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Patteggiamento in appello: limiti al ricorso

Un imputato, dopo aver concordato una pena in appello per furto aggravato e possesso di arnesi da scasso (c.d. patteggiamento in appello), ha presentato ricorso in Cassazione. L’imputato sosteneva che il giudice d’appello avesse omesso di verificare la presenza di cause di non punibilità, come previsto dall’art. 129 c.p.p. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Ha chiarito che, in caso di patteggiamento in appello, il giudice non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento, poiché la cognizione è limitata dall’accordo tra le parti. Il ricorso è ammesso solo per vizi specifici legati all’accordo stesso e non per motivi a cui l’imputato ha rinunciato.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento in Appello: la Cassazione Fissa i Paletti per il Ricorso

Il patteggiamento in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che consente alle parti di accordarsi sull’esito del giudizio di secondo grado. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo netto i limiti del successivo ricorso avverso la sentenza che ratifica tale accordo, delineando un perimetro di ammissibilità molto ristretto. Vediamo nel dettaglio la vicenda e il principio di diritto affermato.

Il Caso: Dal Concordato in Appello al Ricorso in Cassazione

Nel caso in esame, la Corte di Appello, su richiesta concorde delle parti, aveva rideterminato la pena per un imputato accusato di furto aggravato e possesso di arnesi atti allo scasso. La pena concordata era stata fissata in un anno e sei mesi di reclusione e 1.000 euro di multa.

Nonostante l’accordo, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione. Il motivo del ricorso era unico e specifico: si lamentava la violazione della legge processuale per una presunta omessa verifica, da parte della Corte d’Appello, della sussistenza di eventuali cause di non punibilità, come previsto dall’articolo 129 del codice di procedura penale. In sostanza, secondo la difesa, il giudice d’appello avrebbe dovuto comunque, prima di ratificare l’accordo, accertarsi che non vi fossero i presupposti per un proscioglimento nel merito.

I Limiti del Ricorso e la Regola del Patteggiamento in Appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo un’importante lezione sui meccanismi e le conseguenze del patteggiamento in appello. La Suprema Corte ha ribadito che l’istituto del concordato in appello si fonda sulla rinuncia dell’imputato ai motivi di impugnazione originariamente proposti.

Questo atto di rinuncia produce un effetto devolutivo limitato: la cognizione del giudice di secondo grado si restringe esclusivamente ai punti che non sono stati oggetto di rinuncia. Di conseguenza, il giudice non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento dell’imputato ai sensi dell’art. 129 c.p.p. o sull’assenza di cause di nullità o inutilizzabilità delle prove. L’accordo tra le parti cristallizza il perimetro della decisione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha specificato che il ricorso per Cassazione avverso una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. è ammissibile solo in casi tassativamente previsti. Questi includono:

1. Vizi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
2. Problemi inerenti al consenso del pubblico ministero sulla richiesta.
3. Un contenuto della pronuncia del giudice difforme rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.
4. Vizi nella determinazione della pena che si traducano in una sanzione illegale (ad esempio, perché al di fuori dei limiti edittali o di specie diversa da quella prevista dalla legge).

Sono invece inammissibili le doglianze, come quella sollevata nel caso di specie, che riguardano motivi a cui si è rinunciato, come la mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento ex art. 129 c.p.p. Nel caso specifico, peraltro, la Corte ha sottolineato come il giudice d’appello avesse comunque fornito un’ampia motivazione sulla sussistenza dei reati e sulla loro attribuibilità al ricorrente.

Conclusioni: Cosa Implica questa Decisione

La decisione riafferma la natura negoziale e dispositiva del patteggiamento in appello. Chi sceglie questa via processuale accetta di barattare la possibilità di un’assoluzione nel merito con la certezza di una pena concordata, generalmente più mite. La rinuncia ai motivi di appello è il fulcro di questo istituto e preclude la possibilità di rimettere in discussione, in sede di legittimità, questioni che si sono implicitamente accettate con l’accordo. La pronuncia serve da monito: la scelta del concordato in appello deve essere ponderata, poiché chiude la porta a successive contestazioni sul merito della vicenda processuale, salvo i limitati e specifici casi di illegalità dell’accordo o della pena applicata.

È possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento in appello lamentando la mancata verifica delle cause di non punibilità?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tale motivo di ricorso è inammissibile. L’accordo sul patteggiamento in appello implica la rinuncia ai motivi di impugnazione, limitando la cognizione del giudice e precludendo doglianze relative alla mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento ex art. 129 c.p.p.

Quando si accoglie una richiesta di patteggiamento in appello, il giudice deve motivare il mancato proscioglimento dell’imputato?
No. Secondo la sentenza, in ragione dell’effetto devolutivo dell’impugnazione e della rinuncia ai motivi, il giudice di secondo grado che accoglie la richiesta di pena concordata non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento dell’imputato per una delle cause previste dall’art. 129 c.p.p.

In quali casi è ammissibile il ricorso in Cassazione avverso una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
Il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici, quali quelli relativi alla formazione della volontà della parte, al consenso del pubblico ministero, a un contenuto della pronuncia difforme dall’accordo, o a vizi che rendono la pena illegale (ad esempio, perché fuori dai limiti edittali o di specie diversa da quella prevista dalla legge).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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