, rendendo impossibile un ripensamento in sede di legittimità.

Le Motivazioni: L’Effetto Preclusivo dell’Accordo

Le motivazioni dell’ordinanza si richiamano a un precedente orientamento della stessa Corte (Sez. 5, n. 29243/2018), secondo cui il potere dispositivo riconosciuto alla parte dall’art. 599-bis c.p.p. ha effetti che si estendono all’intero svolgimento processuale, incluso il giudizio di legittimità. Analogamente a quanto accade con la rinuncia all’impugnazione, una volta effettuata la rinuncia ai motivi di appello per accedere al patteggiamento, l’imputato non può più rimettere in discussione i profili coperti dall’accordo. Qualsiasi tentativo in tal senso si scontra con l’inammissibilità, in quanto si cerca di contestare un punto su cui si è già formato un accordo processuale definitivo. La Corte ha quindi proceduto ‘de plano’ (senza udienza pubblica), condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di quattromila euro a favore della cassa delle ammende, data l’assenza di elementi che potessero escludere la colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa pronuncia rafforza la natura negoziale e definitiva del patteggiamento in appello. Per la difesa, ciò implica una riflessione strategica fondamentale: la scelta di accedere a tale istituto deve essere ponderata con estrema attenzione. L’accordo sulla pena offre il vantaggio di una definizione certa e potenzialmente più favorevole del processo, ma comporta la rinuncia irrevocabile a far valere qualsiasi doglianza, anche fondata, in Cassazione. L’imputato e il suo difensore devono essere pienamente consapevoli che l’accordo cristallizza la sentenza, rendendola non più attaccabile sui punti oggetto della rinuncia. La decisione della Cassazione serve quindi come monito: il patteggiamento in appello è una porta che, una volta chiusa, non può essere riaperta.

È possibile ricorrere in Cassazione dopo aver concluso un patteggiamento in appello?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il ricorso è inammissibile se riguarda questioni a cui l’interessato ha rinunciato in funzione dell’accordo sulla pena in appello. L’accordo ha un effetto preclusivo che impedisce di rimettere in discussione tali punti.

La rinuncia ai motivi di appello per un patteggiamento copre anche questioni che il giudice potrebbe rilevare d’ufficio?
Sì, secondo l’ordinanza, il potere dispositivo riconosciuto alla parte ha effetti preclusivi sull’intero svolgimento processuale, comprese le questioni astrattamente rilevabili d’ufficio alle quali si è rinunciato in funzione dell’accordo.

Quali sono le conseguenze se un ricorso viene dichiarato inammissibile in questi casi?
La dichiarazione di inammissibilità comporta, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, la cui entità è determinata dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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