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Omissione Reddito di Cittadinanza: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per un individuo che non ha comunicato il proprio stato di detenzione mentre percepiva il reddito di cittadinanza. La sentenza chiarisce che l’omissione reddito di cittadinanza integra un reato specifico, e l’ignoranza della norma non è una scusante valida. La Corte ha ritenuto penalmente rilevante la mancata comunicazione di variazioni personali che incidono sul diritto al beneficio.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Omissione Reddito di Cittadinanza: La Cassazione Conferma la Responsabilità Penale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9926/2025, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande attualità: la responsabilità penale derivante dalla mancata comunicazione di informazioni rilevanti ai fini della percezione del Reddito di Cittadinanza. Il caso in esame riguarda un beneficiario condannato per l’omissione reddito di cittadinanza, in particolare per non aver dichiarato il suo stato di detenzione. La decisione ribadisce principi fondamentali sull’obbligo di comunicazione e sull’irrilevanza dell’errore sulla legge penale.

I Fatti del Caso

Un uomo, beneficiario del reddito di cittadinanza, veniva condannato sia in primo grado dal Tribunale di Marsala sia in secondo grado dalla Corte d’Appello di Palermo. L’accusa era quella di aver violato l’art. 7 del d.l. n. 4/2019 per non aver comunicato all’ente erogatore la sopravvenuta applicazione di una misura cautelare detentiva a suo carico. Tale circostanza, infatti, è una delle cause ostative al mantenimento del beneficio.

L’imputato ha proposto ricorso per cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali:
1. La presunta assenza di un obbligo specifico di comunicare lo stato detentivo e la difficoltà di comprensione della modulistica.
2. Un vizio di motivazione della sentenza d’appello riguardo alla mancata sostituzione della pena detentiva con una pena pecuniaria o altre sanzioni alternative.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Omissione Reddito di Cittadinanza

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo integralmente e confermando la condanna. Le argomentazioni dei giudici chiariscono in modo netto la portata degli obblighi che gravano sui percettori del sussidio.

L’Obbligo di Comunicazione è Penale

La Cassazione ha ribadito un orientamento già consolidato: l’omessa comunicazione di informazioni dovute e rilevanti per la revoca o la riduzione del beneficio integra il reato previsto dalla legge. Questo vale anche per i requisiti introdotti in sede di conversione del decreto-legge, qualora la condotta omissiva si protragga nel tempo. La sottoposizione a una misura cautelare è una di quelle condizioni che devono essere immediatamente comunicate, poiché incide direttamente sul diritto a percepire il sussidio. Pertanto, l’omissione non è una semplice irregolarità amministrativa, ma un illecito penale.

L’Elemento Soggettivo: L’Ignoranza della Legge non Scusa

Un punto cruciale della difesa verteva sull’elemento soggettivo del reato. L’imputato sosteneva, implicitamente, di non essere consapevole dell’obbligo. La Corte, richiamando un suo precedente specifico, ha chiarito che l’ignoranza o l’errore sulla sussistenza dei requisiti per ottenere il reddito di cittadinanza si risolve in un errore sulla legge penale. Ai sensi dell’art. 5 del codice penale, tale errore non esclude la responsabilità, a meno che non sia inevitabile. Nel caso di specie, i giudici hanno escluso che la normativa sul reddito di cittadinanza fosse così oscura o criptica da rendere scusabile l’ignoranza del precetto.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto la censura relativa alla mancata sostituzione della pena detentiva del tutto generica e manifestamente infondata. L’appellante non si era confrontato con il nucleo della motivazione della Corte d’Appello, la quale aveva basato la sua decisione su una prognosi sfavorevole sulla futura condotta del reo, ai sensi dell’art. 133 del codice penale. Questo giudizio negativo ha precluso l’accesso a sanzioni sostitutive, e la difesa non ha offerto argomenti validi per contestare tale valutazione.

Le Conclusioni

La sentenza in esame consolida un principio di rigore e responsabilità per i percettori di sussidi statali. Chi beneficia del reddito di cittadinanza ha un dovere di trasparenza e corretta informazione verso lo Stato. L’omissione reddito di cittadinanza non è una leggerezza, ma un reato che può portare a una condanna penale. La decisione sottolinea inoltre che la complessità della burocrazia non può essere utilizzata come scudo per eludere obblighi di legge chiari, la cui violazione comporta precise conseguenze penali. I cittadini sono tenuti a un dovere di diligenza nell’informarsi sulle condizioni che regolano l’erogazione dei benefici pubblici.

È reato non comunicare una variazione personale rilevante, come lo stato di detenzione, se si percepisce il reddito di cittadinanza?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’omessa comunicazione di informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o riduzione del beneficio, come la sottoposizione a una misura cautelare, integra il delitto previsto dall’art. 7 del d.l. n. 4 del 2019.

L’ignoranza della legge o la presunta difficoltà di comprensione dei moduli possono giustificare l’omessa comunicazione?
No. Secondo la sentenza, l’errore o l’ignoranza circa i requisiti necessari per percepire il beneficio si configura come un errore sulla legge penale che, ai sensi dell’art. 5 c.p., non esclude la responsabilità penale, in quanto la normativa non è stata ritenuta così complessa da rendere l’ignoranza inevitabile.

Perché la Corte ha rifiutato di sostituire la pena detentiva con una sanzione alternativa?
La Corte ha ritenuto che il motivo di ricorso fosse generico e non contestasse adeguatamente la motivazione della corte d’appello. Quest’ultima aveva negato la sostituzione della pena sulla base di una prognosi sfavorevole sulla futura condotta del condannato, come previsto dall’art. 133 del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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