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Pagamenti preferenziali: reato anche senza omologa

La Corte di Cassazione conferma la condanna per pagamenti preferenziali a carico di un amministratore che aveva saldato due fornitori dopo il rigetto dell’omologa del concordato e prima della dichiarazione di fallimento. Secondo la Corte, tali pagamenti, pur se previsti nel piano iniziale, violano la par condicio creditorum e costituiscono reato in assenza di autorizzazione giudiziale, in quanto danneggiano gli altri creditori.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Pagamenti Preferenziali: Quando un Pagamento Diventa Reato Fallimentare

La gestione di un’azienda in crisi è un percorso irto di ostacoli, dove ogni decisione può avere conseguenze civili e penali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale in materia di pagamenti preferenziali, chiarendo che anche le somme destinate a saldare debiti previsti in un piano di concordato possono integrare un reato, se il piano non viene approvato dal tribunale. Questo articolo analizza la decisione e le sue importanti implicazioni pratiche per gli amministratori.

I Fatti del Caso

L’amministratore di una società a responsabilità limitata, attiva nel settore immobiliare, veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di bancarotta preferenziale. L’accusa era di aver effettuato pagamenti preferenziali per un totale di circa 67.500 euro in favore di due società fornitrici.

Questi pagamenti erano avvenuti in un lasso di tempo molto delicato: dopo che il Tribunale aveva respinto la richiesta di omologa del concordato preventivo presentato dalla società (febbraio 2016) e prima della successiva dichiarazione di fallimento (novembre 2017). In quel momento, lo stato di insolvenza dell’azienda era ormai conclamato. La difesa dell’amministratore sosteneva che tali pagamenti non potessero considerarsi preferenziali, in quanto relativi a lavori già previsti nel piano concordatario e noti al commissario giudiziale.

La Decisione della Corte e i pagamenti preferenziali

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’imputato, confermando la condanna. I giudici hanno stabilito che i motivi addotti dalla difesa fossero irrilevanti ai fini della configurabilità del reato. Il punto centrale non è se i debiti fossero o meno inseriti nel piano, ma se il pagamento abbia violato la par condicio creditorum, ovvero il principio di parità di trattamento tra i creditori.

Secondo la Suprema Corte, una volta che la procedura di concordato non si conclude positivamente con l’omologa, viene meno qualsiasi scudo legale per i pagamenti di debiti pregressi. Effettuare tali pagamenti senza una specifica autorizzazione giudiziale, specialmente in un conclamato stato di insolvenza, significa alterare l’ordine di soddisfazione dei creditori e danneggiare coloro che non vengono pagati.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha fondato la sua decisione su pilastri giuridici molto solidi. Il reato di bancarotta preferenziale si concretizza quando si lede il principio della par condicio creditorum, cristallizzato negli articoli 2740 e 2741 del codice civile.

I giudici hanno spiegato che, durante la procedura di concordato preventivo e fino alla sua omologa, il patrimonio dell’imprenditore è vincolato alla soddisfazione paritaria di tutti i creditori. Per questo motivo, la legge vieta al debitore di pagare debiti anteriori alla procedura, se non in casi specifici e sempre previa autorizzazione del giudice (atti di straordinaria amministrazione o pagamenti essenziali per la continuità aziendale, attestati da un professionista).

Nel caso di specie, i pagamenti sono avvenuti non solo senza autorizzazione, ma addirittura dopo il fallimento del tentativo di concordato. In quel momento, l’amministratore era pienamente consapevole che la società non sarebbe stata in grado di soddisfare tutti i suoi creditori. Pagando integralmente due di essi (peraltro creditori chirografari, che nel piano avrebbero ricevuto solo il 5,165% del loro credito), ha intenzionalmente preferito questi ultimi a discapito di tutti gli altri, causando loro un evidente pregiudizio.

La circostanza che i lavori fossero previsti nel piano o conosciuti dal commissario giudiziale non elimina l’illiceità della condotta, perché non sana la mancanza dell’unico elemento che avrebbe potuto giustificare il pagamento: l’autorizzazione del tribunale o l’omologa del piano. Senza questi elementi, il pagamento rimane un atto che viola la parità di trattamento tra creditori.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza è un monito severo per tutti gli amministratori e gli imprenditori che si trovano a gestire una crisi d’impresa. La gestione del patrimonio sociale durante una procedura concorsuale deve essere improntata alla massima trasparenza e al rispetto assoluto delle regole procedurali. Qualsiasi pagamento di debiti pregressi, se non espressamente autorizzato dal tribunale, espone l’amministratore al rischio concreto di una condanna per bancarotta preferenziale.

L’insegnamento è chiaro: l’inserimento di un debito in un piano di concordato non costituisce una ‘licenza di pagamento’. Fino a quando il piano non è definitivamente omologato, ogni atto di disposizione patrimoniale deve essere vagliato con estrema cautela e, nei casi previsti, autorizzato dall’organo giurisdizionale. Agire diversamente significa non solo violare una norma, ma tradire la fiducia dell’intero ceto creditorio, con conseguenze penali inevitabili.

Un pagamento previsto nel piano di concordato preventivo può essere considerato un reato di pagamenti preferenziali?
Sì, può costituire reato se viene effettuato in assenza della definitiva omologa del concordato da parte del tribunale o di una specifica autorizzazione giudiziale, specialmente quando la procedura di concordato è già fallita. Il solo inserimento nel piano non lo rende lecito.

Qual è il principio fondamentale violato dal reato di pagamenti preferenziali?
Il principio violato è la par condicio creditorum, ovvero la regola della parità di trattamento tra i creditori. Effettuare un pagamento a favore di un creditore a discapito degli altri altera l’ordine di soddisfazione e danneggia la massa dei creditori non pagati.

L’essere a conoscenza del commissario giudiziale riguardo ai pagamenti esclude la responsabilità penale dell’amministratore?
No, la sentenza chiarisce che la conoscenza da parte del commissario giudiziale è una circostanza irrilevante. L’unico elemento che può rendere lecito un pagamento di debiti pregressi durante la procedura è l’autorizzazione del tribunale o la conclusiva omologa del piano.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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