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Opposizione decreto penale: no a raccomandata

La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità di un’opposizione a decreto penale inviata tramite raccomandata. A seguito della Riforma Cartabia e dell’abrogazione dell’art. 583 c.p.p., tale modalità non è più valida. La Corte ha chiarito che il personale postale non può essere considerato un “incaricato” per il deposito, che deve avvenire personalmente o tramite un soggetto munito di delega esplicita.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Opposizione Decreto Penale: La Cassazione Conferma lo Stop alla Raccomandata

Con la sentenza n. 11138 del 2024, la Corte di Cassazione ha messo un punto fermo sulle modalità di presentazione dell’opposizione a decreto penale dopo la Riforma Cartabia. La decisione chiarisce che l’invio tramite lettera raccomandata non è più una via percorribile, consolidando le modifiche introdotte dal D.lgs. 150/2022 e respingendo interpretazioni creative della normativa. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla decisione del GIP del Tribunale di Verona, che aveva dichiarato inammissibile un’opposizione a decreto penale presentata nell’interesse di un imputato. Il motivo? L’atto era stato spedito tramite lettera raccomandata con ricevuta di ritorno. Il giudice di primo grado aveva basato la sua decisione sulla recente abrogazione dell’articolo 583 del codice di procedura penale, norma che in precedenza consentiva proprio questa modalità di deposito per le impugnazioni.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I difensori dell’imputato hanno proposto ricorso per Cassazione, sostenendo due argomenti principali:
1. Violazione dell’art. 582 c.p.p.: Secondo la difesa, nonostante l’abrogazione dell’art. 583 c.p.p., l’impugnazione può ancora essere depositata in cancelleria da un “incaricato”. In un’interpretazione estensiva, sostenevano che il personale di Poste Italiane, incaricato del recapito, potesse essere considerato tale.
2. Questione di costituzionalità: I legali lamentavano una violazione degli articoli 3 e 24 della Costituzione, poiché l’impossibilità di accedere a istituti come l’estinzione del reato per condotte riparatorie (art. 162-ter c.p.p.) creerebbe una disparità di trattamento.

Opposizione Decreto Penale: Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, rigettando tutte le censure della difesa e confermando la decisione del GIP. Le motivazioni sono chiare e tracciano un perimetro invalicabile per le modalità di deposito delle impugnazioni.

L’abrogazione dell’art. 583 c.p.p. e le Nuove Modalità di Deposito

Il cuore della decisione risiede nell’effetto dell’abrogazione dell’art. 583 c.p.p. ad opera della Riforma Cartabia. Questa norma era l’unica che permetteva esplicitamente la spedizione degli atti di impugnazione a mezzo posta. Venuta meno questa disposizione, l’unica modalità di deposito valida è quella prevista dall’art. 582 c.p.p.: la presentazione diretta presso la cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento. L’atto può essere depositato personalmente dalla parte, dal suo difensore o, appunto, da un incaricato.

La Figura dell'”Incaricato” non si Estende al Postino

La Corte ha smontato la tesi difensiva secondo cui il dipendente di Poste Italiane potesse agire come “incaricato” del difensore. Gli Ermellini hanno qualificato questa interpretazione come “elusiva” delle norme. La qualità di incaricato, infatti, deve risultare in modo inequivocabile:
* Da una delega esplicita rilasciata dal titolare del diritto di impugnazione.
* Da un’attestazione del pubblico ufficiale che riceve l’atto, il quale dà atto della dichiarazione del presentatore di agire per delega.

Il postino, invece, svolge una mera funzione di recapito e non possiede alcuna delega formale per compiere un atto processuale così rilevante come il deposito di un’impugnazione. Confondere le due figure significherebbe aggirare la volontà del legislatore.

L’assorbimento della Questione di Costituzionalità

Infine, la Corte ha ritenuto la questione di costituzionalità “assorbita”. Questo termine tecnico significa che, essendo il provvedimento del GIP pienamente legittimo dal punto di vista processuale, diventa irrilevante affrontare il dubbio di costituzionalità, che non avrebbe comunque potuto cambiare l’esito del giudizio sull’ammissibilità dell’opposizione.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce con forza che, dopo la Riforma Cartabia, le impugnazioni penali, inclusa l’opposizione a decreto penale, non possono più essere spedite per posta. Il deposito deve avvenire esclusivamente presso la cancelleria del giudice competente. Questa pronuncia serve da monito per tutti gli operatori del diritto: le nuove regole procedurali devono essere seguite con la massima attenzione, poiché interpretazioni fantasiose o il ricorso a prassi consolidate ma ormai superate possono comportare conseguenze fatali, come la declaratoria di inammissibilità dell’atto.

È ancora possibile presentare un’opposizione a decreto penale tramite lettera raccomandata?
No, a seguito dell’abrogazione dell’art. 583 cod.proc.pen. da parte della Riforma Cartabia, questa modalità non è più consentita. L’atto deve essere depositato fisicamente presso la cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento.

Un postino può essere considerato un “incaricato” per il deposito di un atto di impugnazione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la figura dell’incaricato richiede una delega esplicita o un’attestazione del pubblico ufficiale che riceve l’atto. Il personale di Poste Italiane, svolgendo una mera funzione di recapito, non rientra in questa categoria.

Perché la Corte non ha esaminato la questione di costituzionalità sollevata dai difensori?
La Corte ha ritenuto la questione “assorbita”, ovvero irrilevante per la decisione del caso, poiché il provvedimento del GIP che dichiarava l’inammissibilità dell’opposizione era stato giudicato pienamente legittimo sulla base delle norme processuali vigenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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