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Opposizione decreto espulsione: i termini per i motivi

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un cittadino straniero, chiarendo che nell’opposizione decreto espulsione i motivi devono essere presentati contestualmente alla dichiarazione di impugnazione o comunque entro lo stesso termine perentorio, senza possibilità di un deposito successivo basato sulla data dell’udienza.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Opposizione Decreto Espulsione: la Cassazione sui Termini per i Motivi

L’opposizione decreto espulsione è uno strumento cruciale per la tutela dei diritti del cittadino straniero. Tuttavia, le sue regole procedurali sono rigide e la loro violazione può portare a conseguenze gravi, come l’inammissibilità del ricorso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale riguardo ai termini per la presentazione dei motivi a sostegno dell’impugnazione, offrendo chiarimenti importanti per operatori del diritto e cittadini.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dall’opposizione presentata da un cittadino straniero avverso un decreto di espulsione, emesso come misura alternativa alla detenzione dal Tribunale di Busto Arsizio. Il Tribunale di sorveglianza di Milano, investito della questione, dichiarava l’inammissibilità dell’opposizione per un vizio fondamentale: la mancanza dei motivi. In sostanza, l’atto di opposizione non specificava le ragioni per cui il provvedimento di espulsione era ritenuto ingiusto o illegittimo.

L’interessato proponeva quindi ricorso per Cassazione, lamentando la violazione dell’art. 666, comma 3, del codice di procedura penale. A suo dire, il giudice avrebbe dovuto fissare un’udienza e concedergli un termine di cinque giorni prima della stessa per depositare i motivi a sostegno delle sue ragioni, cosa che non era avvenuta.

La Disciplina dell’Opposizione Decreto Espulsione

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, definendo la tesi del ricorrente come manifestamente infondata. Gli Ermellini hanno chiarito che la procedura per l’opposizione decreto espulsione non segue le regole particolari invocate dal ricorrente, ma è soggetta alle regole generali previste in materia di impugnazioni.

Il riferimento normativo chiave è l’art. 16, comma 5, del D.Lgs. 286/1998 (Testo Unico sull’Immigrazione). Questa norma stabilisce che l’opposizione contro il decreto di espulsione del magistrato di sorveglianza deve seguire le forme e i termini delle impugnazioni penali.

Le Regole Generali per l’Impugnazione

Secondo le regole generali, i motivi a sostegno di un’impugnazione sono un elemento essenziale dell’atto stesso. Essi possono essere presentati:
1. Contestualmente alla dichiarazione di impugnazione.
2. Con un atto separato, ma sempre entro il termine stabilito dalla legge per presentare l’impugnazione.

Non è previsto un ulteriore termine, slegato da quello per l’impugnazione, per il deposito dei motivi. La pretesa del ricorrente di avere a disposizione cinque giorni prima dell’udienza per formulare le proprie censure è, quindi, priva di fondamento giuridico.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha basato la sua decisione su un principio consolidato, richiamando una propria precedente pronuncia (Sez. 1, n. 15115 del 26/02/2021). Il punto centrale è che l’opposizione al decreto di espulsione è a tutti gli effetti un’impugnazione. Come tale, deve contenere, fin dall’origine o comunque entro il termine perentorio per la sua presentazione, l’indicazione specifica dei motivi per cui si contesta il provvedimento. Consentire un deposito tardivo dei motivi, basato sulla data di un’udienza non ancora fissata al momento della presentazione del ricorso, creerebbe un’incertezza procedurale e violerebbe i principi di tassatività dei mezzi di impugnazione e di celerità del procedimento. La mancanza dei motivi rende l’atto di opposizione nullo e, di conseguenza, inammissibile, senza che il giudice possa sanare tale vizio concedendo un nuovo termine.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione ribadisce un principio di rigore formale di estrema importanza pratica: chi intende presentare un’opposizione decreto espulsione deve assicurarsi di formulare e depositare i motivi a sostegno delle proprie ragioni entro i termini di legge per l’impugnazione. Non è possibile presentare un’opposizione ‘in bianco’ per poi integrarla in un secondo momento. La sanzione per tale mancanza è l’inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di una preparazione attenta e tempestiva degli atti di impugnazione in una materia così delicata.

Entro quando vanno presentati i motivi nell’opposizione al decreto di espulsione?
I motivi devono essere presentati entro il termine previsto dalla legge per la presentazione dell’impugnazione stessa. Possono essere inclusi nella dichiarazione di opposizione o depositati con un atto separato, purché ciò avvenga entro lo stesso termine perentorio.

È possibile presentare i motivi dell’opposizione in un momento successivo alla dichiarazione di impugnazione?
Sì, ma solo se il deposito avviene entro il termine finale stabilito per la presentazione dell’impugnazione. Non è concesso un termine autonomo e successivo, come ad esempio i cinque giorni prima dell’udienza.

Cosa succede se l’opposizione al decreto di espulsione viene presentata senza i motivi nei termini di legge?
L’opposizione viene dichiarata inammissibile. Ciò significa che il giudice non esaminerà il merito della questione e il provvedimento di espulsione diventerà definitivo. Il ricorrente sarà inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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