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Opposizione del terzo alla confisca: la Cassazione

Alcuni soggetti terzi, estranei a un procedimento penale, hanno chiesto la revoca della confisca su beni immobili di loro proprietà. Il Giudice dell’esecuzione ha respinto la richiesta. La Corte di Cassazione, investita del caso, ha stabilito che il rimedio corretto non è il ricorso per cassazione, ma l’opposizione del terzo davanti allo stesso Giudice dell’esecuzione. L’ordinanza riqualifica l’impugnazione e rinvia gli atti per garantire al terzo un doppio grado di valutazione nel merito.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Opposizione del Terzo: La Cassazione Chiarisce il Rimedio Contro la Confisca

Quando un bene viene confiscato nell’ambito di un procedimento penale, cosa può fare il proprietario che è completamente estraneo a quel reato? La risposta risiede in uno specifico strumento processuale: l’opposizione del terzo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito l’importanza di questo rimedio, chiarendo quale sia la strada corretta da percorrere per tutelare i propri diritti e perché il ricorso diretto in Cassazione sia, in questi casi, una scelta errata.

I Fatti: Una Richiesta di Revoca della Confisca

Il caso ha origine dalla richiesta di alcuni cittadini, terzi estranei al processo penale, di revocare la confisca di alcuni beni immobili. Tali beni facevano parte di un più ampio complesso immobiliare, confiscato con una sentenza del 2015 perché ritenuto nella disponibilità di fatto di un’associazione criminale. I richiedenti, pur avendo prodotto titoli di proprietà relativi a porzioni dell’immobile, si sono visti respingere l’istanza dal Giudice dell’Esecuzione del Tribunale di Napoli. La motivazione del rigetto si fondava sulla mancata dimostrazione, da parte loro, del possesso effettivo e dell’uso concreto dei beni rivendicati.

Il Rimedio Errato: Il Ricorso per Cassazione

Sentendosi lesi da questa decisione, i proprietari hanno deciso di impugnare l’ordinanza del Giudice dell’Esecuzione proponendo direttamente ricorso per cassazione. La loro intenzione era quella di ottenere un annullamento della decisione da parte della Suprema Corte, contestandone la legittimità. Tuttavia, questa scelta si è rivelata proceduralmente non corretta, come evidenziato dalla stessa Corte.

La Decisione della Cassazione: Riqualificazione in Opposizione del Terzo

La Corte di Cassazione, analizzando il caso, ha deciso di non entrare nel merito della questione. Invece, ha riqualificato l’impugnazione: il ricorso per cassazione è stato trasformato in un’opposizione del terzo, ai sensi degli articoli 676 e 667 del codice di procedura penale. Di conseguenza, gli atti sono stati rinviati allo stesso Giudice dell’Esecuzione del Tribunale di Napoli che aveva emesso la prima decisione. Questa mossa, apparentemente solo procedurale, nasconde un principio fondamentale di garanzia per i terzi.

le motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su un orientamento ormai consolidato. La legge prevede una specifica sequenza procedurale per tutelare il terzo che non ha partecipato al giudizio di cognizione (quello che ha portato alla condanna e alla confisca). Questa sequenza garantisce il diritto a una «doppia valutazione di merito». In pratica, anche se la prima decisione del Giudice dell’Esecuzione è stata presa dopo un confronto tra le parti (in contraddittorio), ciò non esaurisce le possibilità difensive del terzo. L’opposizione, infatti, consente uno sviluppo più ampio delle argomentazioni e una critica più approfondita dei contenuti della decisione, senza i limiti stringenti del giudizio di legittimità proprio della Cassazione, che può valutare solo le violazioni di legge e non i fatti. Pertanto, il rimedio corretto per contestare nel merito la decisione sulla confisca è l’opposizione davanti allo stesso giudice che ha già deciso, e non il ricorso per motivi di legittimità.

le conclusioni

La pronuncia della Cassazione rafforza un importante principio di tutela: il terzo estraneo a un procedimento penale, che vede i suoi beni confiscati, ha diritto a un pieno esame della sua posizione nel merito. La via maestra non è l’appello ai massimi gradi di giudizio, ma l’utilizzo dello strumento specifico dell’opposizione. Questa procedura assicura che i fatti e le prove del terzo (come la titolarità e il possesso effettivo del bene) siano valutati in modo completo, garantendo così una difesa efficace e un giusto processo. La decisione serve da monito: la scelta del corretto strumento processuale è cruciale per la tutela dei propri diritti.

Qual è il rimedio corretto per un terzo che vuole contestare la confisca di un suo bene decisa in un processo penale a cui non ha partecipato?
Il rimedio corretto non è il ricorso per cassazione, ma l’opposizione ai sensi degli artt. 676 e 667, comma 4, del codice di procedura penale, da proporre davanti allo stesso Giudice dell’esecuzione che ha emesso il provvedimento.

Perché la Corte di Cassazione ha riqualificato il ricorso in opposizione invece di dichiararlo inammissibile?
La Corte ha applicato il principio di conservazione degli atti giuridici (art. 568, comma 5, cod. proc. pen.), secondo cui un’impugnazione proposta con un mezzo non corretto deve essere trattata come se fosse stata proposta con il mezzo corretto, se ne ha i requisiti. In questo modo, si garantisce il diritto di difesa della parte.

Cosa significa “diritto ad una doppia valutazione di merito” per il terzo?
Significa che il terzo estraneo al processo penale ha diritto a che la sua richiesta sia esaminata nel merito due volte: una prima volta con la decisione iniziale del Giudice dell’esecuzione e una seconda volta, più approfondita e in pieno contraddittorio, attraverso il giudizio di opposizione davanti allo stesso giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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