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Ordinanza di Cassazione: Struttura e valore legale

Analisi di un’Ordinanza di Cassazione in materia penale. Il documento esaminato, pur privo del contenuto motivazionale, mostra la struttura formale di un provvedimento della Suprema Corte, emesso a seguito di un ricorso. La decisione è un esempio di atto procedurale che scandisce le fasi del giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordinanza di Cassazione: Guida alla Lettura di un Provvedimento Cruciale

Comprendere gli atti giudiziari è fondamentale per orientarsi nel complesso mondo del diritto. Un’ Ordinanza di Cassazione, in particolare, rappresenta un passaggio chiave nel sistema giudiziario penale. Attraverso l’analisi di un provvedimento della Settima Sezione Penale, esamineremo la sua struttura e il suo significato, anche quando, come nel caso di specie, il testo a disposizione è limitato alla sola parte introduttiva e dispositiva, senza le motivazioni.

La Struttura Formale del Provvedimento

Un’ordinanza emessa dalla Corte Suprema di Cassazione segue una struttura ben definita, essenziale per garantirne la validità e la comprensibilità. L’intestazione riporta informazioni cruciali:
L’Autorità Giudiziaria: In questo caso, la “LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE”.
La Sezione: La “Sez. 7” Penale, che indica la specializzazione del collegio giudicante.
Gli Estremi del Provvedimento: Il tipo di atto (“Ordinanza”), il numero e l’anno, che servono a identificarlo univocamente.
Il Collegio Giudicante: Vengono indicati i nomi dei magistrati che hanno preso la decisione, con una distinzione di ruoli tra “Presidente” e “Relatore”. Il Presidente dirige l’udienza e il collegio, mentre il Relatore è il giudice che ha studiato in modo approfondito il caso e ne ha esposto i termini agli altri membri.

Subito dopo, il documento identifica la parte che ha presentato il ricorso, in questo caso un singolo individuo, garantendo la trasparenza su chi sia il soggetto interessato dalla decisione.

Analisi del Ruolo dell’Ordinanza di Cassazione

Nel processo penale, la Corte di Cassazione interviene come giudice di legittimità, ovvero non riesamina i fatti del processo, ma valuta se i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge. L’ Ordinanza di Cassazione è tipicamente uno strumento utilizzato per risolvere questioni procedurali. Può, ad esempio, dichiarare un ricorso inammissibile perché presentato fuori termine o per mancanza dei requisiti di legge, oppure può risolvere altre questioni che non toccano il cuore della colpevolezza o dell’innocenza dell’imputato.

Le Motivazioni

La parte più importante di ogni provvedimento giudiziario è la motivazione, introdotta dalla formula “RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO”. È in questa sezione che la Corte spiega il ragionamento logico-giuridico che l’ha portata a una determinata conclusione. Qui i giudici ripercorrono i fatti salienti del processo (ritenuto in fatto) e applicano le norme di riferimento e i principi giurisprudenziali (considerato in diritto). Sebbene il testo analizzato non contenga questa sezione, la sua presenza formale indica il punto in cui si troverebbe il cuore argomentativo della decisione, essenziale per comprendere appieno la portata del provvedimento e per l’eventuale esercizio di ulteriori diritti.

Le Conclusioni

La decisione finale è contenuta nel dispositivo, che in questo documento è assente ma che solitamente segue le motivazioni. Le implicazioni pratiche di un’ Ordinanza di Cassazione possono essere molteplici: dalla definitiva chiusura del caso (se il ricorso è rigettato o dichiarato inammissibile) al rinvio del processo a un altro giudice per un nuovo esame (in caso di annullamento della decisione impugnata). Anche in assenza del contenuto specifico, la sola emissione di un’ordinanza indica che la Corte si è pronunciata, portando il procedimento a una nuova fase o alla sua conclusione.

Che cos’è un’Ordinanza della Corte di Cassazione?
È un provvedimento giudiziario con cui la Corte Suprema di Cassazione decide solitamente questioni di procedura relative a un ricorso, come la sua ammissibilità, senza entrare nel merito della vicenda.

Cosa significa la dicitura “RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO”?
È la formula standard che introduce la parte motivazionale di un provvedimento. In questa sezione, il giudice espone i fatti rilevanti del caso (“ritenuto in fatto”) e le norme giuridiche e i principi di diritto applicati per giungere alla decisione (“considerato in diritto”).

Qual è il ruolo del “Relatore” in un collegio giudicante?
Il Relatore è il giudice che viene incaricato di studiare in modo approfondito gli atti del processo, di esporre il caso agli altri membri del collegio durante l’udienza e di scrivere la bozza della motivazione della sentenza o dell’ordinanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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