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Patrocinio a spese dello Stato stranieri: il codice fiscale

La Corte di Cassazione ha stabilito che un cittadino straniero non residente in Italia può richiedere il patrocinio a spese dello Stato anche senza possedere un codice fiscale italiano. La Corte ha chiarito che, per adempiere all’obbligo di legge, è sufficiente che il richiedente fornisca i propri dati anagrafici completi e indichi il proprio domicilio all’estero. La decisione del Tribunale, che aveva negato il beneficio per la mancanza del codice fiscale e di un domicilio stabile in Italia, è stata annullata in quanto basata su un’errata interpretazione della normativa fiscale e delle spese di giustizia, che non impone allo straniero non residente di munirsi di un codice fiscale italiano per accedere alla difesa legale gratuita.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patrocinio a Spese dello Stato per Stranieri: Il Codice Fiscale Non è Sempre Obbligatorio

L’accesso alla giustizia è un diritto fondamentale, ma per i cittadini stranieri non residenti può presentare ostacoli burocratici apparentemente insormontabili. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fatta chiarezza su un punto cruciale: la necessità del codice fiscale per la richiesta di patrocinio a spese dello Stato per stranieri. La Corte ha stabilito che l’assenza di tale codice non preclude automaticamente il diritto, a patto che vengano fornite informazioni alternative.

Il Caso: La Richiesta di Patrocinio e il Diniego del Tribunale

La vicenda trae origine dalla richiesta di ammissione al patrocinio a spese dello Stato presentata da un cittadino extracomunitario. Il Tribunale di Milano aveva rigettato l’istanza per due motivi principali: la mancata indicazione di un codice fiscale valido (quello fornito era stato generato autonomamente online) e l’assenza di un domicilio fiscale stabile in Italia. Secondo il giudice, queste mancanze rendevano impossibile effettuare i controlli sulla situazione reddituale del richiedente, requisito essenziale per la concessione del beneficio.

Contro questa decisione, il richiedente ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la normativa sull’anagrafe tributaria preveda una soluzione alternativa per i soggetti non residenti e sprovvisti di codice fiscale.

La Normativa Rilevante per il Patrocinio a Spese dello Stato per Stranieri

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, basando la sua decisione su un’attenta analisi combinata di due normative chiave:

1. Testo Unico sulle Spese di Giustizia (D.P.R. 115/2002): L’art. 79 prevede, a pena di inammissibilità, l’indicazione del codice fiscale nella domanda di patrocinio.
2. Disposizioni sull’Anagrafe Tributaria (D.P.R. 605/1973): L’art. 6, comma 2, di questo decreto offre una deroga fondamentale. Stabilisce che per i soggetti non residenti nel territorio dello Stato, ai quali non sia stato attribuito un codice fiscale, l’obbligo di indicazione si considera adempiuto fornendo semplicemente i dati anagrafici (nome, cognome, data e luogo di nascita) e il domicilio o la sede legale all’estero.

La Corte ha inoltre richiamato una precedente pronuncia della Corte Costituzionale (n. 144 del 2004), che aveva già confermato questa interpretazione, ritenendo sufficiente, per lo straniero irregolare, la sola indicazione del domicilio nel paese estero.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte Suprema sono chiare e lineari. I giudici hanno spiegato che pretendere da un cittadino straniero non residente di munirsi di un codice fiscale italiano solo per poter presentare una richiesta di patrocinio a spese dello Stato costituirebbe un onere non previsto dalla legge. La normativa stessa offre la soluzione: la fornitura dei dati anagrafici e del domicilio estero sostituisce a tutti gli effetti l’indicazione del codice fiscale per questa specifica categoria di soggetti.

Di conseguenza, il ragionamento del Tribunale di Milano, che lamentava la mancanza di un “domicilio fiscale stabile in Italia”, è stato considerato errato. Per un non residente, il dato rilevante è proprio il domicilio estero, non uno inesistente in Italia. L’obbligo di documentare la propria situazione reddituale rimane, ma deve essere adempiuto producendo la documentazione del paese di residenza, come previsto dall’art. 76 del D.P.R. 115/2002.

Le Conclusioni

La sentenza annulla il provvedimento impugnato e rinvia il caso al Tribunale di Milano per un nuovo esame. In conclusione, questa decisione riafferma un principio di civiltà giuridica: l’accesso alla difesa non può essere ostacolato da requisiti burocratici interpretati in modo eccessivamente restrittivo e in contrasto con la legge. Per i cittadini stranieri non residenti, la via per ottenere il patrocinio a spese dello Stato è percorribile anche senza un codice fiscale italiano, a condizione di fornire in modo trasparente i propri dati personali e il domicilio estero, permettendo così le opportune verifiche reddituali nel loro paese di origine.

Uno straniero non residente in Italia ha bisogno del codice fiscale per chiedere il patrocinio a spese dello Stato?
No. Secondo la sentenza, per un soggetto non residente nel territorio dello Stato, a cui non sia stato attribuito un codice fiscale, l’obbligo si intende adempiuto con la sola indicazione dei propri dati anagrafici e del domicilio o sede legale all’estero.

La mancanza di un domicilio fiscale stabile in Italia impedisce allo straniero di ottenere il patrocinio a spese dello Stato?
No. La Corte ha chiarito che rimproverare all’istante la mancata indicazione di uno stabile domicilio fiscale in Italia è un errore, poiché la normativa richiede, per i non residenti, l’indicazione del domicilio nel paese estero.

Cosa deve fare un cittadino straniero non residente per adempiere all’obbligo legale nella domanda di patrocinio in assenza di codice fiscale?
Deve fornire i dati anagrafici completi (cognome, nome, luogo e data di nascita, sesso) e indicare il proprio domicilio fiscale all’estero. Questo, unitamente alla documentazione reddituale del paese di residenza, è sufficiente per l’ammissibilità della domanda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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