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Opposizione rigetto dissequestro: GIP decide de plano?

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un GIP che aveva respinto l’opposizione al rigetto del dissequestro di una patente senza convocare le parti. La Corte ha stabilito che in questi casi è obbligatorio seguire la procedura in contraddittorio prevista dall’art. 127 c.p.p., pena la nullità del provvedimento. Il caso è stato rinviato al Tribunale per una nuova decisione nel rispetto del diritto di difesa.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Opposizione rigetto dissequestro: quando il GIP non può decidere da solo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale nella procedura penale: il diritto al contraddittorio. Il caso riguarda l’opposizione al rigetto del dissequestro di un bene, una situazione in cui il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) non può decidere de plano, ovvero senza un’udienza formale. Vediamo nel dettaglio cosa è successo e perché questa decisione è così importante per la tutela dei diritti.

I Fatti del Caso

Tutto inizia con il sequestro di una patente di guida, considerata ‘corpo del reato’. Il titolare della patente ne chiede la restituzione (dissequestro), sostenendo che il sequestro fosse illegittimo per due motivi principali:
1. Il numero identificativo della patente sequestrata era diverso da quello indicato nel decreto di perquisizione originario.
2. Di conseguenza, il sequestro era avvenuto su iniziativa della polizia giudiziaria e non era mai stato convalidato dal Pubblico Ministero.

Il Pubblico Ministero rigetta l’istanza di dissequestro. L’interessato presenta quindi opposizione al GIP, il quale, a sua volta, la respinge con un decreto emesso inaudita altera parte, cioè senza convocare le parti per un’udienza. Contro questa decisione, l’interessato propone ricorso in Cassazione.

La Procedura corretta in caso di opposizione rigetto dissequestro

Il ricorrente lamenta principalmente la violazione della legge processuale. Sostiene che il GIP, nel decidere sull’opposizione, avrebbe dovuto seguire le forme previste dall’articolo 127 del codice di procedura penale. Questa norma impone la celebrazione di un’udienza in camera di consiglio, garantendo così il contraddittorio tra le parti. Decidere de plano ha significato, di fatto, negare il diritto di difesa.

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa tesi, annullando il provvedimento del GIP.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su un’interpretazione chiara e consolidata della legge. L’articolo 263, comma 5, del codice di procedura penale, che regola proprio l’opposizione al decreto di rigetto del Pubblico Ministero, richiama esplicitamente l’applicazione delle forme previste dall’articolo 127.

Il tenore letterale della norma, afferma la Corte, non lascia spazio a dubbi: la locuzione «il giudice provvede a norma dell’articolo 127» impone l’obbligo di instaurare un contraddittorio. La giurisprudenza di legittimità è pacifica nel sostenere che, se il provvedimento del giudice sull’opposizione viene assunto de plano, si determina una nullità.

Questa nullità è assoluta e può essere fatta valere tramite ricorso per cassazione. L’unica eccezione a questa regola si verifica quando il giudice dichiara l’atto introduttivo inammissibile, ma nel caso di specie il GIP aveva rigettato l’opposizione nel merito, pronunciandosi sulla sua infondatezza e non sulla sua ammissibilità.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: il diritto di essere ascoltati è una garanzia irrinunciabile, anche nei procedimenti incidentali come quelli relativi alla restituzione di beni sequestrati. Un giudice non può respingere un’opposizione senza aver prima dato alle parti la possibilità di esporre le proprie ragioni in un’udienza dedicata. La decisione de plano costituisce una scorciatoia procedurale non consentita dalla legge, che compromette gravemente il diritto di difesa. La conseguenza è la nullità dell’atto e la necessità di tornare davanti al giudice per una nuova valutazione, questa volta nel pieno rispetto delle regole processuali.

Quando un cittadino si oppone al rifiuto del PM di restituire un bene sequestrato, il GIP può decidere senza un’udienza?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in base all’art. 263, comma 5, c.p.p., il GIP deve obbligatoriamente seguire la procedura prevista dall’art. 127 c.p.p., che garantisce il contraddittorio tra le parti attraverso un’udienza in camera di consiglio.

Qual è la conseguenza se il GIP decide sull’opposizione al rigetto del dissequestro senza un’udienza?
La decisione presa de plano (senza udienza) è affetta da nullità. Secondo la sentenza, questa violazione procedurale determina una nullità deducibile mediante ricorso per cassazione, in quanto viola il fondamentale diritto al contraddittorio.

Qual è stato l’esito finale del ricorso in questo caso?
La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio il provvedimento del GIP. Gli atti sono stati trasmessi nuovamente al Tribunale di Bergamo affinché il GIP proceda a una nuova valutazione, questa volta rispettando l’obbligo di celebrare l’udienza e di garantire il contraddittorio tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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