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Opposizione giudice esecuzione: la via corretta

La Corte di Cassazione interviene su un caso in cui la Procura aveva impugnato direttamente un’ordinanza del giudice dell’esecuzione relativa all’estinzione di una pena. La Suprema Corte, senza entrare nel merito, ha riqualificato il ricorso come opposizione al giudice dell’esecuzione, stabilendo che questo è l’unico rimedio procedurale corretto previsto dalla legge. Di conseguenza, gli atti sono stati rinviati al giudice di primo grado per la trattazione.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Opposizione al Giudice dell’Esecuzione: Il Rimedio Corretto secondo la Cassazione

In materia di procedura penale, la scelta del corretto mezzo di impugnazione è un passaggio cruciale che determina l’ammissibilità e l’esito di un’istanza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale riguardo ai provvedimenti emessi dal giudice dell’esecuzione, specificando che il rimedio corretto non è il ricorso diretto in Cassazione, bensì l’opposizione al giudice dell’esecuzione stesso. Questo principio garantisce il pieno rispetto del contraddittorio e dei diritti della difesa.

Il Caso: Ricorso contro il Diniego di Estinzione della Pena

La vicenda trae origine da una richiesta del Pubblico Ministero presso il Tribunale di Torino, il quale aveva chiesto di dichiarare estinta una pena pecuniaria per decorso del tempo. Il giudice dell’esecuzione aveva rigettato tale richiesta, ritenendo che l’avvio della procedura esecutiva avesse interrotto i termini per la prescrizione, nonostante il condannato fosse risultato irreperibile dopo la notifica della cartella.

Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge e richiamando una pronuncia delle Sezioni Unite. Secondo il ricorrente, la semplice irreperibilità del condannato non poteva essere equiparata a una volontaria sottrazione all’esecuzione della pena, come l’evasione, e quindi non avrebbe dovuto interrompere il decorso del tempo.

L’Importanza dell’Opposizione al Giudice dell’Esecuzione

La Corte di Cassazione, tuttavia, non è entrata nel merito della questione sollevata dal Pubblico Ministero. L’attenzione dei giudici si è concentrata esclusivamente sull’aspetto procedurale. Il provvedimento impugnato, infatti, era un’ordinanza emessa dal giudice dell’esecuzione nell’ambito delle sue competenze, per la quale il Codice di procedura penale (art. 667, comma 4) prevede uno specifico strumento di contestazione: l’opposizione.

L’opposizione permette alla parte interessata di presentare le proprie doglianze davanti allo stesso giudice che ha emesso il provvedimento, innescando una fase procedimentale più approfondita che si svolge nel pieno rispetto del contraddittorio e dei diritti della difesa, secondo le forme dell’art. 666 c.p.p.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha qualificato il ricorso del Pubblico Ministero come opposizione, basandosi su un principio consolidato in giurisprudenza. Consentire un ricorso diretto per cassazione priverebbe la parte di una fase fondamentale del giudizio: la rivalutazione del provvedimento da parte dello stesso giudice dell’esecuzione. Quest’ultimo, a differenza del giudice di legittimità, ha una conoscenza completa e diretta degli atti e delle questioni del caso ed è quindi nella posizione migliore per esaminare tutti gli aspetti che non sono stati sottoposti nella prima istanza.

La scelta del legislatore di prevedere la fase dell’opposizione ha una sua specifica ragione d’essere, volta a garantire un doppio grado di valutazione nel merito prima di un eventuale ricorso alla Suprema Corte. Pertanto, il ricorso è stato ritenuto inammissibile nella sua forma originaria e riqualificato come opposizione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha disposto la trasmissione degli atti al Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torino, in qualità di giudice dell’esecuzione, affinché proceda con la trattazione del caso come opposizione. Questa ordinanza rafforza un principio procedurale chiave: contro le ordinanze emesse dal giudice dell’esecuzione secondo la procedura semplificata, il rimedio corretto e necessario è l’opposizione. Solo dopo l’esito di questa fase sarà possibile, eventualmente, adire la Corte di Cassazione. La decisione sottolinea l’importanza di seguire scrupolosamente le vie procedurali indicate dalla legge per la tutela effettiva dei diritti.

Qual è il rimedio corretto per impugnare un’ordinanza emessa dal giudice dell’esecuzione secondo la procedura dell’art. 667, comma 4, c.p.p.?
L’unico rimedio previsto dalla legge è l’opposizione da proporre davanti allo stesso giudice che ha emesso l’ordinanza. Non è ammesso il ricorso diretto per cassazione.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso nel merito la questione sull’estinzione della pena?
La Corte non ha deciso nel merito perché ha riscontrato un vizio procedurale. Il ricorso per cassazione era un rimedio inammissibile in quella fase, e la Corte ha dovuto prima riqualificare l’atto come opposizione e rinviare il caso al giudice competente.

Cosa accade dopo la decisione della Cassazione?
Gli atti del procedimento vengono trasmessi al Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torino, il quale, come giudice dell’esecuzione, tratterà il caso come un’opposizione, avviando una nuova fase procedimentale nel rispetto del contraddittorio tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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