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Patteggiamento in Appello: Inammissibile il Ricorso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19291/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento in appello. La Corte ha ribadito che l’accordo sulla pena, una volta ratificato dal giudice, costituisce un negozio processuale non modificabile unilateralmente, salvo l’ipotesi di pena illegale.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento in Appello: Perché Non Si Può Impugnare la Pena Concordata

L’istituto del patteggiamento in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, consentendo alle parti di trovare un accordo sulla pena anche nel secondo grado di giudizio. Tuttavia, la natura di questo accordo impone dei limiti precisi alla sua successiva impugnabilità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo definitivo perché un ricorso contro la misura della pena concordata sia destinato all’inammissibilità.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava il ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. Tale sentenza non era il risultato di un dibattimento ordinario, ma della ratifica di un accordo sulla pena raggiunto tra l’imputato e la procura generale, secondo la procedura del patteggiamento in appello. Nonostante l’accordo, l’imputato decideva di ricorrere in Cassazione, lamentando vizi di motivazione proprio in relazione all’entità della pena inflitta, chiedendone l’annullamento.

Il Ricorso sul Patteggiamento in Appello e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso palesemente inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: l’accordo raggiunto tramite il patteggiamento in appello è un negozio processuale liberamente stipulato dalle parti. Una volta che tale accordo viene consacrato nella decisione del giudice, esso non può più essere messo in discussione o modificato unilateralmente da una delle parti che lo ha sottoscritto.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della motivazione risiede nella natura pattizia dell’istituto. La Corte ha spiegato che le parti, esercitando il potere dispositivo loro riconosciuto dalla legge, danno vita a un vero e proprio accordo processuale. Questo accordo, una volta recepito dal giudice, cristallizza la determinazione della pena, che non è più imposta autoritativamente, ma è il frutto della volontà concordata.

La Suprema Corte ha ribadito che l’unica eccezione a questa regola è rappresentata dall’ipotesi di “illegalità della pena concordata”. Ciò si verifica quando la pena pattuita viola norme imperative di legge (ad esempio, scende al di sotto dei minimi edittali o è di una specie diversa da quella prevista). Nel caso di specie, tuttavia, non era stata sollevata alcuna questione di illegalità della pena, ma solo una generica contestazione sulla sua entità.

Richiamando anche un’importante pronuncia delle Sezioni Unite del 2004, i giudici hanno sottolineato come la situazione sia del tutto speculare a quella del patteggiamento in primo grado. Anche in quel caso, l’accordo sulla pena preclude un successivo gravame sul merito della quantificazione della sanzione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione in esame ha importanti conseguenze pratiche. Chi sceglie la via del patteggiamento in appello deve essere pienamente consapevole che sta compiendo una scelta processuale definitiva riguardo alla misura della pena. Salvo casi eccezionali di palese illegalità, non sarà possibile un ripensamento successivo attraverso un ricorso per cassazione.

L’ordinanza conferma che tentare di impugnare la pena concordata costituisce un’azione processuale priva di fondamento giuridico, che comporta non solo la declaratoria di inammissibilità del ricorso, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della cassa delle ammende, come avvenuto nel caso specifico.

È possibile impugnare in Cassazione la misura della pena decisa con un patteggiamento in appello?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che un simile ricorso è inammissibile. L’accordo sulla pena, una volta ratificato dal giudice, non può essere contestato nel merito da una delle parti che lo ha liberamente sottoscritto.

Cosa si intende quando si afferma che il patteggiamento è un ‘negozio processuale’?
Significa che è un accordo volontario e vincolante tra le parti del processo (imputato e pubblico ministero) che produce effetti giuridici diretti all’interno del procedimento. Una volta concluso e validato dal giudice, non può essere modificato unilateralmente.

Esiste qualche eccezione alla regola di inammissibilità del ricorso?
Sì, l’unica eccezione prevista è l’ipotesi in cui la pena concordata e applicata dal giudice sia ‘illegale’, cioè contraria a norme di legge inderogabili (ad esempio, una pena inferiore al minimo previsto per quel reato). In tal caso, il ricorso è ammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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