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Ordine di demolizione: sanzione penale o no? Cassazione

La Corte di Cassazione conferma che l’ordine di demolizione per abusi edilizi ha natura di sanzione amministrativa e non penale. Pertanto, non è soggetto alla prescrizione prevista per le pene detentive o pecuniarie. La sua finalità è ripristinare il territorio e non punire il reo, rendendolo un’obbligazione reale che non si estingue nel tempo.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Ordine di Demolizione: La Cassazione Ribadisce la Sua Natura Amministrativa e l’Imprescrittibilità

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza nel diritto urbanistico e penale: la natura giuridica dell’ordine di demolizione di un manufatto abusivo. La Suprema Corte ha riaffermato un principio consolidato, chiarendo che tale ordine, anche se emesso da un giudice penale, costituisce una sanzione amministrativa e non una pena. Questa distinzione ha conseguenze pratiche fondamentali, prima fra tutte l’inapplicabilità della prescrizione.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Revoca di un’Ingiunzione a Demolire

Il caso trae origine dal ricorso presentato da due cittadini contro un’ordinanza della Corte di Appello di Roma. I ricorrenti avevano chiesto la revoca di un’ingiunzione a demolire un’opera abusiva, ingiunzione conseguente a una loro condanna del 2012, divenuta irrevocabile nel 2013. La loro tesi si fondava sull’idea che l’ordine di demolizione dovesse essere equiparato a una sanzione penale e, come tale, soggetto all’estinzione per decorso del tempo (prescrizione), richiamando anche la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Ordine di Demolizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, rigettando completamente la tesi dei ricorrenti. Gli Ermellini hanno ribadito, in linea con il proprio orientamento costante, che l’ordine di demolizione del manufatto abusivo non ha natura di sanzione penale. Si tratta, invece, di una sanzione amministrativa con una funzione specifica: ripristinare il bene giuridico leso, ovvero l’integrità del territorio. Di conseguenza, non si applicano le norme sulla prescrizione delle pene.

Le Motivazioni

La sentenza articola in modo chiaro e dettagliato le ragioni giuridiche alla base della decisione, distinguendo nettamente la demolizione dalle pene principali previste dal codice penale.

Natura Ripristinatoria e Non Punitiva

Il punto centrale della motivazione risiede nella finalità della misura. Mentre le sanzioni penali (come la reclusione o la multa) hanno uno scopo punitivo e rieducativo per il reo, l’ordine di demolizione persegue un obiettivo ripristinatorio. Il suo scopo non è punire il responsabile dell’abuso, ma eliminare le conseguenze dell’illecito, restituendo al territorio il suo assetto originario. Questa funzione lo qualifica come sanzione amministrativa, anche quando viene disposto dal giudice penale per ragioni di celerità ed effettività.

Il Carattere Reale della Sanzione

Un’altra caratteristica fondamentale evidenziata dalla Corte è il “carattere reale” della demolizione. Ciò significa che la sanzione non è legata alla persona del colpevole, ma al bene immobile abusivo. L’obbligo di demolire si trasferisce con la proprietà del bene e grava su chiunque si trovi in rapporto con esso, anche se non è l’autore materiale dell’abuso. Questo lo differenzia nettamente dalle pene penali, che sono strettamente personali.

L’Assenza di Prescrizione

La conseguenza diretta di questa qualificazione giuridica è l’inapplicabilità della prescrizione. L’art. 173 del codice penale, che disciplina l’estinzione delle pene per decorso del tempo, si riferisce esclusivamente alle pene principali (arresto e ammenda). Non può essere esteso per analogia a una sanzione amministrativa come la demolizione, poiché manca la “eadem ratio”, ovvero lo stesso fondamento logico. La prescrizione penale è legata alla progressiva attenuazione dell’esigenza rieducativa; un’esigenza che è del tutto estranea alla finalità ripristinatoria della demolizione, la quale risponde a un interesse pubblico (la tutela del territorio) che non si affievolisce con il passare del tempo.

Le Conclusioni

La sentenza in esame consolida un principio cardine in materia di abusivismo edilizio: l’ordine di demolizione è uno strumento imprescrittibile a tutela del territorio. Le implicazioni pratiche sono significative: chi realizza un’opera abusiva non può sperare che il decorso del tempo estingua l’obbligo di demolire. La natura amministrativa e reale della sanzione la rende un’obbligazione duratura, finalizzata a sanare una ferita inferta all’ambiente e all’ordinato sviluppo urbanistico. Questa pronuncia riafferma la preminenza dell’interesse collettivo alla tutela del paesaggio rispetto alle esigenze individuali legate all’oblio per il tempo trascorso.

L’ordine di demolizione di un immobile abusivo si prescrive?
No, secondo la Corte di Cassazione, l’ordine di demolizione non si prescrive. Essendo una sanzione amministrativa con finalità ripristinatoria e non una pena, non è soggetto ai termini di prescrizione previsti per i reati o le pene penali.

Qual è la natura giuridica dell’ordine di demolizione emesso dal giudice penale?
L’ordine di demolizione, anche se emesso dal giudice penale contestualmente a una condanna per abuso edilizio, mantiene la sua natura di sanzione amministrativa. La sua finalità non è punire il reo, ma ripristinare l’assetto del territorio violato.

L’ordine di demolizione può essere revocato?
Sì, a differenza delle sanzioni penali che diventano irretrattabili, l’ordine giudiziale di demolizione è suscettibile di revoca. Questo può accadere se, ad esempio, l’ordine diventa incompatibile con successivi provvedimenti amministrativi, come il rilascio di un permesso di costruire in sanatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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