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Patteggiamento in appello: inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati avverso una sentenza di patteggiamento in appello. Gli imputati lamentavano l’illegalità della pena per violazione dei criteri di commisurazione. La Corte ha ribadito che il patteggiamento in appello è un accordo processuale che preclude la possibilità di contestare in Cassazione la congruità della pena concordata, salvo il caso di pena illegale in senso stretto, non riscontrato nel caso di specie.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento in Appello: Quando il Ricorso sulla Pena è Inammissibile

L’istituto del patteggiamento in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, consentendo alle parti di accordarsi sulla determinazione della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti invalicabili dell’impugnazione di una sentenza emessa a seguito di tale accordo. Vediamo nel dettaglio la pronuncia e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

Due imputati avevano proposto ricorso per cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello di Venezia, emessa proprio a seguito di un’istanza di concordato sulla pena. I ricorrenti lamentavano una presunta “illegalità della pena”, sostenendo che i giudici di merito non avessero rispettato i criteri di commisurazione previsti dagli articoli 133 e 133-bis del codice penale.

La Decisione della Cassazione sul patteggiamento in appello

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. La decisione si fonda su un principio consolidato nella giurisprudenza: l’accordo raggiunto con il patteggiamento in appello costituisce un “negozio processuale” che, una volta raggiunto liberamente dalle parti e ratificato dal giudice, non può essere messo in discussione per motivi che attengono alla congruità o alla giustificazione della misura della pena.

Le Motivazioni: La Distinzione tra Pena Illegale e Pena Incongrua

Il cuore della motivazione della Corte risiede nella netta distinzione tra “illegalità” e “illegittimità” (o incongruità) della sanzione.

* Pena illegale: Si ha quando la sanzione applicata è di un genere o di una misura che la legge non prevede assolutamente per quel reato. Ad esempio, applicare l’ergastolo per un furto. Solo questo tipo di vizio, radicale e insanabile, può essere dedotto in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento.
* Pena illegittima o incongrua: Si verifica quando il giudice, pur rimanendo nei limiti edittali previsti dalla legge, applica una pena che appare sproporzionata o non adeguatamente motivata secondo i criteri di cui all’art. 133 c.p. (gravità del reato, capacità a delinquere del reo).

Nel caso di specie, i ricorrenti contestavano proprio quest’ultimo aspetto, ovvero la mancata osservanza dei criteri discrezionali di commisurazione della pena. La Cassazione, tuttavia, ha sottolineato che, aderendo al concordato, l’imputato rinuncia implicitamente a contestare la congruità della pena. L’accordo stesso sana a monte ogni potenziale doglianza sulla sua misura, poiché essa è frutto della volontà delle parti e non di una imposizione unilaterale del giudice.

Citando precedenti sentenze, tra cui una delle Sezioni Unite, la Corte ha ribadito che il giudice d’appello, nel ratificare l’accordo, non è tenuto a valutare la congruità della pena, ma solo a verificare che non si tratti di una pena illegale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in esame consolida un orientamento fondamentale per la difesa tecnica. Chi sceglie la via del patteggiamento in appello deve essere consapevole che tale scelta comporta una rinuncia a contestare in futuro l’adeguatezza della pena concordata. Il ricorso per cassazione rimane una via percorribile solo per vizi gravissimi e tassativi, come l’applicazione di una pena non prevista dalla legge. La natura di accordo processuale dell’istituto lo rende impermeabile a ripensamenti sulla convenienza della sanzione pattuita, cristallizzando la decisione e garantendo la stabilità del giudicato.

È possibile ricorrere in Cassazione per contestare la misura della pena concordata con un patteggiamento in appello?
No, secondo la Corte di Cassazione, il ricorso è inammissibile se contesta la congruità o l’adeguatezza della pena concordata. L’accordo tra le parti preclude questa possibilità.

Qual è l’unica eccezione per cui si può contestare la pena di una sentenza di patteggiamento in appello?
L’unica eccezione è il caso di “pena illegale”, ovvero quando la sanzione applicata è di un tipo o di una misura non prevista dalla legge per quel reato. La violazione dei criteri di commisurazione (art. 133 c.p.) non costituisce illegalità della pena.

Perché l’accordo di patteggiamento in appello limita il diritto di impugnazione?
Perché è considerato un “negozio processuale” liberamente concluso tra l’imputato e l’accusa. Accettando l’accordo, l’imputato rinuncia volontariamente a contestare nel merito la misura della pena, che diventa il risultato di una pattuizione e non di una decisione unilaterale del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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