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Particolare tenuità del fatto: la Cassazione decide

Un imprenditore, condannato per dichiarazione fraudolenta tramite una donazione simulata, ricorre in Cassazione. La Suprema Corte rigetta la censura sulla prova della simulazione ma accoglie quella sulla mancata applicazione del ‘particolare tenuità del fatto’. Viene stabilito che il pagamento del debito tributario, anche se successivo al reato, deve essere valutato ai fini della non punibilità. Tuttavia, essendo il reato ormai prescritto, la Corte annulla la sentenza senza rinvio.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Particolare tenuità del fatto: il pagamento del debito tributario cambia le carte in tavola

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, n. 4145 del 2025, offre chiarimenti cruciali sulla causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto nei reati tributari. La Suprema Corte ha stabilito che la condotta tenuta dall’imputato dopo la commissione del reato, come l’integrale pagamento del debito erariale, assume un ruolo centrale nella valutazione complessiva della gravità dell’offesa, anche alla luce delle recenti riforme legislative. Questo principio, sebbene affermato con forza, ha trovato un epilogo inatteso a causa dell’intervenuta prescrizione del reato.

I Fatti di Causa

Un imprenditore veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di dichiarazione fraudolenta, previsto dall’art. 4 del D.Lgs. 74/2000. L’accusa si fondava su un’operazione contrattuale ritenuta simulata: una donazione di quote societarie all’ex moglie che, in realtà, mascherava una cessione a titolo oneroso (datio in solutum) volta a estinguere un debito pregresso. Lo scopo dell’operazione, secondo l’accusa, era quello di beneficiare indebitamente di agevolazioni fiscali, evadendo l’imposta sulle successioni e donazioni.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato proponeva ricorso per cassazione affidandosi a due principali motivi:

1. Omessa motivazione: La difesa sosteneva che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente considerato la documentazione prodotta, in particolare alcune comunicazioni di un legale, che avrebbero dovuto dimostrare la reale volontà delle parti e l’effettivo scopo dell’accordo, con incidenza sull’elemento soggettivo del reato.
2. Errata applicazione dell’art. 131-bis c.p.: Si contestava il diniego della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte territoriale aveva basato la sua decisione unicamente sull'”importo non irrisorio della somma evasa”, senza considerare la condotta successiva dell’imputato, ovvero l’integrale pagamento del debito tributario.

La Decisione della Suprema Corte

La Cassazione ha analizzato distintamente i due motivi, giungendo a conclusioni opposte per ciascuno di essi.

Analisi del Primo Motivo: la Prova della Simulazione

Il primo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. Secondo gli Ermellini, la scrittura privata stipulata tra l’imputato e la sua ex coniuge era di “assoluta chiarezza” nel definire la donazione come un atto simulato. Il testo del contratto stesso ammetteva esplicitamente che lo scopo reale era regolare pregressi rapporti di mutuo attraverso una cessione onerosa. Di fronte a una prova documentale così inequivocabile, la Corte ha ritenuto irrilevanti le comunicazioni del legale, che si limitavano a riportare la versione dei fatti fornita dalle parti, e ha confermato la solidità della motivazione della Corte d’Appello sul punto.

Analisi del Secondo Motivo: il Particolare tenuità del fatto e il pagamento del debito

Il secondo motivo, invece, è stato ritenuto fondato. La Cassazione ha censurato la decisione della Corte d’Appello per aver escluso l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. basandosi solo sull’entità dell’imposta evasa. Questo approccio è stato giudicato riduttivo e non in linea con l’evoluzione normativa e giurisprudenziale.

La Suprema Corte ha sottolineato come, a seguito delle modifiche introdotte dal D.Lgs. n. 150 del 2022, la valutazione della tenuità del fatto debba tenere conto anche del comportamento successivo al reato. Il pagamento integrale del debito tributario, sebbene non possa da solo rendere tenue un’offesa grave, rappresenta un elemento significativo da valorizzare nel giudizio complessivo sull’entità dell’offesa, come spia dell’intensità dell’elemento soggettivo. Questo principio è stato ulteriormente rafforzato dal D.Lgs. n. 87 del 2024, che ha introdotto specifici indici per la valutazione della non punibilità nei reati tributari, tra cui proprio l’avvenuto adempimento integrale dell’obbligo di pagamento.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che il giudice di merito avrebbe dovuto procedere a una nuova e più completa valutazione, considerando tutti i parametri dell’art. 133 c.p., inclusa la condotta post-delittuosa dell’imputato. Il diniego basato sul solo criterio quantitativo del debito è stato ritenuto un vizio di motivazione. In linea di principio, la sentenza avrebbe dovuto essere annullata con rinvio per consentire alla Corte d’Appello di riesaminare il caso alla luce di questi principi. Tuttavia, la Cassazione ha rilevato che, nelle more del giudizio, il termine di prescrizione per il reato contestato era maturato. L’estinzione del reato per prescrizione è una causa che prevale e impedisce un nuovo giudizio nel merito.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

La sentenza chiarisce un punto fondamentale: ai fini del riconoscimento della non punibilità per particolare tenuità del fatto in materia tributaria, il pagamento del debito è un fattore che non può essere ignorato. Anche per i reati commessi prima delle recenti riforme, la condotta riparatoria dell’imputato deve essere attentamente valutata dal giudice. Sebbene in questo caso specifico l’esito sia stato l’annullamento per prescrizione, il principio affermato dalla Corte ha una portata generale e rafforza le tutele per chi, pur avendo commesso un illecito, si adopera per sanare completamente la propria posizione con il Fisco. La decisione invita i giudici di merito a un’analisi più olistica e meno formalistica, che vada oltre il semplice dato numerico dell’evasione per considerare la condotta complessiva del contribuente.

Il pagamento del debito tributario dopo il reato può rendere l’offesa di ‘particolare tenuità’?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il comportamento successivo al reato, come l’integrale pagamento del debito con l’Erario, deve essere valutato nell’ambito del giudizio complessivo sull’entità dell’offesa ai fini dell’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), anche per reati commessi prima delle recenti riforme legislative.

Perché la difesa basata sulle comunicazioni di un legale è stata respinta?
La difesa è stata respinta perché la prova documentale, ovvero la scrittura privata tra le parti, era di ‘assoluta chiarezza’ nello specificare che la donazione era un atto simulato per mascherare una cessione onerosa. Di fronte a un testo contrattuale così esplicito, le dichiarazioni riportate dal legale sono state considerate non decisive.

Se la Corte ha dato ragione al ricorrente su un punto, perché la sentenza è stata annullata per prescrizione?
Anche se la Corte ha ritenuto fondato il motivo relativo alla mancata valutazione del pagamento del debito, ha constatato che, nel tempo trascorso per arrivare alla decisione, era maturato il termine di prescrizione del reato. L’estinzione del reato per prescrizione è una causa che prevale e obbliga la Corte ad annullare la sentenza senza rinviarla per un nuovo giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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