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Ordinanza sindacale: quando è reato ignorarla?

La Corte di Cassazione annulla una condanna per non aver rispettato un’ordinanza sindacale relativa a un balcone pericolante. La Corte stabilisce che, in assenza di un concreto pericolo per le persone, il fatto non costituisce il reato previsto dall’art. 650 c.p., ma rientra nell’illecito amministrativo dell’art. 677 c.p. per il principio di specialità.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Ordinanza Sindacale: Quando la Disobbedienza Diventa Reato?

L’inosservanza di un’ordinanza sindacale non sempre costituisce un reato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sulla distinzione tra illecito penale e illecito amministrativo in caso di mancata messa in sicurezza di un immobile, sottolineando l’importanza del ‘pericolo concreto’ per le persone. La pronuncia chiarisce il rapporto tra la norma generale sull’inosservanza dei provvedimenti dell’autorità (art. 650 c.p.) e quella specifica sull’omissione di lavori in edifici che minacciano rovina (art. 677 c.p.).

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna inflitta dal Tribunale a un proprietario di un immobile. A seguito di una segnalazione, la Polizia Locale aveva accertato il deterioramento di un balcone al quinto piano di un palazzo, con distacco di intonaco. Pur non trovando calcinacci a terra, il Sindaco aveva emesso un’ordinanza contingibile e urgente, ordinando al proprietario di eliminare immediatamente lo stato di pericolo e ripristinare la sicurezza.

Un successivo sopralluogo, effettuato a distanza di alcuni giorni, aveva verificato che il proprietario non aveva ottemperato all’ordine. Di conseguenza, era stato condannato per il reato di cui all’art. 650 del codice penale (Inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità) al pagamento di un’ammenda.

La Decisione del Tribunale e i Motivi del Ricorso

Il proprietario, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la decisione del Tribunale su due fronti. In primo luogo, ha lamentato un vizio di motivazione riguardo all’elemento soggettivo del reato, sostenendo che la stessa ordinanza non specificava un pericolo concreto e attuale per le persone. In secondo luogo, e in via dirimente, ha eccepito la violazione del principio di specialità, sostenendo che la fattispecie avrebbe dovuto essere inquadrata nell’illecito amministrativo previsto dall’art. 677, primo comma, del codice penale, e non nel reato più generale dell’art. 650 c.p.

L’Ordinanza Sindacale e il Principio di Specialità

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo fondato il secondo motivo, considerato pregiudiziale e assorbente rispetto al primo. Il cuore della decisione risiede nell’applicazione del principio di specialità, secondo cui una norma specifica prevale su quella generale. La Corte ha chiarito che l’inosservanza di un’ordinanza sindacale che impone lavori di messa in sicurezza di un edificio non integra automaticamente il reato generico di cui all’art. 650 c.p.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha richiamato un suo precedente orientamento (sent. n. 48093/2023), affermando che la disciplina corretta per questi casi è quella contenuta nell’art. 677 del codice penale, rubricato “Omissione di lavori in edifici o altre costruzioni che minacciano rovina”.
Questo articolo distingue due scenari:
1. Illecito penale (art. 677, comma terzo): Si configura solo se dall’omissione dei lavori deriva un concreto pericolo per le persone. In questo caso, si tratta di una contravvenzione.
2. Illecito amministrativo (art. 677, comma primo): Si applica in tutti gli altri casi, ovvero quando, pur essendoci una minaccia di rovina, non vi è un pericolo specifico e attuale per l’incolumità pubblica.

Nel caso di specie, lo stesso Tribunale di merito aveva evidenziato l’assenza di un pericolo concreto e attuale per le persone. Di conseguenza, la condotta del proprietario non poteva essere qualificata come reato ai sensi dell’art. 650 c.p., ma avrebbe dovuto essere considerata, al più, un illecito amministrativo ai sensi del primo comma dell’art. 677 c.p. Essendo quest’ultima una norma speciale, esclude l’applicazione di quella generale.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha quindi annullato la sentenza impugnata senza rinvio, con la formula “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato”. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: per configurare una responsabilità penale in caso di mancata messa in sicurezza di un immobile, non è sufficiente la mera disobbedienza a un ordine dell’autorità, ma è necessario che da tale omissione scaturisca un pericolo tangibile e immediato per la sicurezza delle persone. In assenza di tale presupposto, la sanzione rimane confinata nell’ambito amministrativo.

Ignorare un’ordinanza sindacale per un edificio è sempre un reato?
No. Secondo la sentenza, non è un reato se dalla condotta non deriva un concreto e attuale pericolo per le persone. In tale ipotesi, si configura solo un illecito amministrativo previsto dall’art. 677, primo comma, del codice penale.

Qual è la differenza tra il reato previsto dall’art. 650 c.p. e l’illecito dell’art. 677 c.p. in questi casi?
L’art. 677 c.p. è una norma specifica per l’omissione di lavori su edifici pericolanti. Se esiste un pericolo concreto per le persone, si applica la sanzione penale del terzo comma dell’art. 677. In assenza di tale pericolo, si applica la sanzione amministrativa del primo comma. Per il principio di specialità, questa norma specifica prevale su quella generale dell’art. 650 c.p. (inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità).

Cosa significa che la Corte ha annullato la sentenza “senza rinvio perché il fatto non è previsto dalla legge come reato”?
Significa che la Corte di Cassazione ha cancellato la condanna in via definitiva. Ha stabilito che il comportamento del proprietario, in assenza di un pericolo concreto per le persone, non costituiva il reato per cui era stato condannato, ma al massimo un illecito amministrativo. Pertanto, non è necessario un nuovo processo sulla questione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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