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Ordinanza interlocutoria: inammissibile il ricorso PM

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero avverso un’ordinanza del GIP. Il PM contestava l’ammissibilità della messa alla prova per un imputato di omicidio stradale. La Suprema Corte ha chiarito che il provvedimento impugnato non era una decisione finale, ma una mera ordinanza interlocutoria con cui il giudice esprimeva un parere prognostico positivo, rinviando per la stesura del programma. Tale atto, privo di carattere decisorio, non è impugnabile.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

L’Ordinanza Interlocutoria e l’Impugnazione: Un Limite per il PM

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale della procedura penale: non tutti i provvedimenti del giudice sono immediatamente impugnabili. Il caso in esame chiarisce la natura e i limiti del ricorso contro una ordinanza interlocutoria, specialmente in relazione all’istituto della messa alla prova. La decisione sottolinea la differenza fondamentale tra un atto preparatorio e una decisione finale, tracciando una linea netta per l’ammissibilità dei ricorsi.

I Fatti del Caso

Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Asti ha presentato ricorso per cassazione contro un’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP). L’ordinanza riguardava un imputato accusato del reato di omicidio stradale (art. 589 bis c.p.) a cui era stata prospettata la possibilità di accedere alla messa alla prova.

Il Pubblico Ministero lamentava l’erronea applicazione della legge, sostenendo che il reato contestato non rientrasse tra quelli per cui è ammessa la messa alla prova. In particolare, evidenziava che la pena massima prevista per tale delitto superava il limite di quattro anni di detenzione stabilito dall’art. 168 bis c.p., anche considerando l’applicazione di eventuali attenuanti.

La Natura dell’Ordinanza Interlocutoria Impugnata

Il punto centrale della questione non risiedeva nel merito della richiesta di messa alla prova, ma nella natura stessa del provvedimento impugnato dal PM. La Corte di Cassazione ha infatti analizzato l’atto del GIP, scoprendo che non si trattava di un’ordinanza che ammetteva formalmente l’imputato alla prova, bensì di un atto preparatorio.

Il GIP, infatti, si era limitato a esprimere un giudizio prognostico positivo sulla futura ammissione, rinviando la causa a un’udienza successiva per consentire all’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE) di formulare un programma di trattamento specifico, come previsto dalla procedura.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile sulla base di una chiara distinzione procedurale. Ai sensi dell’art. 464-quater, comma 7, del codice di procedura penale, il Pubblico Ministero può ricorrere per cassazione esclusivamente avverso l’ordinanza che decide sull’istanza di messa alla prova, ovvero quella che ammette o rigetta definitivamente la richiesta.

Nel caso di specie, il provvedimento impugnato non aveva questo carattere decisorio. Era, a tutti gli effetti, una ordinanza interlocutoria, un atto meramente interno al procedimento, finalizzato a preparare la decisione futura. Non avendo risolto alcuna questione in via definitiva, l’atto era privo di quella natura decisoria che ne avrebbe consentito l’impugnazione.

La Corte ha inoltre escluso che tale provvedimento potesse configurarsi come un “atto abnorme”, poiché non rappresenta una deviazione dallo schema legale, ma ne costituisce una fase fisiologica. Di conseguenza, mancando un provvedimento validamente impugnabile, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce l’importanza del principio di tassatività dei mezzi di impugnazione. Non è possibile contestare ogni singolo passo del procedimento, ma solo gli atti che la legge qualifica espressamente come impugnabili. La distinzione tra atti preparatori e decisioni finali è fondamentale per garantire un corretto e ordinato svolgimento del processo, evitando ricorsi prematuri che potrebbero intralciarne il corso. Per le parti processuali, ciò significa che l’eventuale dissenso su una valutazione preliminare del giudice potrà essere fatto valere solo impugnando la decisione finale che ne consegue.

È possibile ricorrere contro un’ordinanza che esprime solo un parere favorevole sulla futura ammissione alla messa alla prova?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale provvedimento è una ordinanza interlocutoria meramente preparatoria e priva di carattere decisorio, pertanto non è impugnabile.

Quale tipo di provvedimento sulla messa alla prova può essere impugnato dal Pubblico Ministero?
Ai sensi dell’art. 464-quater, comma 7, cod. proc. pen., il Pubblico Ministero può ricorrere per cassazione solo avverso l’ordinanza che decide definitivamente sull’istanza di messa alla prova, e non contro i provvedimenti intermedi.

Un’ordinanza che rinvia per la formulazione del programma di trattamento può essere considerata un atto abnorme?
No. La sentenza chiarisce che un’ordinanza con tale contenuto ha una valenza meramente interlocutoria e non può essere configurata come un atto abnorme, in quanto non si discosta dal normale schema procedurale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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