LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Parere pubblico ministero: l’omissione non è un vizio

La Corte di Cassazione ha stabilito che, nel procedimento di esecuzione, l’omissione del parere del pubblico ministero su un’istanza del condannato non può essere eccepita come vizio dalla parte privata. Tale omissione costituisce una nullità a regime intermedio che solo il pubblico ministero ha l’interesse e la legittimazione a far valere. La sentenza risolve un contrasto giurisprudenziale, specificando che la norma è posta a tutela esclusiva della partecipazione dell’organo dell’accusa.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Parere Pubblico Ministero: Quando la sua Omissione non Invalida la Decisione

Nel complesso ambito della procedura penale, la fase di esecuzione della sentenza è cruciale. Un recente intervento della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 38214/2024, ha chiarito un punto fondamentale riguardo il parere pubblico ministero. La Corte ha stabilito che l’omessa acquisizione di tale parere da parte del giudice dell’esecuzione, prima di dichiarare inammissibile un’istanza del condannato, non può essere contestata da quest’ultimo. Approfondiamo i contorni di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un soggetto condannato presentava un’istanza al Tribunale, in qualità di giudice dell’esecuzione, chiedendo la sospensione dell’esecutività di una sentenza e la restituzione nel termine per proporre impugnazione. La richiesta si basava su una presunta mancata comunicazione della nomina di un difensore di fiducia durante il processo di cognizione. Il Tribunale dichiarava l’istanza inammissibile, ritenendola una reiterazione di una precedente richiesta già respinta per tardività. Avverso tale ordinanza, il condannato proponeva ricorso per cassazione, lamentando un vizio di procedura specifico.

Il Vizio Processuale: la Mancata Acquisizione del Parere Pubblico Ministero

Il motivo del ricorso si concentrava sulla violazione dell’articolo 666, comma 2, del codice di procedura penale. Secondo la difesa, il giudice dell’esecuzione avrebbe dovuto, prima di emettere il decreto di inammissibilità de plano (cioè senza udienza), acquisire il parere scritto del Pubblico Ministero. L’omissione di questo passaggio, secondo il ricorrente, configurava una nullità che poteva essere fatta valere anche dalla parte privata, citando a supporto un precedente orientamento giurisprudenziale.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Contrasto sul Parere Pubblico Ministero

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, aderendo a un filone giurisprudenziale opposto a quello invocato dal ricorrente. I giudici hanno chiarito che esiste un contrasto interpretativo sulla questione, ma hanno ritenuto di dover dare continuità all’orientamento maggioritario e più convincente. Secondo tale indirizzo, la norma che impone l’acquisizione del parere pubblico ministero è posta a esclusiva tutela della partecipazione al procedimento di tale organo. Di conseguenza, solo il Pubblico Ministero ha l’interesse e la legittimazione a eccepire la violazione di tale norma.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che nel procedimento di esecuzione, il Pubblico Ministero è l’organo titolare della potestà esecutiva. La previsione di un suo parere scritto, nel caso di decisioni de plano, mira a instaurare un “contraddittorio cartolare”, garantendo che l’organo dell’accusa possa esprimere la propria posizione. Si tratta, quindi, di una prerogativa a tutela della sua funzione. Se questa prerogativa viene lesa, spetta unicamente al Pubblico Ministero stesso decidere se far valere il vizio o meno. La parte privata, invece, non ha un interesse giuridicamente tutelato a lamentarsi della mancata interlocuzione tra giudice e accusa, poiché le sue garanzie difensive sono assicurate da altre norme procedurali. La Corte ha sottolineato che si tratta di una nullità a regime intermedio, che può essere dedotta solo dalla parte interessata, ovvero, in questo caso, la parte pubblica.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un importante principio procedurale: la difesa non può fondare un ricorso sulla mancata acquisizione del parere del Pubblico Ministero in sede di esecuzione. La decisione chiarisce che il contraddittorio cartolare è una garanzia per l’organo dell’accusa e non un diritto a disposizione della difesa. Per gli avvocati, ciò significa che l’attenzione, nel contestare un decreto di inammissibilità, deve concentrarsi su vizi che ledono direttamente il diritto di difesa del proprio assistito, senza poter fare leva su omissioni che riguardano le prerogative della controparte pubblica.

L’omissione del parere del pubblico ministero in un incidente di esecuzione rende sempre nulla la decisione del giudice?
No. Secondo questa sentenza, l’omissione determina una nullità a regime intermedio, che però può essere eccepita solo dal pubblico ministero stesso, non dalla parte privata.

Perché la parte privata non può lamentare la mancanza del parere del pubblico ministero?
Perché la norma che prevede l’acquisizione del parere è posta a garanzia della partecipazione al procedimento del pubblico ministero, in quanto organo titolare della potestà esecutiva. La parte privata, quindi, non ha un interesse giuridicamente protetto a eccepire tale vizio.

Cosa significa che la decisione viene presa ‘de plano’?
Significa che il giudice decide sulla base dei soli atti scritti presentati, senza fissare un’udienza. L’acquisizione del parere del PM in questo contesto realizza un ‘contraddittorio cartolare’, cioè uno scambio di opinioni basato solo su documenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati