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Opposizione archiviazione: termine non perentorio

La Corte di Cassazione chiarisce la natura del termine per l’opposizione alla richiesta di archiviazione. Una persona offesa, a causa di un errore nell’indicazione del numero di fascicolo, aveva agito dopo l’emissione del decreto di archiviazione, vedendosi respingere il reclamo. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il termine di venti giorni per l’opposizione archiviazione è ordinatorio e non perentorio. Di conseguenza, non è applicabile l’istituto della restituzione nel termine. L’opposizione tardiva è ammissibile solo se presentata prima che il giudice emetta il provvedimento di archiviazione.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Opposizione all’Archiviazione: Quando il Termine Scaduto Non è un Ostacolo

Nel complesso scenario della procedura penale, i diritti della persona offesa rivestono un ruolo cruciale. Uno degli strumenti più importanti a sua disposizione è la facoltà di presentare opposizione archiviazione quando il Pubblico Ministero ritiene di non dover esercitare l’azione penale. Ma cosa succede se si supera il termine previsto dalla legge per presentare tale opposizione? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sulla natura di questa scadenza, offrendo chiarimenti fondamentali per le vittime di reato e i loro difensori.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla richiesta di una persona offesa di essere rimessa nei termini per opporsi a un decreto di archiviazione. La difesa sosteneva di non aver potuto esercitare tempestivamente il proprio diritto a causa di un’errata informazione sul numero di procedimento pendente. In sostanza, mentre un primo fascicolo risultava ancora aperto, un secondo, derivato dal primo, era stato rapidamente definito con richiesta di archiviazione, accolta dal Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.). La nomina del difensore e la richiesta di essere avvisati in caso di archiviazione erano state depositate solo dopo l’emissione del decreto definitivo. Il Tribunale, decidendo sul reclamo, aveva confermato il provvedimento, ritenendo che la natura non perentoria del termine per l’opposizione precludesse l’accesso all’istituto della restituzione nel termine.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno confermato che l’ordinanza con cui il Tribunale decide sul reclamo avverso un decreto di archiviazione non è impugnabile, salvo casi di “abnormità” del provvedimento, non riscontrati nella vicenda in esame. Il punto centrale della decisione, tuttavia, risiede nell’analisi della natura del termine per l’opposizione.

Le Motivazioni: la Differenza tra Termine Ordinatorio e Perentorio

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il termine di venti giorni previsto dall’art. 408, comma 3, del codice di procedura penale per presentare opposizione archiviazione ha natura meramente ordinatoria e non perentoria.

Questa distinzione è fondamentale:
* Termine Perentorio: La sua scadenza provoca la decadenza, ovvero la perdita insanabile del diritto di compiere un’attività processuale. Solo per questi termini è previsto l’istituto della “restituzione nel termine” (art. 173 c.p.p.), qualora il mancato rispetto sia dovuto a caso fortuito o forza maggiore.
* Termine Ordinatorio: Funge da indicazione per regolare i tempi del procedimento, ma la sua violazione non comporta la decadenza automatica. L’atto può essere compiuto anche tardivamente.

Proprio perché il termine per l’opposizione è ordinatorio, la persona offesa non può chiedere la restituzione nel termine. Tuttavia, ciò non significa che sia priva di tutele. La giurisprudenza ha chiarito che l’opposizione può essere presentata anche dopo la scadenza dei venti giorni, con un unico, invalicabile limite: che il G.I.P. non abbia già emesso il decreto di archiviazione. Nel momento in cui il giudice decide, il potere della persona offesa di interloquire viene meno. Nel caso di specie, la richiesta della difesa è stata depositata quando il provvedimento di archiviazione era già stato emesso, rendendo ogni successiva iniziativa tardiva e inefficace.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma che la persona offesa deve agire con la massima diligenza. Sebbene il termine per l’opposizione non sia perentorio, l’inerzia può essere fatale: il diritto di opporsi si estingue nel momento esatto in cui il giudice emette il decreto. Pertanto, è essenziale presentare la richiesta di essere avvisati in caso di archiviazione il prima possibile. In secondo luogo, un errore amministrativo, come la comunicazione di un numero di fascicolo errato, non giustifica di per sé una lesione del diritto di difesa se la parte processuale agisce quando il procedimento è già stato definito. Infine, la decisione ribadisce la quasi totale inoppugnabilità dei provvedimenti emessi in sede di reclamo avverso l’archiviazione, limitando drasticamente le possibilità di ricorso in Cassazione.

Il termine di 20 giorni per presentare opposizione alla richiesta di archiviazione è perentorio?
No, la Corte di Cassazione ha confermato che il termine previsto dall’art. 408, comma 3, c.p.p. ha natura meramente ordinatoria. Ciò significa che il suo mancato rispetto non causa l’immediata decadenza dal diritto di opporsi.

È possibile chiedere la restituzione nel termine se si è fatta scadere la scadenza per l’opposizione all’archiviazione?
No. L’istituto della restituzione nel termine è applicabile solo in caso di violazione di un termine perentorio. Poiché il termine per l’opposizione all’archiviazione è ordinatorio, questo rimedio non è concesso.

Fino a quando la persona offesa può presentare un’opposizione tardiva alla richiesta di archiviazione?
La persona offesa può presentare opposizione, anche se tardiva rispetto ai 20 giorni, fino al momento in cui il Giudice per le Indagini Preliminari non abbia emesso il decreto di archiviazione. Una volta che il provvedimento è stato depositato, ogni opposizione successiva è inefficace.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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