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Ordine di demolizione: vale per tutto l’immobile?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5537/2025, ha stabilito che un ordine di demolizione per un immobile abusivo si estende a tutte le opere successive, anche se realizzate in tempi diversi. Il ricorso di un cittadino, che sosteneva l’indipendenza delle nuove opere da quelle originarie, è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha chiarito che se le aggiunte sono strutturalmente e funzionalmente connesse al nucleo originario, formano un unico complesso edilizio da demolire integralmente.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Ordine di Demolizione: si Applica Anche agli Ampliamenti Successivi?

La Corte di Cassazione ha recentemente affrontato un caso cruciale in materia di abusi edilizi, chiarendo la portata di un ordine di demolizione emesso per un’opera abusiva a cui, nel tempo, sono stati aggiunti ulteriori volumi e ampliamenti, anch’essi illegittimi. La sentenza n. 5537/2025 della Terza Sezione Penale stabilisce un principio fondamentale: l’ordine di abbattimento riguarda l’edificio nel suo complesso, incluse tutte le superfetazioni successive, se queste sono funzionalmente e strutturalmente connesse al nucleo originario.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza del 1993, divenuta irrevocabile, che condannava il proprietario di un immobile per un abuso edilizio e ne ordinava la demolizione. Anni dopo, il proprietario ha presentato un’istanza per la revoca di tale ordine, sostenendo che l’immobile attuale fosse profondamente diverso da quello originario. Secondo la sua tesi, le opere aggiuntive realizzate nel tempo erano da considerarsi indipendenti e distinte dalla costruzione iniziale, e quindi non avrebbero dovuto essere incluse nell’ordine di abbattimento. Il Tribunale di Napoli, sezione distaccata di Ischia, ha respinto l’istanza, portando il proprietario a ricorrere in Cassazione.

La Questione Giuridica: l’Estensione dell’Ordine di Demolizione

Il cuore della questione era stabilire se un ordine di demolizione, emesso per un manufatto specifico, potesse legittimamente estendersi a tutte le modifiche, ampliamenti e superfetazioni realizzate abusivamente in epoca successiva. La difesa del ricorrente si basava sull’idea che le nuove opere, essendo autonome, non potessero essere ricomprese nel titolo esecutivo originario.

L’analisi del Tribunale

Il Tribunale di merito aveva già smentito questa tesi con una motivazione solida e basata su dati oggettivi. Attraverso consulenze tecniche, era emerso che l’attuale fabbricato era il risultato di interventi edilizi progressivi e complessivi, iniziati negli anni ’90. Le planimetrie e le fotografie mostravano un “organismo edilizio complesso”, strutturato su più livelli, con terrazze e scale esterne. Il Tribunale ha evidenziato come le aggiunte si fossero sviluppate strutturalmente “intorno al nucleo iniziale”, condividendo muri portanti e creando un’unità funzionale e strutturale.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, confermando in toto la decisione del Tribunale. I giudici supremi hanno ribadito un principio consolidato: l’ordine di demolizione del manufatto abusivo riguarda l’edificio nel suo complesso, comprese eventuali aggiunte o modifiche successive. Questo perché l’obbligo di demolizione si configura come un dovere di restitutio in integrum, ovvero di ripristino totale dello stato dei luoghi com’erano prima dell’abuso.

La Corte ha specificato che il carattere abusivo della costruzione originaria si “trasferisce” a tutte le opere accessorie e alle superfetazioni successive. Non è necessario dimostrare un unico progetto originario; è sufficiente che le nuove opere siano state accorpate al nucleo centrale, formando un unico organismo edilizio complesso. Nel caso di specie, le aggiunte erano state realizzate in aderenza, con collegamenti intenzionali e condivisione di elementi strutturali, rendendo l’intero complesso un unico abuso da rimuovere.

Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso in materia di abusi edilizi. Chi realizza un’opera abusiva non può sperare di “salvare” successivi ampliamenti illegittimi sostenendone l’autonomia. Se le nuove costruzioni sono funzionalmente e strutturalmente collegate all’abuso originario, l’ordine di demolizione si estenderà inevitabilmente a tutto il complesso edilizio. Questa decisione rafforza il principio della restitutio in integrum, sottolineando che l’obiettivo della sanzione non è solo punire l’illecito, ma rimuoverne completamente gli effetti dal territorio, ripristinando la legalità violata.

Un ordine di demolizione per un’opera abusiva si applica anche agli ampliamenti successivi, anch’essi abusivi?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’ordine di demolizione riguarda l’edificio nel suo complesso, comprensivo di eventuali aggiunte o modifiche successive all’azione penale o alla condanna, poiché l’obbligo di demolizione mira al ripristino totale dello stato dei luoghi (restitutio in integrum).

Cosa si intende per ‘organismo edilizio complesso’ ai fini della demolizione?
Si intende un insieme di costruzioni, realizzate anche in tempi diversi, che sono funzionalmente e strutturalmente connesse tra loro. Nel caso esaminato, le aggiunte, le modifiche e gli ampliamenti si erano sviluppati intorno al nucleo iniziale, condividendo muri e collegamenti, formando così un’unica struttura unitaria soggetta a demolizione.

È possibile evitare la demolizione delle opere aggiunte sostenendo che sono state realizzate senza un progetto unitario iniziale?
No. La Corte ha chiarito che non è necessario un unico progetto originario per considerare le opere un tutt’uno. È sufficiente che, di fatto, i volumi e gli ampliamenti successivi siano stati accorpati al nucleo centrale per formare un unico organismo edilizio complesso. La connessione funzionale e strutturale prevale sulla separatezza temporale degli interventi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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