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Opposizione giudice esecuzione: serve il contraddittorio

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale di Milano. Il giudice dell’esecuzione, dopo un’opposizione del PM, aveva deciso sulla riduzione di pena senza una regolare udienza. La Corte ha stabilito che in caso di opposizione del giudice esecuzione, è obbligatorio instaurare il contraddittorio tra le parti, pena la nullità assoluta del provvedimento.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Opposizione al Giudice dell’Esecuzione: la Cassazione ribadisce l’obbligo del contraddittorio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 33969 del 2024, ha riaffermato un principio cardine della procedura penale: quando viene presentata un’opposizione al giudice dell’esecuzione, quest’ultimo non può decidere in solitudine, ma deve obbligatoriamente instaurare un contraddittorio tra le parti. La violazione di questa regola procedurale comporta la sanzione più grave: la nullità assoluta del provvedimento. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Milano a seguito di un giudizio abbreviato. Una volta che la sentenza è divenuta definitiva, il caso è passato al giudice dell’esecuzione per l’applicazione di un’ulteriore riduzione di pena, come previsto da una recente modifica legislativa (art. 442, comma 2-bis, c.p.p.).

Inizialmente, il giudice dell’esecuzione aveva emesso un primo provvedimento. Contro tale decisione, il Procuratore della Repubblica aveva proposto opposizione. Il giudice, anziché fissare un’udienza per discutere l’opposizione, ha deciso direttamente sulla questione con una nuova ordinanza, emessa de plano (cioè senza formalità e senza sentire le parti). Contro questa seconda ordinanza, il Procuratore della Repubblica ha proposto ricorso per cassazione, lamentando proprio la violazione del diritto al contraddittorio.

La decisione sull’opposizione del giudice esecuzione e la nullità

Il punto centrale del ricorso del Procuratore si basava su un vizio procedurale. Il giudice dell’esecuzione, nel decidere sull’opposizione del giudice esecuzione proposta dal PM, aveva agito senza convocare le parti per un’udienza. Secondo il ricorrente, questa modalità violava le norme del codice di procedura penale che impongono, in caso di opposizione, di procedere garantendo il confronto dialettico tra accusa e difesa.

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa tesi. Ha stabilito che l’ordinanza impugnata era affetta da nullità assoluta. Di conseguenza, ha annullato il provvedimento e ha rinviato gli atti al Tribunale di Milano affinché procedesse nuovamente, questa volta nel pieno rispetto delle regole del contraddittorio.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha fondato la sua decisione su un’interpretazione chiara e rigorosa delle norme procedurali. L’articolo 676 del codice di procedura penale, che disciplina le competenze del giudice dell’esecuzione anche in materia di riduzioni di pena come quella in esame, richiama esplicitamente la procedura descritta nell’articolo 667, comma 4. Quest’ultima norma, a sua volta, stabilisce che quando viene proposta opposizione contro un decreto del giudice, si deve procedere secondo le forme dell’articolo 666.

Questo rinvio normativo porta a una conclusione inequivocabile: l’opposizione apre una fase processuale che deve necessariamente svolgersi in contraddittorio. Il giudice non ha la facoltà di scegliere se tenere o meno un’udienza; è un obbligo di legge, la cui violazione rende l’atto nullo in modo insanabile. La decisione de plano, in questo contesto, è illegittima perché priva le parti del loro diritto fondamentale di essere ascoltate e di argomentare le proprie ragioni prima che venga presa una decisione che incide sui loro diritti.

Le conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio fondamentale dello stato di diritto: nessuna decisione giurisdizionale, specialmente in materia penale, può essere presa senza un giusto processo. Il contraddittorio non è una mera formalità, ma l’essenza stessa della giurisdizione. Anche nella fase di esecuzione, che segue la condanna definitiva, le parti devono avere la possibilità di interloquire con il giudice. Annullando l’ordinanza emessa senza udienza, la Cassazione ha ricordato a tutti gli operatori del diritto che la garanzia del confronto dialettico è un presidio irrinunciabile, la cui omissione vizia irrimediabilmente la decisione.

Quando il Pubblico Ministero presenta opposizione a un provvedimento del giudice dell’esecuzione, il giudice può decidere senza un’udienza?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di opposizione, il giudice è tenuto a instaurare il contraddittorio tra le parti, fissando un’udienza secondo le regole previste dagli artt. 666 e 667 del codice di procedura penale.

Cosa succede se il giudice dell’esecuzione decide sull’opposizione ‘de plano’, cioè senza udienza?
L’ordinanza emessa ‘de plano’ è affetta da nullità assoluta. Questo significa che il provvedimento è invalido e deve essere annullato, con rinvio al giudice per una nuova decisione nel rispetto del contraddittorio.

La regola del contraddittorio obbligatorio vale anche per le decisioni sulla riduzione di pena prevista dall’art. 442, comma 2-bis, c.p.p.?
Sì. La sentenza chiarisce che l’art. 676, comma 1, c.p.p., che regola la competenza del giudice dell’esecuzione per questa riduzione, richiama esplicitamente la procedura che impone il contraddittorio in caso di opposizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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