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Omicidio stradale: quando scatta l’aggravante velocità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7410/2024, ha chiarito un punto cruciale sull’aggravante della velocità nel reato di omicidio stradale. La Corte ha stabilito che, per l’applicazione dell’aggravante prevista dall’art. 589-bis, comma 5, n. 1 c.p., i requisiti della velocità pari o superiore al doppio di quella consentita e, comunque, non inferiore a 70 km/h devono essere presenti entrambi (cumulativi) e non alternativi. Nel caso di specie, un conducente che viaggiava a 77 km/h in un centro urbano con limite a 50 km/h non è stato ritenuto colpevole dell’aggravante, poiché la sua velocità, pur superando i 70 km/h, non era il doppio di quella permessa. La sentenza è stata annullata con rinvio per una nuova valutazione della pena.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Omicidio Stradale: La Cassazione e l’Aggravante della Velocità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un’interpretazione fondamentale per il reato di omicidio stradale, specificando le condizioni necessarie per l’applicazione di una delle più severe circostanze aggravanti: l’eccesso di velocità in un centro urbano. La pronuncia chiarisce che non basta superare i 70 km/h, ma è necessario che la velocità sia anche il doppio di quella consentita. Vediamo nel dettaglio i fatti e le motivazioni della Corte.

Il Caso in Esame

Un automobilista veniva condannato in primo e secondo grado per omicidio stradale aggravato. La Corte d’Appello aveva confermato la sua responsabilità per aver causato un incidente mortale mentre guidava in un centro abitato a una velocità di 77 km/h, in una strada con un limite di 50 km/h.

I giudici di merito avevano applicato la circostanza aggravante prevista dall’articolo 589-bis, quinto comma, numero 1, del codice penale. Questa norma inasprisce la pena per il conducente che, “procedendo in un centro urbano ad una velocità pari o superiore al doppio di quella consentita e comunque non inferiore a 70 km/h”, cagiona per colpa la morte di una persona. Secondo le corti di primo e secondo grado, il superamento della soglia dei 70 km/h era di per sé sufficiente a far scattare l’aggravante, interpretando i due requisiti di velocità come alternativi.

L’interpretazione della Cassazione sull’omicidio stradale aggravato

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo un’errata interpretazione della norma. Secondo il ricorrente, i due presupposti – velocità doppia del consentito e velocità non inferiore a 70 km/h – dovevano essere entrambi presenti perché l’aggravante potesse essere applicata.

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa tesi. I giudici hanno stabilito che l’interpretazione letterale della norma non lascia spazio a dubbi. L’uso della congiunzione “e” e del termine “comunque” indica chiaramente che i due elementi sono cumulativi e non alternativi.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha spiegato che il termine “comunque”, in questo contesto, non agisce come una “clausola di apertura” (che renderebbe i requisiti alternativi), ma come una “clausola di chiusura”. In altre parole, aggiunge una condizione ulteriore e limitativa alla prima. Per integrare l’aggravante, la velocità deve essere:
1. Pari o superiore al doppio di quella consentita;
2. E, in ogni caso, non inferiore a 70 km/h.

Questo significa che se il limite di velocità è 30 km/h, guidare a 65 km/h (più del doppio) non fa scattare l’aggravante, perché non si raggiungono i 70 km/h. Allo stesso modo, nel caso di specie, guidare a 77 km/h con un limite di 50 km/h, pur superando la soglia dei 70 km/h, non integra l’aggravante perché la velocità non è pari o superiore al doppio del limite (che sarebbe stato di 100 km/h).

Questa interpretazione, sottolinea la Corte, è in linea con il principio di offensività. L’inasprimento della pena si giustifica solo di fronte a una condotta di particolare gravità, che il legislatore ha identificato nella contemporanea presenza di entrambi i parametri di velocità, indice di un’eccezionale pericolosità della guida.

Le conclusioni e le conseguenze pratiche

In conclusione, la Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata, escludendo la sussistenza della circostanza aggravante. La questione è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova determinazione della pena, che dovrà essere ricalcolata sulla base di una minore gravità del fatto.

Inoltre, la Corte ha assorbito il motivo relativo alla sanzione amministrativa accessoria, specificando che anche la decisione sulla revoca o sospensione della patente dovrà essere rivalutata. La Corte d’Appello dovrà motivare puntualmente la scelta della sanzione più afflittiva (la revoca) basandosi sui criteri specifici del Codice della Strada, come la gravità della violazione e il pericolo causato, e non più su un automatismo legato a un’aggravante ora esclusa.

Per l’aggravante di velocità nell’omicidio stradale in centro urbano, basta superare i 70 km/h?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha stabilito che la velocità deve essere contemporaneamente pari o superiore al doppio di quella consentita e comunque non inferiore a 70 km/h. I due requisiti sono cumulativi.

Cosa significa che i requisiti di velocità sono ‘cumulativi’ e non ‘alternativi’?
Significa che per applicare l’aggravante devono essere soddisfatte entrambe le condizioni previste dalla legge. Non basta che se ne verifichi solo una. Ad esempio, con un limite di 50 km/h, è necessario guidare ad almeno 100 km/h per integrare l’aggravante, perché solo in quel caso la velocità è sia superiore a 70 km/h sia il doppio del limite.

Quali sono le conseguenze dell’esclusione di questa circostanza aggravante?
L’esclusione dell’aggravante comporta una rideterminazione della pena in senso più favorevole all’imputato. Inoltre, obbliga il giudice a rivalutare le sanzioni amministrative accessorie, come la revoca della patente, e a riesaminare la richiesta di benefici come la sospensione condizionale della pena, poiché il fatto viene considerato meno grave.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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