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Patrocinio a spese dello Stato: l’autocertificazione

La Corte di Cassazione ha annullato il diniego di ammissione al patrocinio a spese dello Stato basato sulla genericità dell’autocertificazione. La sentenza stabilisce che la dichiarazione sostitutiva è sufficiente e il giudice, in caso di dubbio, deve trasmetterla agli uffici finanziari per la verifica, non richiedere documentazione integrativa non prevista dalla legge.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patrocinio a Spese dello Stato: L’Autocertificazione del Reddito è Sufficiente

L’accesso alla giustizia è un diritto fondamentale, e il patrocinio a spese dello Stato è lo strumento che ne garantisce l’effettività per chi non dispone di risorse economiche adeguate. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale in materia: per richiedere il beneficio, l’autocertificazione del reddito è di per sé sufficiente, e il giudice non può imporre oneri documentali aggiuntivi non previsti dalla legge. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un cittadino straniero presentava istanza per essere ammesso al gratuito patrocinio, allegando un’autocertificazione in cui dichiarava un reddito annuo di 2.000 euro, derivante da lavori saltuari, e l’assenza di redditi nel Paese d’origine. Il giudice di primo grado, ritenendo la dichiarazione troppo generica, ordinava l’integrazione con una serie di documenti, tra cui certificazioni PRA, attestazioni INPS, bollette e una specifica dei lavori svolti.

Di fronte alla mancata produzione di tale documentazione, l’istanza veniva respinta. L’interessato proponeva opposizione, ma il Tribunale confermava la decisione, motivandola con la genericità dell’autocertificazione e la mancata integrazione probatoria. Il caso giungeva così all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Decisione sul patrocinio a spese dello Stato

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale e rinviando il caso per un nuovo esame. I giudici supremi hanno chiarito i limiti dei poteri del giudice nella valutazione delle istanze di ammissione al patrocinio a spese dello Stato, riaffermando la centralità e la validità dell’autocertificazione.

Le motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su una chiara interpretazione della normativa di riferimento, in particolare del D.P.R. 115/2002.

In primo luogo, l’art. 79, comma 1, lett. c) stabilisce che l’istanza deve contenere una dichiarazione sostitutiva di certificazione che attesti la sussistenza delle condizioni di reddito previste dalla legge. La norma non impone alcun onere di allegare documentazione aggiuntiva a supporto di quanto dichiarato. L’autocertificazione, pertanto, è l’atto richiesto e sufficiente per avviare il procedimento.

In secondo luogo, la Cassazione ha precisato quali sono gli strumenti a disposizione del giudice qualora nutra dubbi sulla veridicità della dichiarazione. L’art. 96, secondo comma, del medesimo decreto prevede che il giudice possa trasmettere l’istanza all’amministrazione finanziaria per le opportune verifiche. Il potere del giudice non è quello di imporre al richiedente un’attività di integrazione probatoria, ma di attivare i controlli degli organi competenti. La genericità della dichiarazione non può, da sola, giustificare un giudizio di inattendibilità o impedire tali accertamenti.

Infine, è stato sottolineato che la possibilità per l’autorità giudiziaria di richiedere documentazione integrativa è prevista solo in ipotesi specifiche e tassative (come nel caso di procedimenti per reati gravi ex art. 51, comma 3-bis c.p.p.), non applicabili alla fattispecie in esame.

Le conclusioni

Questa sentenza rafforza il principio di semplificazione amministrativa e di fiducia nel rapporto tra cittadino e istituzioni. Stabilisce un chiaro confine ai poteri del giudice nel valutare le istanze di patrocinio a spese dello Stato: il suo ruolo è verificare la completezza formale della richiesta e, in caso di dubbi sostanziali, attivare i controlli previsti dalla legge, senza trasformare il procedimento in un’istruttoria complessa e onerosa per il richiedente. In questo modo, viene tutelato efficacemente il diritto di difesa delle persone economicamente più deboli, evitando che ostacoli burocratici non previsti dalla normativa ne impediscano l’accesso.

Per chiedere il patrocinio a spese dello Stato è sufficiente l’autocertificazione del reddito?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che, ai sensi dell’art. 79 del DPR 115/2002, la presentazione di una dichiarazione sostitutiva di certificazione (autocertificazione) che attesti le condizioni di reddito è sufficiente per presentare l’istanza.

Il giudice può richiedere documenti aggiuntivi per verificare l’autocertificazione del reddito?
No, la sentenza chiarisce che il giudice non può imporre l’onere di allegare documentazione aggiuntiva. La possibilità di richiedere integrazioni documentali è limitata a casi specifici previsti dalla legge (come per alcuni reati gravi ex art. 96, comma 3, DPR 115/2002), che non erano applicabili in questa vicenda.

Cosa può fare il giudice se dubita della veridicità di un’autocertificazione per il patrocinio a spese dello Stato?
Se il giudice ha fondati motivi di dubitare della veridicità della dichiarazione, può trasmettere l’istanza e l’autocertificazione all’amministrazione finanziaria per le opportune verifiche. Non può, tuttavia, rigettare l’istanza solo perché l’autocertificazione è generica o perché non sono stati prodotti documenti non richiesti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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