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Ordine di demolizione: ruolo del Pubblico Ministero

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30957/2024, ha rigettato il ricorso di un condannato avverso un’ordinanza del Tribunale di Cagliari in fase di esecuzione di un ordine di demolizione. Il ricorrente lamentava la violazione del diritto di difesa e vizi procedurali da parte del Pubblico Ministero, che aveva agito 15 anni dopo l’ingiunzione. La Corte ha chiarito che il Pubblico Ministero è l’organo promotore dell’esecuzione e deve investire il giudice solo in caso di controversia, come correttamente avvenuto su iniziativa del condannato. È stata inoltre confermata la legittimità delle scelte operate dalla Procura riguardo l’impresa esecutrice e il rigetto della richiesta di autodemolizione a causa della prolungata inerzia del condannato.

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Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione: Quali Garanzie per il Condannato?

Un ordine di demolizione emesso con una sentenza penale rappresenta la fase conclusiva della repressione di un abuso edilizio. Ma cosa succede quando l’esecuzione di tale ordine viene avviata a distanza di molti anni? Quali sono i ruoli del Pubblico Ministero e del Giudice dell’Esecuzione? La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 30957 del 2024 offre chiarimenti fondamentali su queste dinamiche procedurali, bilanciando l’esigenza di ripristinare la legalità con le garanzie difensive del condannato.

I Fatti del Caso: un’Esecuzione Tardiva

Il caso esaminato trae origine da una condanna per reati edilizi pronunciata nel 2007 e divenuta irrevocabile nel 2008. La sentenza includeva, come di prassi, un ordine di demolizione del manufatto abusivo. Nonostante la notifica dell’ingiunzione a demolire nel giugno 2008, il condannato non provvedeva spontaneamente.

Ben 15 anni dopo, la Procura della Repubblica si attivava per dare esecuzione d’ufficio all’ordine, conferendo un incarico a un consulente tecnico e successivamente individuando un’impresa per i lavori. Il condannato, venuto a conoscenza di tali attività, si opponeva davanti al Giudice dell’Esecuzione, lamentando una serie di vizi procedurali e la violazione dei propri diritti.

I Motivi del Ricorso: Difesa e Procedura Contestate

Il ricorrente basava le sue doglianze su diversi punti:
1. Violazione del Diritto di Difesa: Sosteneva di non essere mai stato informato delle attività intraprese dalla Procura per la demolizione, con conseguente lesione del principio del contraddittorio.
2. Azione Unilaterale del Pubblico Ministero: Riteneva che la Procura avrebbe dovuto coinvolgere il Giudice dell’Esecuzione per la determinazione delle modalità operative, invece di agire autonomamente.
3. Irregolarità nella Scelta dell’Impresa: Contestava i criteri di selezione dell’impresa demolitrice, il rigetto della sua richiesta tardiva di autodemolizione e l’eccessivo costo preventivato.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato in ogni sua parte e fornendo precisazioni cruciali sulla corretta procedura da seguire in materia di esecuzione dell’ordine di demolizione.

Il Ruolo del Pubblico Ministero nell’Esecuzione

Richiamando un consolidato orientamento giurisprudenziale, anche a Sezioni Unite, la Corte ha ribadito che l’organo promotore dell’esecuzione di una sentenza penale è il Pubblico Ministero. Quest’ultimo ha il dovere di attivarsi d’ufficio quando il condannato non ottempera spontaneamente all’ingiunzione.

L’intervento del Giudice dell’Esecuzione non è una premessa indispensabile per la regolarità della procedura. Al contrario, esso rappresenta una fase di garanzia successiva ed eventuale, che si attiva solo qualora sorga una controversia sulle modalità esecutive o sul titolo. Nel caso di specie, è stato proprio il ricorrente a instaurare correttamente tale controversia, investendo il giudice. Pertanto, nessuna irregolarità può essere addebitata alla Procura per aver avviato autonomamente le procedure preliminari alla demolizione.

La Scelta dell’Impresa e il Rigetto dell’Autodemolizione

La Suprema Corte ha ritenuto immune da censure la motivazione del giudice di merito anche riguardo alle scelte operative. È stato evidenziato come la Procura, tramite il suo consulente, avesse compiuto un’analisi comparativa tra diverse offerte, scegliendo quella ritenuta più vantaggiosa non solo economicamente, ma anche sotto il profilo delle garanzie tecniche e professionali.

Inoltre, la richiesta di autorizzazione all’autodemolizione, avanzata solo dopo l’avvio della procedura d’ufficio, è stata considerata implicitamente ma legittimamente respinta. L’inerzia del condannato per ben 15 anni è stata giudicata una giustificazione più che sufficiente per procedere d’ufficio senza attendere oltre.

Le Conclusioni

La sentenza in esame consolida un importante principio: nell’esecuzione di un ordine di demolizione, il Pubblico Ministero agisce come motore della procedura, mentre il Giudice dell’Esecuzione interviene come garante in caso di contestazione. L’assenza di comunicazione al condannato delle singole fasi preparatorie (come la nomina di un consulente) non costituisce, di per sé, una violazione del diritto di difesa, purché al condannato sia sempre garantita la possibilità di adire il giudice per sollevare le proprie obiezioni. Infine, il diritto all’autodemolizione non è assoluto e può essere precluso da un’ingiustificata e prolungata inerzia, che legittima l’intervento sostitutivo e coattivo dello Stato per il ripristino della legalità violata.

Chi è responsabile di eseguire un ordine di demolizione dopo una condanna penale?
L’organo dello Stato incaricato di promuovere e curare d’ufficio l’esecuzione dell’ordine di demolizione è il Pubblico Ministero, specialmente quando il condannato non vi provvede spontaneamente.

Il Pubblico Ministero deve sempre coinvolgere il giudice prima di avviare la demolizione?
No. L’intervento del Giudice dell’Esecuzione non è una fase preliminare obbligatoria. Diventa necessario solo se sorge una controversia sul titolo esecutivo o sulle modalità di esecuzione, sollevata dal Pubblico Ministero, dall’interessato o dal suo difensore.

Dopo molti anni dall’ingiunzione, il condannato può ancora chiedere di eseguire la demolizione in autonomia?
La sentenza conferma che una richiesta di autodemolizione avanzata dopo molti anni di ingiustificata inerzia può essere legittimamente respinta. La prolungata inattività del condannato giustifica l’intervento d’ufficio da parte della Procura per procedere coattivamente alla demolizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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