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Omesso versamento ritenute: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ex amministratore condannato per omesso versamento ritenute. La Corte ha stabilito che l’obbligo di pagare a seguito della diffida per beneficiare della non punibilità spetta a chi ha commesso il reato, anche se non ricopre più la carica. L’ex amministratore può pagare come terzo per estinguere il debito della società e beneficiare personalmente della causa di non punibilità.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Omesso Versamento Ritenute: Chi Paga se l’Amministratore Cambia?

L’omesso versamento ritenute previdenziali è un tema delicato che pone questioni di responsabilità personale per gli amministratori di società. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 9198/2024) ha fatto chiarezza su un punto cruciale: cosa succede se l’amministratore che ha commesso il reato cessa la propria carica prima che l’INPS invii la richiesta di pagamento? La risposta della Suprema Corte è netta e ribadisce la natura personale della responsabilità.

I Fatti del Caso

Un ex legale rappresentante di una società veniva condannato per l’omesso versamento delle ritenute previdenziali e assistenziali relative a due mensilità dell’anno 2015. L’imputato proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo un punto specifico: al momento della notifica della diffida ad adempiere da parte dell’INPS, che concede tre mesi per saldare il debito e beneficiare di una causa di non punibilità, egli non era più l’amministratore della società. A suo dire, questa circostanza gli avrebbe reso impossibile sanare la situazione, non potendo più disporre delle finanze aziendali e non essendo tenuto a utilizzare il proprio patrimonio personale.

Responsabilità Penale per l’Omesso Versamento Ritenute

La questione giuridica verte sulla titolarità dell’obbligo di pagamento ai fini della causa di non punibilità. L’imputato sosteneva che, non essendo più in carica, l’obbligo di pagamento dovesse ricadere sul nuovo amministratore o sulla società stessa. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha respinto categoricamente questa tesi, dichiarando il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza e consolidando un principio giurisprudenziale di grande importanza pratica.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha chiarito diversi aspetti fondamentali del reato di omesso versamento ritenute:

1. Natura del Reato: Si tratta di un illecito omissivo istantaneo. Il reato si consuma nel momento esatto in cui scade il termine per versare le ritenute operate sulle retribuzioni dei dipendenti. Tutto ciò che accade dopo, inclusa la notifica della diffida, non incide sul perfezionamento del reato, ma solo sulla possibilità di escluderne la punibilità.

2. Carattere Personale della Causa di Non Punibilità: La possibilità di estinguere il reato pagando entro tre mesi dalla diffida è una causa di esclusione della punibilità di natura strettamente personale. Ciò significa che è destinata a beneficio esclusivo di colui che ha commesso materialmente il fatto, ovvero chi era legale rappresentante al momento della scadenza del termine di pagamento.

3. Irrilevanza della Cessazione dalla Carica: La Corte ha ribadito che la perdita successiva della carica di amministratore è irrilevante. L’obbligo di adempiere alla diffida per evitare la condanna penale rimane in capo a chi era obbligato al versamento originario. La responsabilità penale è personale e segue la persona fisica che ha commesso l’illecito, non la carica che ricopriva.

4. La Soluzione del Pagamento del Terzo: La Cassazione ha smontato anche l’argomento dell’impossibilità di pagare. L’ex amministratore, pur non potendo più attingere ai fondi sociali, ha la facoltà di adempiere all’obbligazione in nome e per conto della società, secondo lo schema del ‘pagamento del terzo’ previsto dall’articolo 1180 del codice civile. In questo modo, può personalmente beneficiare della causa di non punibilità, rivalendosi successivamente sulla società.

Le Conclusioni

La sentenza in esame consolida un principio fondamentale: la responsabilità per l’omesso versamento ritenute è personale e non si trasferisce con la carica. L’amministratore che ha omesso i versamenti rimane l’unico soggetto che può e deve attivarsi per sanare la posizione e beneficiare della non punibilità, anche se nel frattempo ha lasciato l’azienda. Questa decisione sottolinea l’importanza per gli amministratori di garantire sempre la corretta gestione dei contributi previdenziali, poiché le conseguenze di un’omissione possono seguirli anche dopo la fine del loro mandato.

Chi è tenuto a pagare la somma richiesta dalla diffida INPS per l’omesso versamento di ritenute se l’amministratore ha cessato la sua carica?
È tenuto al pagamento colui che era amministratore al momento della commissione del reato, cioè alla scadenza del termine per il versamento dei contributi. La responsabilità è personale e non viene meno con la cessazione dalla carica.

Il reato di omesso versamento di ritenute si perfeziona con la notifica della diffida da parte dell’INPS?
No, il reato è un illecito omissivo istantaneo e si consuma nel momento esatto in cui scade il termine previsto dalla legge per il versamento delle ritenute. La diffida è un atto successivo che offre all’autore del reato la possibilità di evitare la condanna pagando il dovuto.

Un ex amministratore può pagare i contributi per conto della società per evitare la propria condanna penale?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che l’ex amministratore può pagare il debito contributivo della società, agendo come ‘terzo’ secondo l’art. 1180 del codice civile. Questo gli consente di beneficiare personalmente della causa di non punibilità legata al pagamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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