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Opposizione decreto penale: mandato specifico non serve

Un’opposizione a un decreto penale di condanna era stata dichiarata inammissibile perché il difensore non era munito di un mandato specifico posteriore all’emissione del decreto, come richiesto dalle nuove norme per le impugnazioni. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che i rigidi requisiti della Riforma Cartabia sul mandato ad impugnare non si applicano alla specifica procedura di opposizione decreto penale. La Corte ha basato la sua decisione sia sulle norme transitorie che ritardavano l’entrata in vigore della riforma, sia sulle differenze sostanziali tra un’opposizione, che mira ad instaurare il contraddittorio, e un’impugnazione in senso stretto.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Opposizione Decreto Penale: la Cassazione esclude l’obbligo del mandato specifico

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale in materia di opposizione decreto penale, stabilendo che le nuove e più stringenti regole sul mandato specifico al difensore, introdotte dalla Riforma Cartabia per le impugnazioni, non si applicano a questo particolare istituto. Questa decisione rafforza le garanzie difensive e delinea con precisione i confini applicativi delle nuove norme procedurali.

I Fatti del Caso

Il Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Reggio Emilia aveva dichiarato inammissibile un’opposizione avverso un decreto penale di condanna. La motivazione si basava sulla constatazione che l’atto era stato proposto da un difensore non munito di un mandato specifico, conferitogli dall’imputato dopo l’emissione del decreto stesso. Il GIP riteneva che la Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022), attraverso il rinvio operato dal nuovo art. 461 cod. proc. pen. all’art. 582 cod. proc. pen., avesse implicitamente esteso anche all’opposizione i requisiti di forma previsti per le impugnazioni in generale dall’art. 581, commi 1-ter e 1-quater, cod. proc. pen.

I motivi del ricorso e la questione sull’opposizione decreto penale

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, articolando tre motivi principali:
1. Violazione delle norme transitorie: Il GIP non avrebbe considerato che le nuove disposizioni sul deposito telematico e le relative formalità, richiamate dalla riforma, non erano ancora pienamente operative al momento della presentazione dell’opposizione (1 marzo 2023), come previsto dall’art. 87, comma 4, del d.lgs. 150/2022.
2. Errata equiparazione al procedimento in assenza: La difesa ha sostenuto l’inapplicabilità dei requisiti dell’art. 581 cod. proc. pen., pensati per l’imputato processato “in assenza”, una condizione che presuppone la scelta consapevole di non partecipare al processo. Nel procedimento per decreto, invece, l’imputato viene a conoscenza dell’accusa solo con la notifica del provvedimento di condanna.
3. Specificità del mandato conferito: In subordine, si evidenziava che il mandato era comunque stato conferito il 16 febbraio 2023, successivamente sia all’emissione (14 aprile 2022) che alla notifica (13 febbraio 2023) del decreto, rendendolo di fatto specifico per l’atto di opposizione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato nei primi due motivi e assorbendo il terzo. La Suprema Corte ha smontato la tesi del GIP con una duplice e chiara argomentazione.

Inapplicabilità Ratione Temporis della Riforma

In primo luogo, i Giudici di legittimità hanno dato ragione alla difesa sul punto delle norme transitorie. Al momento del deposito dell’opposizione, la disciplina pregressa dell’art. 461 cod. proc. pen. era ancora in vigore. Il decreto ministeriale che ha reso obbligatorio il deposito telematico per atti specifici, tra cui quelli relativi alla fase delle indagini preliminari, è stato emanato solo il 29 dicembre 2023, con decorrenza dal 14 gennaio 2024. Di conseguenza, le nuove formalità non erano ancora applicabili.

Differenza Sostanziale tra Opposizione e Impugnazione

Il cuore della sentenza risiede però nella seconda argomentazione. La Cassazione ha affermato con forza il principio secondo cui le disposizioni dell’art. 581, commi 1-ter e 1-quater, cod. proc. pen. non sono estensibili all’opposizione decreto penale. Le ragioni sono di natura sia letterale che sistematica:
* Interpretazione letterale: La nuova formulazione dell’art. 461 cod. proc. pen. richiama solo l’art. 582 (modalità di presentazione), ma non l’art. 581 (forma dell’impugnazione).
* Distinzione con il processo in assenza: Il requisito del mandato specifico è legato alla garanzia di notifica del decreto di citazione a giudizio per l’imputato assente. Tale logica non si adatta al procedimento per decreto, dove non c’è una fase dibattimentale a cui l’imputato ha scelto di non partecipare; anzi, l’opposizione serve proprio a instaurarla.
Principio del favor oppositionis*: La giurisprudenza ha sempre interpretato le norme in modo da favorire l’esercizio del diritto di opposizione, non per limitarlo. Estendere un requisito formale così stringente andrebbe contro questo principio consolidato.
Natura dell’atto: L’opposizione non è un mezzo di impugnazione in senso tecnico. Non ha effetto devolutivo, ma mira a revocare il decreto e ad attivare la fase del contraddittorio, che era stata del tutto omessa. Inoltre, nel giudizio di opposizione non vige il divieto di reformatio in peius*, a differenza dell’appello.

Le Conclusioni: Principio di Diritto e Implicazioni Pratiche

La Corte di Cassazione ha quindi annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata e ha disposto la trasmissione degli atti al Tribunale di Reggio Emilia per la valutazione nel merito dell’opposizione. Il principio di diritto ribadito è chiaro: le disposizioni dell’art. 581, commi 1-ter e 1-quater, cod. proc. pen., non sono applicabili all’opposizione a decreto penale di condanna. Questa sentenza rappresenta un importante baluardo a tutela del diritto di difesa, impedendo che un’interpretazione eccessivamente formalistica delle nuove norme procedurali possa precludere all’imputato l’accesso al giudizio e al pieno contraddittorio.

Le nuove regole della Riforma Cartabia sul mandato specifico per impugnare si applicano anche all’opposizione a decreto penale?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che i requisiti formali previsti dall’art. 581, commi 1-ter e 1-quater, cod. proc. pen. non sono applicabili all’opposizione a decreto penale di condanna.

Perché l’opposizione a decreto penale è considerata diversa da un’impugnazione tradizionale come l’appello?
L’opposizione si differenzia perché non contesta il merito di una decisione presa in contraddittorio, ma mira a instaurare per la prima volta un contraddittorio che nel procedimento per decreto è assente. Inoltre, non ha effetto devolutivo e non è soggetta al divieto di peggioramento della pena per l’imputato (divieto di reformatio in peius).

Qual è il criterio che guida l’applicazione delle norme generali sulle impugnazioni all’opposizione?
La giurisprudenza ha chiarito che l’integrazione della disciplina speciale dell’opposizione con quella generale delle impugnazioni è consentita solo se favorisce l’esercizio del diritto di difesa e l’accesso al giudizio (principio del favor oppositionis), e non quando introduce ostacoli o limitazioni formali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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