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Ordine di demolizione: quando si applica?

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un ordine di demolizione per un immobile abusivo. Il tempo trascorso dalla condanna non è sufficiente a bloccare la demolizione se deriva dall’inerzia del condannato, che non può trarre vantaggio dal proprio illecito.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Ordine di Demolizione: Il Tempo Trascorso Salva dall’Abuso Edilizio?

La questione della legittimità di un ordine di demolizione emesso a molti anni di distanza dalla commissione di un abuso edilizio è un tema di grande attualità e dibattito. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 19085/2025) offre chiarimenti fondamentali, stabilendo che l’inerzia del colpevole non può trasformarsi in uno scudo contro le conseguenze del proprio illecito. Questo articolo analizza la decisione e le sue importanti implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Due persone, condannate con una sentenza divenuta irrevocabile nel 2009 per la realizzazione di un manufatto abusivo, si sono viste notificare nel 2024 un’ingiunzione a demolire da parte della Procura Generale. I condannati avevano presentato un’istanza alla Corte di Appello per ottenere la revoca o la sospensione di tale ingiunzione, sostenendo che l’esecuzione, a quasi vent’anni dalla costruzione dell’immobile (adibito a loro abitazione), violasse il principio di proporzionalità, come delineato dalla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

La Corte di Appello ha rigettato la loro richiesta. Di conseguenza, i due hanno proposto ricorso per cassazione, lamentando una motivazione carente sulla mancata applicazione del principio di proporzionalità, considerato il lungo lasso di tempo trascorso.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha stabilito che la doglianza dei ricorrenti era manifestamente infondata. Secondo i giudici supremi, i ricorrenti non hanno contestato la decisione nel merito, ma si sono limitati a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza introdurre elementi nuovi o specifici che potessero giustificare un’analisi diversa.

Le Motivazioni: L’Ordine di Demolizione e il Principio di Proporzionalità

Il cuore della sentenza risiede nell’analisi del principio di proporzionalità in relazione all’ordine di demolizione. La Cassazione, richiamando propri precedenti e le sentenze della Corte EDU, ha ribadito che l’autorità giudiziaria è tenuta a rispettare tale principio quando ordina la demolizione di un immobile abusivo che costituisce l’unica abitazione familiare.

Tuttavia, la Corte ha posto un paletto fondamentale: spetta a chi intende avvalersi di questo principio farsi carico di “allegare, in modo puntuale, i fatti addotti a sostegno del suo rispetto”. In altre parole, non basta invocare genericamente il lungo tempo trascorso.

Il punto cruciale della motivazione è che i fatti presentati a sostegno della sproporzionalità non possono dipendere dall’inerzia o dalla volontà di chi ha commesso l’abuso. La Corte afferma chiaramente che “il condannato non può lucrare sul tempo inutilmente trascorso dalla data di irrevocabilità della sentenza, posto che l’ingiunzione a demolire trova causa proprio dalla sua inerzia”. Il ritardo nell’esecuzione dell’ordine di demolizione è una diretta conseguenza della mancata ottemperanza spontanea da parte dei responsabili, i quali non possono ora utilizzare questo stesso ritardo come argomento a loro favore. Il semplice decorso di quindici anni dalla sentenza definitiva non è, di per sé, una ragione sufficiente per ritenere inesigibile la demolizione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza consolida un orientamento giuridico di estrema importanza: chi commette un abuso edilizio non può sperare che il passare del tempo sani la situazione o renda inapplicabile la sanzione ripristinatoria della demolizione. L’ordine di demolizione è una conseguenza diretta dell’illecito e la sua esecuzione può essere differita, ma non elusa, a causa della passività del condannato. Per bloccare la demolizione invocando il principio di proporzionalità, è necessario dimostrare circostanze eccezionali e specifiche, che non siano riconducibili alla propria negligenza nel rispettare la legge e le sentenze. Questa decisione serve da monito: l’ordinamento giuridico non premia l’inerzia di chi viola le norme urbanistiche.

Il semplice passare del tempo può annullare un ordine di demolizione?
No, secondo la sentenza, il mero decorso del tempo non è sufficiente a rendere inesigibile un ordine di demolizione, specialmente se il ritardo nell’esecuzione è causato dall’inerzia del condannato che non ha ottemperato spontaneamente alla sentenza.

Cosa significa applicare il principio di proporzionalità a un ordine di demolizione di un’abitazione?
Significa che il giudice deve valutare se la demolizione è una misura equilibrata e necessaria rispetto all’illecito commesso, tenendo conto anche del diritto all’abitazione. Tuttavia, spetta a chi si oppone alla demolizione dimostrare con fatti puntuali che essa sarebbe sproporzionata.

Chi ha l’onere di dimostrare che la demolizione è sproporzionata?
L’onere spetta interamente a chi ha commesso l’abuso edilizio. La sentenza chiarisce che chi intende avvalersi del principio di proporzionalità deve farsi carico di allegare in modo specifico i fatti a sostegno della propria richiesta, e tali fatti non possono derivare dalla propria passività nel rispettare l’ordine giudiziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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