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Ordinanza abnorme: quando il ricorso PM è inammissibile

A seguito di un ricorso del Pubblico Ministero che lamentava una presunta ordinanza abnorme, la Corte di Cassazione ha stabilito che non è abnorme il provvedimento con cui il GIP, accogliendo l’opposizione della persona offesa all’archiviazione, disponga nuove indagini rinviando per relationem alle specifiche richieste contenute nell’atto di opposizione. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile poiché l’atto del GIP non presentava vizi strutturali o funzionali tali da creare una stasi processuale.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordinanza Abnorme: la Cassazione Definisce i Limiti del Ricorso del PM

Nel complesso panorama della procedura penale, il concetto di ordinanza abnorme rappresenta un’ipotesi eccezionale, un provvedimento del giudice talmente anomalo da bloccare il corretto svolgimento del processo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento su questo tema, stabilendo quando un’ordinanza che dispone nuove indagini non può essere considerata abnorme, anche se rinvia agli atti della persona offesa. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata pratica.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla richiesta di archiviazione formulata dalla Procura della Repubblica per un procedimento penale a carico di un’imputata per il reato di cui all’art. 483 c.p. (Falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico). La persona offesa dal reato si è opposta a tale richiesta, presentando un atto di opposizione in cui indicava una serie di approfondimenti investigativi ritenuti necessari.

Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), accogliendo l’opposizione, ha emesso un’ordinanza con la quale ha disposto la restituzione degli atti al Pubblico Ministero (PM), ordinando l’esecuzione di ulteriori indagini da compiersi entro un termine prestabilito. Contro questa decisione, il PM ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che si trattasse di un’ordinanza abnorme e viziata nella motivazione.

La Tesi del Pubblico Ministero: perché l’Ordinanza Sarebbe Abnorme?

Il cuore del ricorso del PM si basava sull’idea che il GIP non avesse autonomamente specificato le indagini da compiere, ma si fosse limitato a rinviare per relationem agli spunti contenuti nell’atto di opposizione della persona offesa. Secondo la tesi accusatoria, questo modo di procedere avrebbe reso l’ordinanza strutturalmente e funzionalmente anomala, creando un’indebita ingerenza nelle prerogative investigative del PM e, di fatto, una situazione di stallo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile, rigettando la tesi dell’abnormità. I giudici hanno richiamato un proprio precedente consolidato (Sez. 5, n. 8020/2021), secondo cui non è affatto abnorme l’ordinanza con cui il GIP, nel decidere sull’opposizione all’archiviazione, indica al PM temi di indagine nuovi e specifici operando un rinvio per relationem all’atto di opposizione.

Il punto cruciale, secondo la Corte, non è la tecnica redazionale dell’ordinanza (cioè se le indagini siano elencate direttamente o richiamate da un altro atto), ma la sua sostanza. Nel caso specifico, l’atto di opposizione della persona offesa indicava in modo analitico e dettagliato le indagini che riteneva necessario compiere. Di conseguenza, il rinvio del GIP a tale atto non era generico o vago, ma puntuale e specifico.

La Corte ha chiarito che un’eventuale superfluità dei contenuti indicati attiene al merito del provvedimento, non al suo aspetto strutturale o funzionale. In altre parole, il PM può non essere d’accordo sulla necessità di quelle indagini, ma finché l’ordinanza fornisce una direzione chiara e non crea un blocco insuperabile del procedimento, non può essere definita abnorme.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio fondamentale: l’abnormità di un atto processuale è un vizio grave e residuale, da ravvisare solo quando esso si ponga completamente al di fuori del sistema o generi una stasi procedurale insanabile. Non è sufficiente un semplice disaccordo del PM sulle scelte del GIP.

La decisione ha importanti implicazioni pratiche:
1. Legittima il rinvio per relationem: I giudici possono validamente disporre nuove indagini facendo riferimento a un atto di opposizione ben strutturato e analitico, senza doverne ricopiare il contenuto.
2. Delimita il ricorso del PM: Il Pubblico Ministero non può impugnare per abnormità un’ordinanza di questo tipo solo perché non ne condivide il merito. Il ricorso è ammesso solo in presenza di un vizio che mini la struttura stessa del procedimento.
3. Valorizza il ruolo della persona offesa: Riconosce che l’atto di opposizione, se ben argomentato, può diventare la base concreta per la prosecuzione delle indagini, orientando efficacemente l’operato del giudice.

Quando un’ordinanza del giudice è considerata abnorme?
Un’ordinanza è considerata abnorme quando, per la sua natura o struttura, si pone completamente al di fuori del sistema processuale oppure quando provoca una stasi del procedimento che non può essere superata con gli strumenti previsti dalla legge.

Può un GIP ordinare nuove indagini facendo semplicemente riferimento all’atto di opposizione della vittima?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, non è abnorme l’ordinanza con cui il GIP dispone nuove indagini rinviando, anche in modo analitico e diffuso, agli spunti contenuti nell’atto di opposizione della persona offesa, purché questi siano specifici.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’ordinanza del GIP, pur rinviando all’atto di opposizione, indicava chiaramente le indagini da compiere. Di conseguenza, non era un atto strutturalmente o funzionalmente viziato e non creava alcun blocco nel procedimento, escludendo così la sua abnormità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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