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Particolare tenuità del fatto: no alla guida pericolosa

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista che chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, sottolineando che la valutazione deve considerare la condotta complessiva dell’agente. In questo caso, la guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di stupefacenti, senza patente e assicurazione, culminata in un incidente, integra un “contesto significativamente pericoloso” che osta al riconoscimento del beneficio.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Particolare tenuità del fatto: quando la condotta complessiva esclude il beneficio

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale, consentendo di escludere la punibilità per reati di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione attenta da parte del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la valutazione non debba limitarsi al singolo reato, ma debba abbracciare l’intera condotta dell’agente. Analizziamo insieme la decisione.

I fatti del caso: un contesto di guida altamente pericoloso

Il caso sottoposto all’esame della Suprema Corte riguardava un automobilista che aveva impugnato la sua condanna, lamentando la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La sua situazione, però, era tutt’altro che semplice.

L’imputato era stato fermato alla guida di un’autovettura in un grave stato di alterazione, dovuto sia all’assunzione di alcol che di sostanze stupefacenti. A rendere il quadro ancora più grave contribuivano tre ulteriori circostanze:

1. Mancanza della patente di guida.
2. Veicolo sprovvisto di copertura assicurativa obbligatoria.
3. Aver causato un incidente stradale.

La Corte d’Appello aveva negato il beneficio proprio sulla base di questa pluralità di violazioni, ritenendo che, nel loro insieme, creassero un “contesto significativamente pericoloso con riguardo alla sicurezza stradale”.

La valutazione sulla particolare tenuità del fatto secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato, confermando in toto la linea dei giudici di merito. I giudici hanno ribadito che la valutazione richiesta dall’art. 131-bis c.p. deve essere complessa e congiunta, tenendo conto di tutte le peculiarità della fattispecie concreta.

Il richiamo ai principi delle Sezioni Unite

La decisione si allinea perfettamente al dictum delle Sezioni Unite (sentenza Tushaj, 2016), secondo cui l’analisi non deve soffermarsi sulla “condotta tipica” (cioè la descrizione astratta del reato), ma sul “fatto storico”. Questo significa che il giudice deve considerare la situazione reale e irripetibile, costituita da tutti gli elementi concretamente realizzati dall’agente. In altre parole, non si valuta solo la guida in stato di ebbrezza in sé, ma tutto ciò che ha caratterizzato quell’episodio specifico.

La condotta complessiva come metro di giudizio

Il punto cruciale della decisione risiede proprio qui: la gravità non deriva da una singola infrazione, ma dall’insieme delle condotte. Guidare sotto l’effetto di alcol e droga, senza patente né assicurazione, e provocare un sinistro, non può essere considerato un fatto di lieve entità. L’insieme di queste azioni dimostra un’elevata pericolosità e un notevole disprezzo per le regole della convivenza civile e della sicurezza pubblica.

Le motivazioni della decisione

La Cassazione ha motivato il rigetto del ricorso affermando che la Corte territoriale aveva correttamente e logicamente spiegato le ragioni del diniego. La valutazione complessiva del fatto, che tiene conto di tutte le circostanze aggravanti (guida alterata, mancanza di patente e assicurazione, incidente), è l’unico approccio corretto. La Corte ha inoltre ricordato che, ai fini del giudizio sulla tenuità, non è necessario che il giudice esamini pedissequamente tutti i criteri dell’art. 133 c.p., essendo sufficiente l’indicazione di quelli ritenuti più rilevanti per la decisione.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale: l’applicazione della particolare tenuità del fatto non è un automatismo, ma il risultato di un giudizio ponderato sulla gravità complessiva del comportamento. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, il messaggio è chiaro: una serie di violazioni, anche se singolarmente non gravissime, può creare un quadro d’insieme tale da escludere qualsiasi beneficio. La pericolosità sociale di una condotta, valutata nel suo contesto reale, rimane il criterio guida per distinguere un’offesa lieve da un comportamento meritevole di sanzione penale.

Quando può essere esclusa l’applicazione della particolare tenuità del fatto?
Può essere esclusa quando la valutazione complessiva del comportamento dell’agente rivela una significativa pericolosità. Nel caso specifico, la combinazione di guida in stato di alterazione da alcol e droghe, senza patente, senza assicurazione e con il coinvolgimento in un incidente, è stata considerata un “contesto significativamente pericoloso” che impedisce il riconoscimento del beneficio.

Per negare la non punibilità, il giudice deve analizzare tutti i criteri dell’articolo 133 del codice penale?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che non è necessaria una disamina di tutti gli elementi di valutazione previsti dall’art. 133, comma primo, c.p. È sufficiente che il giudice indichi gli elementi che ha ritenuto rilevanti per motivare la sua decisione di escludere la tenuità del fatto.

Qual è la differenza tra la “condotta tipica” e il “fatto storico” nella valutazione della tenuità?
La “condotta tipica” è la descrizione astratta del reato come previsto dalla legge (es. guidare un veicolo in stato di ebbrezza). Il “fatto storico”, invece, è la situazione reale e concreta in cui il reato si è manifestato, comprensiva di tutte le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo. La valutazione per la tenuità del fatto deve basarsi su quest’ultimo, considerando tutti gli elementi concreti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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