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Particolare tenuità del fatto: il caso del rogo di rifiuti

Un uomo, condannato in primo grado per aver appiccato il fuoco a rifiuti abbandonati, viene assolto in appello per la particolare tenuità del fatto. La Procura Generale ricorre in Cassazione, ma la Corte Suprema conferma l’assoluzione. La sentenza chiarisce che, ai fini dell’art. 131-bis c.p., si deve valutare la modestia del danno o del pericolo e la non abitualità della condotta, considerando irrilevante la fuga dell’imputato, se la normativa sulla condotta susseguente non era ancora in vigore al momento del fatto.

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Pubblicato il 24 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Particolare tenuità del fatto: quando il rogo di rifiuti non è punibile

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 33648/2025, offre un importante chiarimento sull’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131-bis del codice penale. Il caso esaminato riguarda un uomo assolto dall’accusa di aver appiccato il fuoco a rifiuti in un’area boschiva, una decisione che la Suprema Corte ha ritenuto corretta, rigettando il ricorso del Procuratore Generale. Vediamo nel dettaglio i fatti e i principi di diritto affermati.

I Fatti del Caso: Dal Rogo alla Cassazione

La vicenda processuale ha origine da una condanna in primo grado emessa da un Tribunale. Un individuo era stato ritenuto colpevole del reato previsto dall’art. 256-bis del D.Lgs. 152/2006 per aver appiccato il fuoco a rifiuti precedentemente abbandonati in un’area boschiva. Successivamente, la Corte di appello, riformando la decisione, assolveva l’imputato proprio in virtù della particolare tenuità del fatto.

Il Procuratore Generale presso la Corte di appello decideva di ricorrere per cassazione, lamentando l’illogicità della motivazione e l’erronea applicazione della legge penale. Secondo l’accusa, la Corte territoriale aveva sottovalutato elementi cruciali, come la fuga dell’imputato alla vista dei militari, il pericolo intrinseco legato alla tipologia di rifiuti e i rischi di inquinamento per l’ambiente.

L’Analisi della Cassazione sulla particolare tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha esaminato congiuntamente i motivi del ricorso, ritenendoli infondati e confermando la sentenza di assoluzione. La decisione si basa su una rigorosa interpretazione dei presupposti richiesti dall’art. 131-bis del codice penale per l’applicazione della non punibilità. La norma richiede la compresenza di due “indici-criteri”: la particolare tenuità dell’offesa e la non abitualità del comportamento.

Come si Valutano l’Offesa e la Condotta

La tenuità dell’offesa deve essere valutata considerando due “indici-requisiti”:
1. Le modalità della condotta: come è stato commesso il reato (mezzi, luogo, tempo, etc.).
2. L’esiguità del danno o del pericolo: le conseguenze concrete del fatto.

Questi elementi devono essere analizzati alla luce dei criteri generali dell’art. 133 c.p., che includono la gravità del danno, l’intensità del dolo o il grado della colpa.

Nel caso specifico, la Corte di appello aveva correttamente evidenziato le “modestissime dimensioni del fuoco”. Tale circostanza era stata desunta dal comportamento stesso dei militari intervenuti, i quali, dopo aver inseguito l’imputato, non avevano ritenuto necessario allertare i vigili del fuoco, non ravvisando un reale pericolo di incendio o propagazione. Al loro ritorno, il fuoco era quasi del tutto spento.

La Non Abitualità del Comportamento

Il secondo presupposto fondamentale è che il comportamento dell’autore non sia abituale. La Cassazione ha ricordato che, secondo l’orientamento delle Sezioni Unite, l’abitualità sussiste quando l’autore ha commesso almeno due illeciti oltre a quello in esame. Nel caso di specie, dal certificato del casellario giudiziale non risultavano illeciti della stessa indole, ma solo reati contro il patrimonio e la fede pubblica, elemento che ha portato ad escludere l’abitualità.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha ritenuto la motivazione della Corte di Appello logica e coerente. I giudici di merito avevano correttamente basato la loro valutazione su elementi concreti, come le dimensioni minime del fuoco e la limitata quantità di rifiuti bruciati (principalmente materiale cartaceo). La Corte ha respinto la tesi del Procuratore secondo cui si dovesse presumere la pericolosità dei rifiuti, definendola una “mera congettura”.

Un punto interessante riguarda la fuga dell’imputato. La Cassazione ha chiarito che la valutazione della “condotta susseguente al reato”, introdotta dalla Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022), non era applicabile al caso di specie. Poiché la modifica ha carattere sostanziale, essa si applica solo se favorevole al reo (pro reo) per i fatti commessi prima della sua entrata in vigore. In questo contesto, valorizzare la fuga a svantaggio dell’imputato sarebbe stato illegittimo.

Infine, pur riconoscendo che il reato di combustione illecita di rifiuti è un reato di pericolo concreto, la Corte ha sottolineato che il giudice ha sempre il compito di valutare in concreto l’esistenza e la consistenza dell’offesa. La Corte territoriale lo ha fatto senza vizi logici, concludendo correttamente per la tenuità dell’offesa sulla base della modestissima quantità e tipologia di rifiuti e delle dimensioni del fuoco.

Le conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento secondo cui l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto richiede un accertamento rigoroso e concreto, basato su elementi fattuali e non su mere presunzioni. Anche in presenza di reati di pericolo, il giudice deve verificare l’effettiva portata offensiva della condotta. La decisione ribadisce inoltre l’importanza del principio di irretroattività della legge penale sfavorevole, escludendo che la condotta susseguente al reato (come la fuga) possa essere valutata negativamente se il fatto è stato commesso prima della Riforma Cartabia.

Quando un reato può essere considerato non punibile per particolare tenuità del fatto?
Un reato è non punibile per particolare tenuità del fatto quando, ai sensi dell’art. 131-bis c.p., l’offesa è minima e il comportamento dell’autore non è abituale. La valutazione dell’offesa si basa sulle modalità della condotta e sull’esiguità del danno o del pericolo, mentre la non abitualità si verifica se l’autore non ha commesso altri reati della stessa indole.

La fuga dell’imputato dopo aver commesso il reato impedisce l’applicazione della particolare tenuità del fatto?
No, non necessariamente. La sentenza chiarisce che la valutazione della “condotta susseguente al reato” è stata introdotta dalla Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022). Se il fatto è stato commesso prima dell’entrata in vigore di tale riforma, la fuga non può essere considerata un elemento ostativo all’applicazione della causa di non punibilità, in base al principio di irretroattività della legge penale sfavorevole.

Nei reati di pericolo, come il rogo di rifiuti, l’assenza di un danno effettivo è sufficiente per riconoscere la particolare tenuità del fatto?
Non automaticamente, ma è un elemento cruciale. Anche se il reato si configura per la sola creazione di un pericolo concreto, il giudice deve sempre valutare l’effettiva consistenza e gravità di tale pericolo. Nel caso di specie, le “modestissime dimensioni del fuoco” e la scarsa quantità di rifiuti hanno portato i giudici a concludere che il pericolo per l’ambiente era talmente esiguo da giustificare la non punibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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