Patteggiamento in Appello: Quando il Ricorso per Cassazione Diventa Inammissibile
Il patteggiamento in appello, introdotto dall’art. 599 bis del codice di procedura penale, rappresenta una scelta strategica per l’imputato che può portare a una riduzione della pena. Tuttavia, questa scelta comporta conseguenze significative sulla possibilità di impugnare ulteriormente la sentenza. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce i limiti del ricorso quando si è optato per un accordo sulla pena in secondo grado, confermando un orientamento giurisprudenziale consolidato.
I Fatti di Causa
Il caso trae origine da una condanna per rapina impropria emessa dal Tribunale di Milano. L’imputato presentava appello e, in quella sede, le parti – difesa e accusa – raggiungevano un accordo per la rideterminazione della pena. La Corte di Appello di Milano, accogliendo la richiesta concorde, riformava parzialmente la sentenza di primo grado, riducendo la pena a due anni e sei mesi di reclusione, oltre a una multa.
Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato, tramite il proprio difensore, proponeva ricorso per Cassazione. Il motivo del ricorso era un presunto vizio di motivazione della sentenza d’appello riguardo all’effettiva responsabilità penale, sostenendo che il giudice avrebbe dovuto comunque basare la condanna su un esame ragionato delle prove.
La Decisione della Corte: il Patteggiamento in Appello e la Rinuncia ai Motivi
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del patteggiamento in appello: la richiesta di concordare la pena implica una rinuncia ai motivi di appello che non riguardano l’entità della sanzione. In pratica, l’imputato che sceglie questa strada accetta di non contestare più il merito della propria responsabilità.
Secondo la Corte, una volta che l’imputato rinuncia ai motivi d’appello relativi all’accertamento di colpevolezza, la cognizione del giudice di secondo grado si restringe. Il giudice non è più tenuto a motivare il mancato proscioglimento dell’imputato per una delle cause previste dall’art. 129 c.p.p. (ad esempio, perché il fatto non sussiste o l’imputato non lo ha commesso). La sua valutazione si concentra sulla correttezza dell’accordo raggiunto tra le parti.
Le Motivazioni della Suprema Corte
Le motivazioni della Corte di Cassazione si basano su una giurisprudenza costante e consolidata. Viene richiamato il principio dell’effetto devolutivo dell’impugnazione: il giudice dell’appello decide solo sui punti della sentenza che sono stati specificamente contestati. Se l’imputato, con la richiesta di patteggiamento in appello, rinuncia ai motivi che attengono alla sua colpevolezza, questi escono dal perimetro del giudizio.
In questo caso, l’imputato aveva scelto di barattare la contestazione della responsabilità con una riduzione certa del trattamento sanzionatorio. Tale scelta strategica preclude la possibilità di sollevare nuovamente la questione della colpevolezza in sede di legittimità. Il ricorso per Cassazione, che censurava proprio un aspetto coperto dalla rinuncia (il vizio di motivazione sulla responsabilità), è stato quindi ritenuto privo dei presupposti di ammissibilità.
Di conseguenza, in applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale, l’inammissibilità del ricorso ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle Ammende.
Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza ribadisce un punto fondamentale per la difesa tecnica: la scelta del patteggiamento in appello è irreversibile e preclude future contestazioni sul merito della vicenda. È una decisione che richiede un’attenta ponderazione dei pro e dei contro. Da un lato, offre la certezza di una pena più mite; dall’altro, significa rinunciare definitivamente alla possibilità di ottenere un’assoluzione. Per gli avvocati, è cruciale illustrare chiaramente al proprio assistito le conseguenze di tale scelta, che chiude di fatto le porte a un successivo ricorso per Cassazione volto a rimettere in discussione la responsabilità penale.
Cos’è il ‘patteggiamento in appello’?
È una procedura prevista dall’art. 599 bis del codice di procedura penale in cui l’imputato e la pubblica accusa si accordano sulla pena da applicare in secondo grado, rinunciando di fatto ai motivi di appello non legati alla determinazione della sanzione.
Se si accetta un patteggiamento in appello, si può ancora contestare la propria colpevolezza in Cassazione?
No. Secondo la costante giurisprudenza, la scelta di concordare la pena in appello implica la rinuncia ai motivi relativi all’accertamento della responsabilità. Pertanto, non è possibile sollevare nuovamente tale questione con un ricorso per Cassazione.
Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale, la persona che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000 euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 2 Num. 20190 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 2 Num. 20190 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 18/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato in Marocco il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 23/01/2024 della CORTE di APPELLO di MILANO
Esaminati gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso, definito con procedura de plano;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
FATTO E DIRITTO
Con sentenza in data 23/01/2024 la Corte di Appello di Milano, in parziale riforma della sentenza del Tribunale di Milano emessa il 29/08/2022, appellata da NOME, rideterminava la pena, su concorde richiesta RAGIONE_SOCIALE parti, ai sensi dell’art. 599 bis cod. proc. pen., in anni due, mesi sei di reclusione ed euro 460,00 di multa, in relazione al contestato reato di rapina impropria.
Ha proposto ricorso per RAGIONE_SOCIALEzione l’imputato, tramite il difensore di fiducia, censurando con un unico motivo il vizio di motivazione in ordine alla effettiva responsabilità in relazione al reato contestato, dovendo in ogni caso il giudice di merito basare il proprio convincimento su un ragionato esame RAGIONE_SOCIALE risultanze processuali.
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Il ricorso è inammissibile.
Per costante affermazione giurisprudenziale in tema di “patteggiamento in appello” come reintrodotto ad opera dell’art. 1, comma 56, della legge 23 giugno 2017, n. 103, il giudice di secondo grado, nell’accogliere la richiesta di pena concordata, non deve motivare sul mancato proscioglimento dell’imputato per una RAGIONE_SOCIALE cause previste dall’art. 129 cod. proc. pen. né sull’insussistenza di cause di nullità assoluta o di inutilizzabilità RAGIONE_SOCIALE prove, in quanto, in ragione dell’effet devolutivo proprio dell’impugnazione, una volta che l’imputato abbia rinunciato ai motivi di appello, la cognizione del giudice è limitata ai motivi non oggetto di rinuncia (Cass. Sez. 4, sent. n. 52803 del 14/09/2018 – dep. 23/11/2018 – Rv. 274522; Sez. 2, sent. n. 22002 del 10/04/2019 – dep. 20/05/2019 – Rv. 276102).
Nel caso di specie, l’imputato ha rinunciato ai motivi attinenti all’accertamento di responsabilità, optando per una riduzione del trattamento sanzionatorio nei termini concordati con la pubblica accusa.
L’inammissibilità del ricorso determina, a norma dell’articolo 616 cod. proc. pen., la condanna del ricorrente al pagamento RAGIONE_SOCIALE spese del procedimento ed al versamento a favore della RAGIONE_SOCIALE, non emergendo ragioni di esonero, della somma ritenuta equa di C 3.000,00 a titolo di sanzione pecuniaria.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento RAGIONE_SOCIALE spese processuali e della somma di euro tremila in favore della RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE ammende.
Così deciso in Roma il 18/04/2024
Il Consigliere estensore
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Il Pr sidente